La Neve sporca di Sangue

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  1. Jotaro Jaku
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    L'anziana signora e la capra sfortunata



    Quando dal tempio, Sanjuro vide uscire Keiji, lo sciamano si stava dirigendo verso il ninja per abbracciarlo, ma questi lo evitò dirigendosi verso la piccola imbarcazione che li avrebbe accompagnati; il Kenkichi era davvero di cattivo umore, come Sanjuro non lo aveva mai visto. Questi pensieri però se ne andarono in fretta dalla mente dello sciamano, poichè una terribile tragedia si era abbattuta sul mondo pochi istanti prima. L'altro sciamano, sparendo, si era portato dietro una delle ciabatte di Sanjuro. Non solo questo aveva causato la non realizzazione di un altro rituale sciamanico di saluto, ma oltretutto quella era l'unica ciabatta destra di Sanjuro, che ora sarebbe stato obbligato a camminare con un piede scalzo; lui adorava quelle ciabatte, regalategli da Itai quando era tornato a Kiri, ormai mesi prima. Sanjuro non disse nulla, si limitò a seguire il suo compagno ninja; dopotutto era lui il capo da quelle parti, Sanjuro lo stava solo accompagnando per assicurarsi che i disegni mistici restassero tutti d'un pezzo, mentre Keiji faceva quello che doveva fare.
    Ovviamente prima di andarsene, Sanjuro chiuse la porta, come gli aveva chiesto l'altro strano sciamano ladro di ciabatte.
    La traversata sulla barcaccia fu molto rilassante, non tanto perchè Keiji non disse una parola, e nemmeno perchè il barcaiolo parlò ancora meno dello spadaccino, rispondendo con un muggito appena accennato ad ogni affermazione dello sciamano, ma perchè quest'ultimo passò tutto il tempo, dall'inizio alla fine, a contarsi le dita delle mani e quelle dei piedi, ripartendo da campo qualora avesse terminato il conto.
    Se poi, per caso, qualcuno gli avesse chiesto il perchè delle sue azioni, Sanjuro avrebbe risposto, senza però fermarsi dal conteggio:

    - Devo capire perchè me ne servono così tante. -

    La traversata sarebbe durata diverse ore, tre, quattro, o cinque; Sanjuro non ne aveva la minima idea; quello che però sapeva, era che mangiare del pesce crudo sotto sale con delle alghe, senza aggiungere qualche pezzo di corteccia marcia di ramoscello, quindi allungò il braccio verso l'acqua svariate volte, per afferrare un piccolo pezzo di legno galleggiante e poterlo sbriciolare nella piccola ciotola fornita dal barcaiolo, che li stava accompagnando a Oburu. Quando furono al porto, Sanjuro scese dalla barca, reggendosi ovviamente su Gassan, e aspettò. Che fosse per attendere la sistemazione della barca da parte del barcaiolo, o che sapesse dell'arrivo di un'anziana signora, non ci è dato saperlo, ma quando lei fu davanti ai presenti, Sanjuro saltò su entrambi i piedi, prima su uno e poi sull'altro, alcune volte, per poi fermarsi a baricentro abbassato, tipo rospo, e battere le mani assieme. Una specie di saluto mistico per aver riconosciuto una persona dalla grande energia, o roba simile.
    Dal discorso della donna, complice la voce molto bassa, e il fatto che Sanjuro era in debito di qualche venerdì, lo sciamano comprese tre cose: la prima, che il ladro della sua ciabatta si chiamava Munkeke, e discendeva da una famiglia di sciamani. La seconda, che avrebbe dovuto recarsi a nord-est per recuperarla, e la terza, che l'anziana signora non li avrebbe potuti accompagnare, se non sul dorso di una capra dal manto totalmente nero. Quindi lo sciamano della palude le rispose.

    - Non si preoccupi, come fosse la mia stessa gonnella. - Riferito a quello a cui si riferiva la donna, che Sanjuro ignorava, ma era comunque una persona gentile.

    Quando la donna si fosse dileguata, Keiji avrebbe rivolto domande allo sciamano, ottenendo rapide risposte. - Non ne ho idea, l'ho incontrato? - e - I Kamui certo, mai sentiti. -
    Quindi lo sciamano si tolse l'unica ciabatta rimasta e inizio a scuoterla per far uscire dei granelli, mentre Keiji continuava con la sua elucubrazione; mentre Sanjuro pensava al fatto che non aveva mai incontrato Munkeke, dal momento che era stato l'altro sciamano ad incontrare lui, e che i Kamui, davvero non li aveva mai sentiti. Finì l'operazione di sgranellamento quando Keiji terminò di parlare. Infilò nuovamente la ciabatta, lo guardò e disse:

    - Si, giusto. Uhmmmm, una capra. - E si incamminò verso il villaggio. Convinto di aver già organizzato tutto alla perfezione con il collega.

    [Preparazione del Viaggio]

    Sanjuro doveva organizzare tutto come si confaceva ad uno sciamano in missione diplomatica. Innanzitutto, dal momento che la signora per essere portata aveva bisogno di una capra dal manto nero (?), Sanjuro si recò dai vari allevatori di capre, cercandone una dal manto di quel colore. Dopo circa un'ora di ricerche, lo sciamano riuscì a rimediare una normalissima capra marroncina, che scambiò con il proprietario per un fascio di erbe contro le emorroidi della tundra, e un barilotto di pece, per il quale dovette vincere una scommessa, secondo la quale, Gassan doveva reggere il suo compagno Sanjuro per 5 minuti sopra di sè. Nessuno seppe come, ma il bastone riuscì nell'impresa. Nel giro di qualche minuto, e molti lamenti da parte dell'animale; Sanjuro aveva finalmente una capra dal manto nero.
    Quindi, con una capra nera tenuta con una corda, Sanjuro si recò in giro per le strade, bussando alle finestre delle persone, per chiedere se qualcuno voleva vendergli del cibo essiccato, una coperta, e un paio di torce.
    Ci vollero un paio d'ore, ma alla fine, con uno zainetto in spalla con i suddetti oggetti, alcune carote e un bastone, il praticamente nudo Sanjuro, sarebbe tornato al porto, alla ricerca della vecchia signora o di suo figlio; che potesse indicargli dove trovare la signora. Altrimenti avrebbe chiesto in giro dello sciamano il cui nonno era sciamano di cui lui cercava la moglie. In un modo o nell'altro l'avrebbe trovata; una vecchietta così anziana non poteva sparire nel nulla, non era uno sciamano.
    Quando l'avesse trovata, Sanjuro si sarebbe fatto avanti con rispetto, rivolgendosi alla donna, sempre con il solito rospo-applauso-saluto che aveva espresso alcune ore prima, e avrebbe esordito.

    - Nobile signora, ho la capra dal manto nero per la cavalcata, coperte, cibo, torce e Gassan - presupponendo che la donna lo conoscesse, - Possiamo partire cavalcando verso il luogo mistico che mi avete indicato poc'anzi. Mi occuperò di voi, e sarete nuovamente a fare le vostre cose da anziana signora, nel giro di poco. Oltretutto so contarmi le dita con maestria, nemmeno la noia avrà la meglio su di noi. - Un invito più unico che raro, oltre che estremamente invitante e irripetibile.

    Se la signora avesse accettato, Sanjuro sarebbe salito sulla capra, con la signora subito dietro di lui, che poteva reggersi alla gonnella mistica, usando il bastone con attaccato un filo e la carota, per condurre la capra sporca di pece, verso l'infinito e oltre. Aveva anche due torce, in caso si fosse fatto buio, e una coperta per la signora, dal momento che lui non aveva mai percepito il freddo. Ripensandoci, Sanjuro stesso non seppe mai bene perchè; aveva passato 15 anni a Genosha nudo, ma bene o male non aveva mai sofferto troppo il freddo; ma nemmeno ci aveva mai fatto troppo caso, e una volta scemo, nemmeno ci avrebbe più pensato.
    In ogni caso, assunto il titolo di sciamano-cavaliere della capra di pece, Sanjuro si sarebbe diretto verso Nord-Est, alla ricerca della sua ciabatta, e di tutte le altre cose per le quali si trovava in quel posto, che al momento proprio non ricordava.


     
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