La Neve sporca di Sangue

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  1. Sanjuro
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    Il gelido sangue nascosto



    Che Sanjuro non prendesse seriamente le situazioni che gli si paravano davanti, era del tutto falso.
    Aveva semplicemente un suo modo del tutto personale per rapportacisi, come ad esempio lì, in quel momento; sarebbe falso dire che non gli importasse della vita di Munkeke o di Keiji, semplicemente per lui non era poi un grosso dramma che lo sciamano fosse appeso su un crepaccio ghiacciato nel quale sarebbe caduto sfracellandosi, confidava nelle capacità del suo compagno in maniera assoluta, senza contare che per qualche ragione, non riusciva a sentirsi in pericolo quando era circondato dal ghiaccio; era sempre stato così, fin da bambino, nonostante lui non avesse la minima idea di cosa gli fosse successo prima di una ventina d'anni a questa parte.
    Dopo 5 o 6 anni a vagare nelle paludi e poi sbattuto a Genosha per quasi un ventennio, sfido chiunque a restare con tutti i venerdì a posto.
    Tornando a noi, da quando avevo incontrato Sanjuro, molti anni prima, non lo avevo mai visto aver paura o essere insicuro in una situazione come quella, e con tutto quel ghiaccio attorno, lui si sentiva a casa, per questo si alzò, non appena la testa di Keiji sparì nella spelonca, e fece un paio di passi attorno alla situazione in cui si trovava, sicuro di poter trovare dei tartufi dei ghiacci.
    Infatti, nel giro pochi secondi, frugando sotto la neve quasi ghiacciata dal gelo come se stesse scavando nella sabbia, il quasi nudo Sanjuro tirò fuori dal manto bianco un paio di piccole masse scure, ancora sporche di terra, che ripulì passandole nella neve, quindi tornò a sedere, non dove era prima, ma sul limitare dello strapiombo, e conficcò il suo amico e fido Gassan nel terreno di fianco a lui, iniziando a sgranocchiare i tartufi appena rimediati.

    C'era qualcosa nei tartufi del gelo, che nemmeno lui sapeva spiegarsi; semplicemente il loro sapore gli ricordava l'infanzia; il padre era stato un mercante di legname e spesso, girando con lui nei boschi, capitava di incappare in quello stesso tipo di tartufi, che Sanjuro addentava gelosamente assieme al padre e ad un probabile fratello. Ovviamente lui non ricordava nulla di tutto questo, semplicemente mangiarli lo faceva rilassare, rilassare molto. Al punto da arrivare quasi ad addormentarsi, proprio mentre Keiji gli stava urlando contro che entro breve sarebbe scivolato, e che aveva SERIAMENTE bisogno di aiuto. Il ninja Kenkichi non avrebbe udito alcuna risposta. Poi ancora nessuna. E ancora nessuna.
    Che Sanjuro si fosse addormentato mangiando tartufi? Proprio in quel momento?
    Keiji avrebbe persino potuto udire qualcosa, in un istante, forse a causa della paura che stava iniziando a fare capolino nella testa del poveretto appeso alla parete di ghiaccio, così sfortunato da finire in missione proprio con lui. Che avesse udito russare, per un attimo?

    - Che ragazzo ansioso, nemmeno il tempo di mangiare un paio di tartufi. - Afferrò Gassan, e lo fece cadere a colombella nello strapiombo.

    Qualcosa fece capolino eccome dalla cima della spelonca, ma non fu Sanjuro.
    Proprio mentre i piedi di Keiji stavano per lasciarlo cadere, il ninja avrebbe potuto percepire un oggetto superarlo alle sue spalle, in discesa. Si trattava di Gassan, il bastone dello sciamano, che in qualche modo era arrivato dalla cima della spelonca, caduto per errore o lanciato volontariamente da Sanjuro? Sarebbe stato un mistero.
    Non solo, ma quando il bastone lo avesse superato, arrivando sotto di lui, a circa 3 metri da Munkeke, un tentacolo di ghiaccio sarebbe uscito dalla parete bianca, avvolgendosi come una liana attorno all'ultima parte del bastone, spingendolo più in basso e lasciandolo sospeso. L'impugnatura di Gassan, rivolto a testa in giù, era a circa un metro e mezzo dallo sciamano svenuto, sotto Keiji, il quale avrebbe sia potuto scendere ulteriormente e aggrapparsi al bastone mentre il tentacolo lo afferrava, sia lasciarsi scivolare e afferrare la strana conformazione appena comparsa.
    La cosa appena avvenuta, qualunque cosa fosse, avrebbe permesso a Keiji di arrivare con una mano allo sciamano svenuto, arreggendosi a Gassan con l'altra, o di afferrarlo con entrambe, se fosse rimasto a testa in giù, aggrappandosi a Gassan con i piedi. Ovviamente questo dipendeva dal suo gusto nella ginnastica, più che da Gassan, il quale lo avrebbe sorretto comunque. Ma il tentacolo di ghiaccio? Cosa lo aveva generato? Sembrava stranamente solido, ma lo avrebbe sorretto assieme anche a Munkeke? Al Kiriano non restava che affidarsi alla fede, dato che ormai era probabilmente al punto di cadere.

    Nel frattempo, sul piano di neve sopra di loro, Sanjuro era seduto a gambe incrociate, immobile, e con la temperatura attorno a lui più bassa del normale. I suoi occhi sotto la maschera erano diventati completamente bianchi, e da sotto alla copertura di legno che gli adornava la faccia, non usciva più vapore come in precedenza, come se il suo fiato fosse più freddo della normale aria presente lì attorno. Per lui ovviamente era tutto normale, forse nemmeno si era accorto di niente, ma se una mente un po' più acuta avesse potuto riferire a Keiji cosa passava nella parte inconscia del cervello di Sanjuro, forse il Kenkichi si sarebbe sporcato i pantaloni. Lo sciamano aveva inconsciamente avviato un piano senza aver misurato bene le distanze, e poi aveva lasciato al caso il resto, sperando in meglio. Mentre il Sanjuro esterno, aveva riassunto il tutto con "lanciare Gassan". Qualunque cosa stesse avvenendo in quel momento non era normale, e Keiji avrebbe dovuto approfittarne prima che fosse troppo tardi. Il gabbiano sopra alla testa dello sciamano tremava di freddo. Più del solito. E non solo perchè era mezzo morto.
    [1Basso e Mezzo]

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