Nuove ali per il Vento

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    DESTRUCTION

    In a time of destruction, create something.



    Era stanca. E adesso cominciava ad essere anche irritata.
    Far perdere il controllo ad una Corrotta era un po' come accendere una fiammella in una vallata di gas combustibili: una singola azione, piccola e inetta, portava a disastri imponenti. Itai avrebbe infatti capito immediatamente che se quando il suo ego si sentiva spazientito reagiva con fermezza, quello della Kobayashi si distorceva. E assumeva forme grottesche, simili a ombre su pareti dinocolate.
    Nessuna delle quali era “buona” o “gentile”.
    «Non me ne frega un cazzo della gerarchia, Nara. Che sia un Kage o il Daimyo, non me n’è mai fregato assolutamente nulla.» Si limitò a commentare la donna, inarcando un sopracciglio e allargando le braccia di fronte a sé, sarcastica. Se fosse stato il contrario, del resto, a quell’ora si sarebbe trovata alla sua Magione, piangendo dalla paura accerchiata da dieci ancelle altrettanto in lacrime… e non certo mezza nuda sotto una pioggia di detriti nel tentativo di fare qualcosa in mezzo a giganti ben più grandi e deleteri di lei. «Non ho mai detto che voglio morire, ho detto che potrebbe capitare: siamo Shinobi. Uccidiamo e veniamo uccisi. Fattelo piacere: non possiamo salvare tutti.» Sibilò, e la cicatrice che le dilaniava il corpo bruciò come acido. Non diceva niente di errato. E dopotutto parlare proprio a lei di “vita” e di “morte” era un ridicolo errore che solo un uomo come Itai Nara, con il suo buonismo in gran parte cieco, poteva commettere. «E dunque, se mai morirò, lo farò proteggendo questo postaccio, gli Dei mi maledicano per essere tanto fedele, come pure quel coglione di Raizen. Gli Dei maledicano anche lui.» Tagliò corto, sorridendo. A quel punto affilò lo sguardo. «Io non ho padrone, Mizukage-sama. La gerarchia è un’inutile limitazione. Ho solo valori molto forti ai quali mi attacco, perché se così non fosse a quest’ora posso garantirti che non sarei qui.» Constatò mentre i suoi occhi precipitavano nel nero più profondo. «Impara ad ascoltare le persone e a non reinterpretare ciò che queste dicono…consiglio da amica, ovviamente, non da Chunin.» Avrebbe detto a quel punto, facendo l’occhiolino. Ma non si sarebbe scomodata a continuare il diverbio.
    L’esplosione di pochi istanti dopo le avrebbe spento qualsiasi parola in bocca.

    […] Il Paese del Fuoco vantava molte Leggende.
    Ve ne era una, in particolare, che narrava quella della Grande Distruzione. Si diceva che quando gli Dei, in lotta per la predominanza del creato, avevano alzato la voce per imporsi gli uni sugli altri al fine di ottenere tutto ciò che di ricco e pago esisteva; il Vento aveva ululato in un turbine di ferocia, il Fuoco –fortificato da quel sospiro– era arso con rabbia, e benché le Acque si fossero levate per vincere il caos, avevano solo finito per cancellare ogni Suono, gettando così tutto nel silenzio.
    E così si era aperta l’Era della Distruzione. Voluta dalla cupidigia. E dalla malvagità.

    Quando Shizuka Kobayashi arrivò di fronte alla scena, non poté fare a meno di rammentare quel racconto. E l’orrore che da bambina l’attanagliava ogni volta che la storia si fermava all’annichilimento di tutto ciò che era vita e speranza, fece nuovamente capolino da una parte remota di ciò che un tempo aveva chiamato "animo".

    «…Una Bijudama?»
    Se anche non fosse stata una lettrice ingorda e affamata degli Archivi Proibiti di Konoha c’erano poche possibilità che una donna come lei, che aveva fatto del sapere la sua arte primaria, non sapesse cosa fosse una Bijudama. Del resto, quando si sceglieva di diventare l’altra faccia del Sole, la Luna che permetteva al Giorno di brillare, si imparava a scendere a patti con conoscenze tutt’altro che superficiali.
    Per questa ragione, quando i piedi della donna toccarono terra, i suoi occhi non poterono che scivolare con lentezza verso Raizen, inchiodandosi su di lui. Due lame affilate. E avvelenate.
    «Hai usato una Bijudama?» Domandò con voce crettata mentre il suo volto, immobile e gelido, lapidava l’Hokage inginocchiato a terra… e lei avrebbe voluto dire molte, in quel momento. Che poteva benissimo fermare il Chikuma in altri modi, che si sarebbe potuto risparmiare l’ennesima dimostrazione irragionevole e sconsiderata di forza in una situazione che avrebbe dovuto porre l’intelletto prima di ogni altra cosa, che da quando era diventato Kage aveva dimenticato cosa fosse la ragionevolezza in favore di una boriosa e inutile maschera di superiorità. Avrebbe voluto dire che avrebbe dovuto smettere di godere dell’alcool in regalo e delle mille scialbe ragazzine in calore che gli andavano dietro solo perché ora indossava un mantello ricamato, prestandosi a scenette basse e grette degne del peggiore degli stolti, e rammentare che era ciò che era perché aveva un dovere. E il suo dovere non prevedeva la distruzione del suo villaggio e il tentato omicidio di un uomo del calibro di Hoshikuzu Chikuma.
    Avrebbe voluto dire queste e tante altre cose, ma persino un elemento come lei sapeva distinguere i momenti giusti da quelli errati. Avrebbe parlato a Raizen in un secondo momento.
    La sua priorità, ora, era un’altra.

    «Itai, controlla che nessuno si avvicini. Vediamo di prendere in mano la situazione.» Disse la Principessa, slacciandosi la borsa di broccato dal fianco e avvicinandosi a rapidi passi ai tre ninja. Ma non era un ordine, il suo, quanto piuttosto una richiesta. Non aveva tempo di litigare di nuovo. «Raizen.» Benché il suo cuore traboccasse ancora di sentimenti ben poco benevoli nei confronti del Colosso, quando posò una mano sulla spalla di lui il suo tocco fu gentile. Ma fermo. Perché non era importante, dopotutto, quanto lontani la Volpe e la Principessa potessero essere: mai l’uno avrebbe ferito l’altro. «Fatti da parte.» Disse a quel punto, stringendo un poco la spalla del Jonin. E se solo questi l’avesse guardata, avrebbe letto nei suoi occhi la migliore delle rassicurazioni. Era lì e in qualche modo avrebbe fatto quadrare le cose. Per lui. Come sempre. «Circoscrivi la zona, è necessario che nessuno veda e capisca. Fintanto che tutto è confuso, tutto può essere manipolato. Cerchiamo di limitare i danni.» E non erano quelli agli edifici che la preoccupavano.
    Solo quando la Volpe si fosse allontanata la donna dei Kobayashi avrebbe portato gli occhi sul Chikuma, inginocchiandosi accanto a lui. Un paio di occhiate e una rapida analisi le bastarono per capire l’effettiva gravità

    Conoscenza Medica (Intermedia) [2]
    Conoscenza: L'utilizzatore può diagnosticare e trattare anche status Medio; richiedono 6 slot azione/tecnica per eliminarli. Può eseguire interventi di pronto soccorso e medicare le ferite: l'entità della ferita medicata si ridurrà di leggera ogni giorno. Possiede conoscenze anatomiche che gli permettono di individuare i punti deboli e resistenti degli avversari, anche nella concitazione della battaglia. Può possedere slot [Veleno] per antidoti.
    [Richiede Conoscenza Medica (Base)]
    della situazione. Chiudendo gli occhi, inspirò a fondo, poi annuì.
    «Hoshikuzu Chikuma, Jonin di Sunagakure no Sato.» Avrebbe scandito il nome dell’uomo in modo chiaro, cercando di imporsi nella visuale di lui passando una mano fresca sulla fronte livida. «Il mio nome è Shizuka Kobayashi, sono il Primario dell’Ospedale di Konoha e sono qui per aiutarti. Andrà tutto bene, resisti.» E così dicendo… sorrise. In un modo gentile che poco spazio lasciava alla paura di chi teme il prossimo. Perché se c’era una cosa davvero reale nell’espressione della Principessa, questa era l’apprensione. E forse, anche la paura.

    …Come poteva essere altrimenti?
    Posizionando il corpo dello Shinobi di lato, girando la testa di lui per evitare che il sangue ostruisse le vie aeree, soffocandolo, la kunoichi strinse le labbra in una fessura. Quell’uomo aveva perso un braccio e una gamba e stava ardendo come divorato dalla Dea del Fuoco. Non era forse già abbastanza per dimenticare missioni e obiettivi, speranze e ambizioni, in favore del suo soccorso?
    Posizionandosi alle spalle del Jonin, la medico avrebbe tentato di apporre la mano sinistra sulla spalla di lui e la destra su quello che rimaneva della gamba, chiudendo poi gli occhi per cercare il perfetto equilibrio del suo taiten. Pochi istanti e due bagliori blu elettrici avrebbero avvolto l’indice e il medio di ciascuna mano della donna.
    «Fermerò il sangue: sarà freddo e tagliente insieme, ma il sollievo arriverà subito. Stringi i denti, ora.» Annunciò la dottoressa, ma avrebbe aspettato qualsiasi reazione da parte del ninja prima di far passare le sue dita sulla carne viva di lui. E qualora questi glielo avrebbe permesso, dietro il suo movimento il Kanji di "salvezza"
    Salvaguardia
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Tocco (6)
    L'utilizzatore può rimuovere gli status negativi della zona toccata oppure rendere la zona toccata, fino a 2 Unità, immune da tutti status per 2 round. I veleni non possono essere rimossi.
    Tipo: Ninjutsu - Hikariton
    (Livello: 3 / Consumo: ½ Basso per gravità dello status )
    [Richiede Tecnica delle Mani Curative]

    [Da chunin in su]
    si sarebbe materializzato di un brillante blu.
    Un secondo dopo il termine della tracciatura, il chakra delle dita avrebbe però divorato l’intera mano della donna, e subito altre cure avrebbero preso piede [Mani Curative]
    Tecnica delle Mani Curative - Shousen Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Tocco
    L'utilizzatore può ripristinare l'energia vitale guarendo i danni e status. La vitalità non verrà ripristinata, non rigenera arti amputati o organi interni distrutti, gli oggetti presenti all'interno delle ferite non sono rimossi. È possibile guarire ferite differenti, entro la Guarigione Massima; è possibile alleviare ferite d’entità superiore la Guarigione Massima.
    Tipo: Ninjutsu - Hikariton
    (Livello: 3 / Consumo:Basso per Leggera guarita )
    [Guarigione Massima: Leggera per grado]
    [Indole Guaritrice]

    Indole Guaritrice [0]
    Speciale: L'utilizzatore può guarire una maggiore quantità di ferite tramite la tecnica delle Mani Curative. La Guarigione Massima delle Mani Curative è Medioleggera per grado anziché Leggera per grado.
    .

    Rapidamente cominciò a pensare.
    Avrebbe fermato l’emorragia. Tempo stimato: dieci minuti.
    Ma avrebbe dovuto operare. Dove. In laboratorio, non in ospedale, certo. Tempo stimato: quattro ore e venti minuti.
    Arti perduti. Il problema non risiedeva nel riattaccarli, ma nel non averli.
    Avrebbe dovuto crearli. Ma come.

    Esitò, mentre la sua mente serpeggiava rapida al suo laboratorio, ai cilindri pieni di acqua in cui i suoi bambini erano cresciuti. E morti.
    Non era riuscita a salvare loro. Ma aveva centinaia di fogli di appunti, annotazioni. E un passato di errori commessi.
    Avrebbe aggiustato il tiro, stavolta. Doveva solo bilanciare ciò che la quinta Hokage e l’annotatore senza firma avevano sperimentato in passato. Adeguandolo alle sue esigenze, come sempre.
    Migliorandolo al superlativo assoluto. Come sempre.
    Poteva farlo.

    «Hoshikuzu.»
    Per quanto assurdo potesse sembrare, Shizuka Kobayashi sapeva bene cosa significava perdere completamente i propri ricordi. Era già capitato che svuotasse la sua mente di tutto ciò che avrebbe potuto tradire il suo Clan e Konoha, affidando il rotolo della sua memoria alla Montagna e apprendendo la sua identità del caso da registri opportunamente scritti ad ogni occasione.
    Sapeva cosa significava aprire gli occhi e non sapere davvero chi si era.
    «Adesso devo poterti portare via da qui. Ho bisogno di operarti.»
    Sapeva anche cosa significava non lasciare ricordo di sé in nessuno. Essere costretta a presentarsi e ripresentarsi ogni volta come fosse la prima. Cambiando carattere. Storia. Personalità.
    Ogni volta.
    «Apporrò un altro sigillo su di te e ti farò trasportare dove potrò curarti in modo adeguato.»
    Tutto ciò che faceva, sin dall’inizio di quell’operazione, era prima annunciato e spiegato direttamente a lui che lentamente perdeva i sensi, abbandonando il suo corpo. Lei non se ne curò, continuando a parlare voce bassa, con dolcezza accompagnando il suo torpore. Un colloquio personale, si sarebbe detto, solo tra loro due.
    «Ti prego, fidati di me. Sono qui per te.» E per una volta non mentiva. Così dicendo la donna avrebbe apposto come promesso un ultimo sigillo
    Sigillo di Guarigione
    Villaggio: Specializzazione
    Posizioni Magiche: Tocco (4)
    L'utilizzatore può imporre un sigillo di guarigione su una persona, un oggetto o il terreno. Il sigillo guarirà la persona sulla quale tracciato; per attivare il sigillo è necessario un consumo extra di ½ Basso da parte del beneficiario. Il sigillo guarirà una persona entro 3 metri se tracciato su un oggetto o il terreno. Può rilasciare qualsiasi tecnica di cura immagazzinata, a scelta all'attivazione. L'entità della guarigione varia al variare del chakra imposto nel sigillo all'attivazione. Il sigillo si disattiverà quado utilizzate tutte le tecniche immagazzinate.
    Tipo: Fuuinjutsu - null - Hikariton
    (Livello: 4 / Consumo: Variabile )
    [Tecniche Massime: 2 per Grado]

    [Da chunin in su]
    sul torace del ferito prima di permettere a Raizen di dislocarlo nel suo laboratorio.

    Il suo amato laboratorio.
     
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