L'esame

Corso alle basi per Shin Kinryu

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  1. Historia
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    Un brusco risveglio
    Corso Base - Post 1

    Rientrato da un breve soggiorno a Konoha Shin aveva programmato i giorni restanti in modo da arrivare pronto all'esame senza doversi sovraccaricare di lavoro. In realtà aveva già studiato a sufficenza, ma un'ultima ripassata non faceva male. Purtroppo per lui sia l'Accademia che il destino avevano deciso di mettergli i bastoni tra le ruote. In primo luogo gli insegnanti avevano aggiunto alcuni giorni di lezione proprio a ridosso del fatidico giorno per mettere la prova le loro conoscenze in vista del gran giorno. Come se non bastasse, la comunicazione che il professore diede quel giorno in classe era a dir poco agghiacciante gettò la maggioranza dei ragazzi nello sconforto. Deve trattarsi di guerra psicologica, una sorta di pre test per diminuire il numero dei partecipanti... Aveva senso, avendo un unico tentativo a disposizione in molti si sarebbero ritirati per ritentare eventualemente l'anno prossimo dopo essersi preparati al massimo. O almeno questo era ciò che lo studente della Foglia si augurava. In ogni caso lui non sarebbe certo tirato indietro, era piuttosto fiducioso delle sue capacità e per nulla pavido. Tuttavia, il peggio doveva ancora venire.

    In pochi istanti Shin divenne operativo. Una delle dote imprescendibili per diventare uno shinobi era la reattività e il giovane si era applicato per migliorarsi in quel campo. Analizzò rapidamente la situazione come era abituato a fare. Tanto per iniziare, di sicuro il duro terreno sotto di lui non corrispondeva al morbido letto in cui si era coricato la sera precedente. L'ambiente in torno a lui poi era decisamente angusto e simile in tutto e per tutto ad una cella. Si rese conto di avere una catena alla caviglia quando cercò di muoversi, quindi dovette accontentarsi di mettersi a sedere appoggiandosi al muro dietro di lui. A quel punto si soffermò sulle due figure che aveva intravisto nella sua rapida perlustrazione. Di fianco a lui giaceva un ragazzo pressapoco della sua età ed ugualmente incatenato. Shin si accertò che fosse sveglio punzecchiandolo con un piede. Ehi tu, forza! Lo fissò brevemente mentre si tirava su, cercando di capire se lo conoscesse. Mettendo a fuoco il suo viso ricordò ad un tratto di averlo visto diverse volte a lezione, in Accademia. Sì, doveva trattarsi di un suo compagno di classe, ma non gli aveva mai rivolto la parola fino ad allora. In realtà, non aveva parlato con quasi nessuno là dentro. Non era uno che socializzava facilmente e di quello si era sempre rammaricato.
    A quel punto passò ad osservare la terza persona presente nella stanza. A differenza dei due studenti un paio di catene collegate al soffitto lo tenevano sospeso da terra. Non sembrava passarsela troppo bene a giudicare dallo stato in cui versavano i suoi vestiti a brandelli e la pelle esposta. Shin prese mentalmente nota del kanji sul suo petto.
    Dopo essersi scambiati un lungo sguardo fu il prigioniero ad aprire per primo bocca. La voce che il giovane della Foglia aveva creduto di sentire poco prima di risvegliarsi in quel luogo apparteneva a lui evidentemente. Dal tono sembrava rassegnato, come se la loro sorte fosse già stata decisa. Nonostante le mille domande che gli passavano per la testa, espirando, diede ordine alle parole e si rivolse ai due compagni di sventura. Decisamente frustrato per la situazione, saltò i convenevoli. Qualcuno di voi sa dove siamo e perché ci troviamo qui, di grazia? Gli occhi del foglioso passavano da l'uno all'altro, soffermandosi in particolare sul giovane appeso. Visto come era ridotto era probabile che fosse al corrente di qualche informazione in più. Si fermo un secondo, riflettendo che non aveva chiesto loro neppure come si chiamavano. Io sono Shin, di Konoha. Con chi ho il piacere di essere rinchiuso? Quel suo fare sarcastico non serviva a nascondere ansia o paura, bensì scaturiva dalla sua irritazione. Comprensibile d'altro canto, visto che era stato rapito nel sonno, senza che per di più gli venisse in mente un singolo solo motivo tale da giustificare il gesto. Mi farebbe piacere se condivideste tutto ciò che reputate utile, non ho proprio voglia di passare qui dentro un minuto di più. Tempus fugit. Aveva terminato la frase in un sussurro a malapena percettibile. Nella sua mente aveva nel frattempo fatto infatti capolino un angoscioso pensiero. E se quello del professore non fosse un bluff?
     
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