L'esame

Corso alle basi per Shin Kinryu

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. C a n n e l l a
        Like  
     
    .

    User deleted


    Tre Uomini e una Stanza

    Capitolo I - Dove Yuichi si sveglia e facciamo la conoscenza di due figuri incatenati


    La mattina in genere mi sveglia mio padre. Sono anni che lo fa, è una specie di rito mattutino, che ci piace ripetere anche se in realtà sono già sveglio. Ecco perché quella mattina non mi stupii di sentire una voce che mi chiamava. Quello che invece mi stupì furono una serie di pensieri che mi si affacciarono alla mente in sequenza. Primo: da alcuni giorni dormivo ormai all'Accademia, e non a casa. Secondo: anche fossi stato casa la sera prima, quella non era la voce di mio padre. Terzo: il letto, anzi i letti, quello dell'Accademia e quello di casa mia, me li ricordavo più comodi. Qualcosa, decisamente, non andava. Grande scoperta. Rimasi ad occhi chiusi, provando ad analizzare la situazione. Di sicuro non ero nella mia comoda cameretta di studente. Di sicuro avevo qualcosa che mi pesava alla caviglia sinistra. Altrettanto di sicuro, non ero solo. Almeno un'altra persona era con me in quel luogo. La sera prima cos'era successo? Beh, niente di particolare, come sempre. Da ragazzo sobrio e morigerato, non potevo addurre come motivazione ubriachezze moleste o sballi adolescenziali. Il giorno prima, allora? Beh, niente di particolare: lezione in Accademia con annessa pressione psicologica per l'esame imminente, allenamento nel pomeriggio (ci tengo a dirlo, una volta per tutte: riesco a fare le flessioni anche con un braccio solo. Sì, proprio così, conviveteci), cena salutare ma non troppo e a nanna presto. Tutto regolare. Ipotesi: non feci in tempo a farne.

    Qualcosa, forse un piede, mi toccò la gamba, mentre una voce diversa dalla prima mi diceva di alzarmi. Forse era davvero arrivato il tempo di farlo. Aprii gli occhi e di scattò mi tirai a sedere. Bilanciandomi sul sedere, mi stropicciai gli occhi con l'unica mano rimastami. Quello che vidi non mi piacque molto: gamba sinistra incatenata al muro (ecco da dove veniva il peso), mura squallide, una piccola finestrella e una porta di legno, chiusa. Pavimento freddo e duro, scomodo. Avevo visto tuguri peggiori, prima, se capite cosa intendo, ma la situazione non appariva delle migliori. Perdipiù, essendoci delle voci, c'erano anche delle persone: due, come c'era da aspettarsi. Uno era un tizio dagli occhi blu e dai capelli neri, già visto a lezione, anche lui incatenato per una gamba. Un compagno di scuola, anche se non ci avevo mai parlato. Era lui, ovviamente, ad avermi toccato col piede. Dico ovviamente perché l'altro di sicuro non era in condizione di farlo. Sembrava messo maluccio: vesti stracciate, sguardo mesto, penzolava a petto nudo da un paio di manette attaccate al soffito. Sul petto aveva un tatuaggio che recitava "acqua", ed aveva tutta l'aria di averne bisogno. Dedussi che la prima voce, quella che non somigliava per niente a quella di papà, fosse la sua.
    Quindi, ricapitolando: due studenti dell'Accademia si svegliano incatenati in una cella, con un tipo appeso che li saluta gentilmente come se non avesse tutta l'aria di essere messo maluccio. Fossi più bravo con le battute potrei rivendermela. Devo lavorarci, su questa cosa delle battute. Mi dicono che, in un combattimento, una buona battuta di apertura è già metà del lavoro.
    Ma sto divagando.

    Alcuni secondi dopo aver aperto gli occhi assonatti e aver fatto un rapido check della situazione, il compagno iniziò a fare domande, presentandosi come Shin da Konoha. Sembrava stesse cercando di escogitare qualcosa di interessante, mi trasmetteva una certa sicurezza, perciò gli riposi gentilmente, ributtandomi giù sdraiato: gli addominali cominciavano a farmi male, e la mano mi serviva a coprire gli sbadigli. Gli svantaggi di avere un braccio solo.
    Piacere Shin, io sono Yuichi, da Oto. E, come te, non ho idea di dove siamo né di cosa ci facciamo. Anche se, forse tu e mi rivolsi all'altro tizio, indicandolo da sdraiato ne potresti sapere di più. Che ci fai lì appeso, tanto per cominciare? Hai visto chi ci ha portati qui? Hai l'aria di essere in questo posto da prima di noi, signor... attesi che rispondesse alla presentazione generale, in quel piacevole convivio.
    Stavo giusto iniziando a ragionare sul perché ci troviamo qui, ma ho il cervello lento la mattina presto. Tu, però, Shin, sembri sapere il fatto tuo...A cosa stavi pensando, perché a qualcosa stavi pensando, vero? gli sorrisi, con dolore, come sempre. Il fuoco mi ha lasciato brutte cicatrici sul lato sinistro del volto, e anche le labbra su quel lato sono spaccate: quando sorrido mi tirano terribilmente. Ecco perché il mio sorriso somiglia sempre ad un ghigno beffardo.
    Intanto vediamo se questa è sempre al suo posto... dissi, provando ad estrarre la lama retrattile che avevo impiantata nell'avambraccio. Difficilmente una cosa del genere si può togliere senza svegliare il paziente. Fatto ciò, mi sarei tastato per verificare quanto e cose della mia dotazione da combattimento fosse ancora al suo posto. C'era poco da sperarci, trattandosi con ogni probabilità di un rapimento, ma tanto valeva controllare.

    Ehi, sentite un po', qualcuno di voi sa come togliersi questi ceppi in maniera relativamente sicura? Nemmeno io voglio rimanerci a lungo qui e beh... agitai il moncherino del braccio sinistro ...ho già perso un pezzo. Preferirei non dover tagliare!
     
    .
14 replies since 20/5/2016, 20:50   336 views
  Share  
.