Il Calderone

Corso base per Naoki e Irosa

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  1. ~Cube
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    Il Fiore Lupo

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    La potenza del chakra compresso di Note del Dolore scagliò lontano Sanjuro, lo sciamano. Incapace di difendersi dall’effetto della tecnica. Cademmo entrambi a terra, sbattendo reciprocamente la schiena. Nel mio caso tuttavia il dolore che si aggiunse fu solo una piccola goccia in mezzo all’ocenano se paragonato alla ferita sanguinante alla gamba e il dolore tremendo all’addome. I miei successivi attacchi con i Kunai, come potevo tranquillamente supporre, andarono a vuoto e il Sensei, se così potevo chiamarlo, si alzò puntando nuovamente contro di me. Sgranai gli occhi: -Ma cosa diavolo?!- fu l’unica mia reazione.

    Ero a terra, ormai privo di forze, e a leggere i movimenti del ninja sembrava che avesse tutta l’intenzione di finirmi. Non credevo a quello che stava succedendo. Tuttavia, a riprova dell’imprevedibilità di Sanjuro, accadde qualcosa di inaspettato. Lo Shinobi inciampò sul suo stesso bastone battendo fragorosamente la testa per terra. Quando si rialzò, grazie al sostegno del pezzo di legno, notai in lui qualcosa di ancora diverso. Forse quel colpo, per mia estrema fortuna, aveva modificato il comportamento dello sciamano, salvandomi probabilmente da una situazione drammatica.

    Il Sensei si avvicino e guardandomi, dall’alto al basso, mentre ero disteso a terra, dolorante e sanguinante nonostante l’uso del tonico. A fatica compresi le sue parole visto che a poco a poco la mia lucidità stava venendo a meno.

    Prima di chiudere gli occhi mi resi conto che quel ninja si stava allontanando, dandomi così le spalle. Forse, era veramente finita.



    Mi sentivo a mio agio. Aprii gli occhi e mi guardai attorno. Mi trovavo in un ambiente luminoso, spazioso e dipinto per lo più di bianco. Scrollai la testa e realizzai la situazione: mi trovavo nell’infermeria dell’Accademia. Un agocanula collegava il braccio ad una flebo posizionata al mio fianco e una grande quantità di bende coprivano la mia gamba ferita.

    In quel momento compresi che qualcuno mi aveva portato in infermeria e intuii che difficilmente si sarebbe trattato del mio Sensei. Sospirai. In che diavolo di situazione ero finito? Un’infermiera ad un certo punto, accorgendosi del mio risveglio, si avvicinò informandomi delle mie condizioni. Fortunatamente non c’era niente di rotto, tuttavia non avrei potuto camminare per diversi giorni a meno di non rischiare di aprire la ferita. Diavolo, mi promisi che un giorno l’avrei fatta pagare a quel Sciamano.

    Guardando verso l’esterno del locale, i miei occhi si spostarono verso i giardini dell’Accademia. Per un attimo mi sembrò di vedere un gabbiano volare rasoterra.

    Seguii un sussulto da parte mia. Forse avrei dovuto bere un po' di più di quel brodo, dal Calderone.
     
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