Squame dal Passato

Quest di Villaggio

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  1. Jotaro Jaku
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    L'isola della Tomba




    Raizen ascoltò tutto il resoconto con calma. Era cambiato molto, da quando la donna lo aveva conosciuto la prima volta in assoluto. Molto più posato, molto più riflessivo, almeno in situazioni di calma. Nella stanza assieme a loro due, anche Ayuuki, in veste di membro della Radice. Senza dubbio, la ragazza stava svolgendo un ottimo lavoro come ninja; era stato un investimento davvero positivo; la sua risoluzione era tale da dimostrarsi una delle più promettenti nuove leve da molti, molti anni.
    Raizen avrebbe avvertito il Mizukage delle informazioni ricevute, e chiese un doppione della carta ninja fabbricata da Oboro, per mandare prova ad Itai di Kiri di ciò che alla Foglia era stato rivelato. Oboro rispose affermativamente, ed estrasse una seconda carta. Usando il suo chakra, le informazioni della prima carta furono copiate e trasferite sulla seconda, come se fosse stata scattata una foto; quindi porse al Kage il pezzo di cartoncino rettangolare. La ninja aveva idea a tutt'oggi dell'identità dello strano individuo conosciuto ad Ame, ma se Raizen voleva vederci chiaro inviando la prova ad un altro Kage, chi era lei per opporsi.
    Il colosso della foglia rimase composto durante tutta la spiegazione, ma sul finire del discorso, Oboro potè chiaramente percepire che qualcosa era cambiato nel suo Kage; non sapeva a causa di quale delle informazioni che gli aveva appena passato, ma ora sentiva in lui, grazie soprattutto al loro legame, che qualcosa premeva dentro al suo sovrano, qualcosa che lui bramava come un bambino; infatti senza perdere altro tempo, Raizen avrebbe fatto confezionare una missiva per Itai, e sarebbe partito con le presenti alla volta di questo luogo.

    - Un attimo, lasciami capire bene. Vuoi partire per un'isola Kiriana, adesso? Così, basandoti su informazioni di un perfetto nessuno riguardo spade e gente morta? -

    Oboro aveva avuto una lunga serie di nomi dall'informatore, ma per lei significavano poco o nulla; per Raizen invece, erano molto più che sufficienti a partire immediatamente, anche alla cieca se necessario.
    La Vespa nascose una certa incertezza e un brutto presentimento, riguardo a quello che questa idea, estremamente avventata, ed estremamente da Raizen, si delineava davanti a loro.
    Non avevano la minima idea di cosa li stesse aspettando. Poteva esserci una trappola, o peggio. Senza contare che un Kage voleva andare a rovistare in una tomba in un paese alleato.
    Alleato certo, ma sempre in casa d'altri, col rischio magari, di non trovare un bel nulla. Inutile dire che lei temeva l'opposto, ovvero che avessero effettivamente trovato qualcosa. Spesso l'Hokage dimenticava che i suoi alleati non avevano un demone dentro, e non erano in grado di affrontare tutto e indistintamente come lui; come la strage al tempio del cinque code ne era stata dimostrazione. Si sarebbe dovuta preparare al peggio.

    Quando furono fuori dall'ufficio, la ragazza chiese al gruppo cosa fosse la Samehada. Prima di rispondere, Oboro sperò tra sè e sè di non stare andando in un'isola sperduta a rovistare in una tomba proprio per questo motivo.
    Tirò fuori un piccolo libriccino dal mantello e sfogliando un paio di pagine, ripeté ad Ayuuki un piccolo riassunto, dai suoi appunti.

    - Secondo gli archivi, è un'antico manufatto del villaggio della Nebbia. Una sorta di spada risalente alla prima generazione degli spadaccini della nebbia. L'ultimo avvistamento risale all'armeria personale del Kage che ha preceduto Shika qui alla foglia, poi se ne sono perse le tracce. Sinceramente non saprei dirti di più. - Ed era sincera. A caccia di una spada chissà dove a Kiri. Dentro di sè si stava ancora maledicendo per non aver tenuto la bocca chiusa, o non essersi fatta cancellare la memoria.
    Se avessero volato, il viaggio sarebbe stato decisamente più breve, altrimenti avrebbero dovuto proseguire via terra fino alla costa, per poi raggiungere l'isola della Nebbia di Sangue, a parecchi giorni di distanza da Konoha. Raizen avrebbe deciso il percorso. Oboro aveva già con sè tutto quello che le serviva, quindi non avrebbe dovuto tornare al Covo per recuperare le sue scorte di equipaggiamento.

    [Sull'Isola]

    Il viaggio, che fosse stato aereo, o dilazionato via terra, sarebbe trascorso in tranquillità e senza maggiori intoppi, a parte una scarica di vomito che avrebbe colpito Oboro se avessero volato su un qualche stramaledetto drago, data la difficoltà della donna di abituarsi alle altezze.
    Avrebbero potuto scorgere l'isola solo una volta vicini alle sue coste, a causa della fortissima e decisamente densa foschia che attanagliava la zona. Arrivati a poche centinaia di metri dalle sue spiagge innevate, la temperatura sarebbe scesa vertiginosamente; in modo molto poco naturale, e tutti se ne sarebbero resi subito conto.
    L'isola non era estremamente grande, e se c'era qualcosa di simile ad un qualche tempio o a una qualche struttura, il gruppo l'avrebbe notata in fretta, dato che oltretutto, Oboro era stata informata sulla posizione del luogo che stavano cercando. L'unico problema era che sia sorvolando, sia analizzando a piedi la zona in questione, era possibile scorgere solo terra coperta da diverse dita di neve, a perdita d'occhio. Un vero e proprio mare di neve.
    Che fosse stata ingannata? Dopotutto se davvero in quel luogo era presente qualcosa di valore simile, perchè non avevano incontrato guardiani, o difese, o sigilli. Solo neve. E freddo.
    Se fosse stata interpellata da Raizen sulla sicurezza delle informazioni, Oboro avrebbe continuato a ripetere la stessa litania. Il luogo era quello, e l'informatore sembrava serio; ma la possibilità di una truffa non era da ignorare.

    - Beh guarda il lato positivo. Se ci hanno ingannati, e tu hai fatto una pessima figura con Itai, almeno sappiamo che un tizio gira là fuori con un ottimo senso dell'umorismo. -

    Che avessero analizzato l'area usando tecniche di visuale, basate sui sensi o sul chakra, avrebbero trovato solo neve. Neve a perdita di pazienza, e un dannato freddo che si estendeva per km. Su quell'isola non c'era un bel niente.
    Eppure la kunoichi, sin dal momento dello sbarco, aveva percepito come una sensazione, qualcosa di remoto, a cui non aveva fatto caso, probabilmente a causa del freddo, che le stava facendo maledire ogni singola divinità da quel giorno alla fine della sua vita. Avrebbe atteso molto tempo prima di parlarne a Raizen. E quando fosse venuto il momento, lo avrebbe fatto assicurandosi che Ayuuki non la sentisse.

    - Raizen, c'è qualcosa qui. Qualcosa di strano, che mi mette i brividi, e non parlo del freddo. Eppure è come se fosse familiare, non capisco se si tratti di ansia o di una sensazione in particolare, ma non l'avevo mai sentita. Non mi sento tranquilla, qualcosa ci sta come fiatando sul collo. Mi sembra di avere un'enorme ombra sopra la testa, che ricopre tutto quanto e mi appesantisce le gambe. - Cosa intendeva la Kunoichi? Non era in grado di spiegare il significato di quella percezione, eppure ne era certa, qualcosa aleggiava su quella neve, qualcosa di poco accogliente.






     
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