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I
.:Tombe Perdute e Amici Ritrovati:.
La missione non era semplice per il semplice fatto che le rovine erano di difficile accesso, ma nel mio caso specifico avevo l'incarico di assistere un archeologo che studiava quella regione da parecchio tempo e sapeva bene come muoversi. Il suo unico problema era che, con una larghezza che sfidava l'altezza, non era assolutamente in grado di affrontare il passaggio per lo stretto corridoio che fungeva da passaggio segreto, senza contare che potevano esserci delle trappole (anche se non ne era sicuro). Per questo motivo mi aveva assunto, promettendo una ricompensa aggiuntiva rispetto al contributo da versare all'Accademia, a patto che recuperassi l'idolo d'oro nascosto nelle profondità. Per mia fortuna il passaggio segreto che mi aveva indicato non aveva grossi pericoli in serbo, a parte una lama che uscì da una parete, fortunatamente troppo tardi per causarmi problemi.
A ben guardare sembrava solo un vicolo cieco, ma secondo le indicazioni dovevo premere alcuni mattoni nel giusto ordine per spalancare la porta alla stanza del tesoro, badando di non finire vittima dei sistemi di sicurezza che certamente erano a guardia dell'idolo. Ho quasi la sensazione di sentire una voce dall'altro capo del muro. Mormorai, cominciando a sbloccare l'antico meccanismo. Vero che è una missione pubblica anche se l'archeologo offriva una quota extra di paga, ma non penso che qualcuno sia già arrivato fin qui. Non ancora almeno. Spero. Tre mattoni schiacciati, due da schiacciare. Sarebbe comico se ci fosse il Bersaglio là dietro, o magari qualcuno che conosco come il Sensei. Ridacchiai, posando la mano sull'ultimo ingranaggio della sequenza. Beh, l'importante è che non sia qualcuno di troppo pericoloso, o potrei dover fare sul serio e ammazzarlo. Poi, con un grande scricchiolare e un discreto sollevamento di polvere, il muro si spalancò in avanti, spinto da una molla vecchia di mille e più anni, permettendomi infine di fare il mio ingresso al cospetto dell'idolo più ricercato.
E di un tizio dall'aria familiare con i capelli rossi che mi fece istintivamente triplicare la sete di sangue. ...TU. La mia voce non era mai suonata così sepolcrale.
Cosa diavolo ci faceva quel disgraziato di un Sunese di nuovo sulla mia strada? Pensavo di essermene liberato definitivamente dopo la disastrosa questione di Otafuku ed il cielo solo sapeva quanto ero andato vicino a tagliargli la gola per il semplice gusto di farlo. Avevo sperato che il deserto lo avesse nuovamente inghiottito, possibilmente per l'eternità, ed invece me lo ritrovavo di fronte, proprio dal lato opposto dell'idolo che dovevo recuperare. Beh, non so per quale ragione sei così ossessionato da me, ma è ora che ti levi dai piedi. Devo prendere l'idolo e incassare la ricompensa, è la mia missione. In quel momento feci un passo avanti, sentendo l'ultimo rumore che qualcuno avrebbe mai voluto sentire sottoterra: lo scatto di un interruttore. Il sudore freddo mi imperlò la schiena in una frazione di secondo mentre un gran numero di spiedi volava contro di noi da una delle pareti...pur non arrivando mai a destinazione. Io ero scattato come un gatto, pronto a difendermi, ma quelle armi erano quasi tutte prive di carica sufficiente per raggiungerci e caddero al suolo, innocue, a un metro scarso dalla partenza...perdipiù erano quasi tutte ossidate e storte, decisamente non utilizzabili. Trappole in tutta la stanza...maledizione.
Quella non aveva funzionato...ma chissà quali altri trabocchetti celava quella stanza. Allora, vai via da qui e nessuno si farà male. Tranquillo. Comunque mi misi in guardia. In caso contrario, dovrò ammazzarti e prendermi il premio. Molto semplice. Sarebbe stato difficile da spiegare all'Accademia che avevo ucciso un commilitone, ma forse sarei riuscito ad arrangiare qualcosa. Forse.
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