Il casinò

Free Waket-Hoshi-Historia

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  1. Waket
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    Allarme

    III - La paura supera la ragione



    Shin e Hebiko ormai si erano lanciati lo sguardo di sfida. Lui, da bravo eroe di turno, aveva deciso di tenerla d’occhio. Lei, rancorosa fino alla morte, lo aveva bersagliato come vittima “alla prima occasione disponibile”. Ancora non immaginavano che sarebbero finiti tutti e tre nei casini.
    Per sua fortuna, Shin non poteva ricevere troppe attenzioni dalla serpe, occupata a tenere a bada il jonin ubriaco. Le signorine che lo circondavano soddisfavano i suoi desideri sessuali a sufficienza da distrarlo a dovere per permettere alla kunoichi di fargli tenere le mani a posto. Peccato che fosse lei quella seduta in braccio a lui, e non c’era modo di evitargli la normale reazione maschile davanti a tutta quella provocante fauna femminile.

    Kami, datemi la forza, o pianto un casino.

    Se solo avessero potuto risponderle, avvisandola del disastro imminente.
    Le venne offerto dell’alcool dal rosso, un liquore abbastanza forte, che la ragazza annusò diffidente. Intenta a bloccarlo ogni qualvolta portava le mani dove non doveva, con un sospiro buttò giù un buon sorso, prendendo quella bevanda come un calmante che avrebbe dovuto aiutarla a non impazzire in quella situazione. Sforzando un sorriso, che ai più sani di mente sarebbe apparso come un ringhio allegro, alzò il bicchiere brindando con il sunese, commentando con tono di voce più innocente che poteva:

    Sììì, brindiamo alla vittoria! Beviamoci su!

    E via, a farlo tracannare più che poteva. Ma lui ancora non sospettava nulla, tanto che chiese alla giovane di fare una puntata lei stessa.

    Uhn… Ti ho detto che mi chiamo Hebiko. In realtà non ho mai giocato…

    Pareva quasi imbarazzata da quella richiesta, ma con tutti gli occhi che si ritrovava addosso non poteva certamente rifiutare. Rossa come un peperone, posò un paio di gettoni sulla roulette, un numero a caso, facendosi coinvolgere per un momento dal gioco. Osservò la pallina, che per un momento sembrò finire sul numero sbagliato, quando il fato (o forse qualche trucchetto più subdolo) decise di far finire la pallina sulla puntata giusta, facendo esplodere il pubblico per l’ennesima vittoria. Presa dall’euforia del momento, Vipera stessa alzò le braccia al cielo, gridando per la vittoria, e prontamente il rosso ne approfittò per palparla avidamente, seppur trovando poca roba con cui divertirsi. Istintivamente, Hebiko si voltò di scatto, mordendogli il collo con violenza.

    ...Merda.

    L’istante che seguì il morso la parola “jonin” le rimbombò nella mente come un tuono, e di colpo si staccò, ridacchiando impaurita.

    EHE! OPS! B-bacino violento! Sai, l’euforia della vittoria, eheh… F-fai un’altra puntata, su!

    E a causa di quell’incidente, la kunoichi tornò in allerta, fissando prima il jonin con aria preoccupata e subito dopo i dintorni. Il suo neo rivale, Shin, sembrava piuttosto “occupato” in quel momento, circondato da due delle signore prosperose che fino a poco prima si occupavano di Hoshi. Guardandosi poi attorno, notò che due delle guardie avevano gli occhi puntati su quel tavolo.

    Oddio. Oddio. Cos’ho fatto. Mi avranno vista? Pensano che voglio scatenare una rissa? ...Anche quello ci sta fissando… Ehi. Ma che diavolo sta succedendo?

    Uno di loro fece un passo troppo svelto verso il tavolo. Vipera lo colse come un allarme: iniziò a scuotere Hoshi, prendendo più fisch che poteva, infilandosele nella tasca dove teneva il suo equipaggiamento, ed infilando le altre nelle capienti tasche del jonin, lo avrebbe ripulito più tardi.

    Hoshi, direi che qui abbiamo finito, mh? Dobbiamo… Conosco un buon posto dove finire la serata, sì! Ma chiuderà in fretta, quindi muoviti, la serata al casinò è finita.

    Avrebbe voluto trascinarlo con sé, puntando banalmente alla porta d’uscita. Il suo piano era quello di sparire nei vicoli, ma perché funzionasse avrebbe dovuto essere in grado di tirare il Jonin con sé senza fatica. Non aveva fatto i conti con la sua presa.
    Dopo il morso, Hoshi, fraintendendolo, strinse la presa facendo entrare Hebiko nel panico: la sua fobia delle costrizioni l’avrebbe distratta al punto da ignorare le guardie che si avvicinavano inesorabili, concentrandola solo sul dover sfuggire a quella trappola a tutti i costi. Il suo respiro aumentò, ansioso, mentre lei si dimenava invana, cercando di scivolargli via.

    S-smettila! Non stringere!! Non mi sento a mio agio! L-lasciami il mio spazio!



    Inutile, del tutto inutile. Ubriaco com’era non avrebbe ascoltato una sola parola. Ignorando il pericolo ormai imminente, si voltò sull’ultima persona che avrebbe voluto aiutarla quella sera, Shin. Se il giovane ninja non si fosse lasciato distrarre dalle signorine, si sarebbe ritrovato addosso lo sguardo della Vipera, una silenziosa richiesta di aiuto. I suoi occhi lucidi forse avrebbero smosso il suo animo, convincendolo ad aiutarla e liberandola dalla sua fobia?
     
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