Il casinò

Free Waket-Hoshi-Historia

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    Magistra Vitae

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    Dilemmi morali - Parte Terza
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    A quanto pare se la stava cavando piuttosto bene nel ruolo del servile attendente. Il presunto jonin sembrava averlo preso in simpatia dopo solo un paio di birre prontamente procurate dal foglioso. Tant'è che, per ricompensarlo, aveva ordinato a due delle procaci signorine che lo attorniavano di prendersi cura di Shin. Il giovane sgranò gli occhi vedendo avanzare le due maggiorate e prese a balbettare delle timide opposizioni, prontamente ignorate. N-no davvero, non c'è bisogn... Non lo lasciarono finire, tappandogli, quasi letteralmente, la bocca con i doni ricevuti da madre natura. Per la prima volta nella sua vita il genin associò la parola 'affogare' alla parola 'tette'. Cercò di liberarsi da quella stretta, almeno per respirare, ma la cosa gli riusciva difficoltosa in quanto tentava con scarso successo di non appoggiare le mani in luoghi sconvenienti. Con l'ultimo poco di fiato che gli era rimasto riuscì solamente a mormorare inascoltato A-ai-iuto... Ora, la sua educazione morale in linea di massima gli avrebbe imposto di fuggire da quella situazione per preservare la sua rettitudine e l'onore della famiglia. La parte razionale del suo cervello tuttavia si trovava a combattere contro l'interferenza di due forti istinti primordiali. Il primo, atavico, era l'istinto di sopravvivenza: pur di mettersi in salvo avrebbe di certo vinto ogni remora e toccato ovunque fosse necessario. Il secondo, legato all'età, era una sana curiosità per il corpo femminile. In fin dei conti, per i suoi diciassette anni e con nessuna esperienza in quel campo non si poteva certo pretendere che Shin fosse in grado di controllare alla perfezione gli impulsi dettati dagli ormoni. Il suo contegno e la sua professionalità stavano insomma venendo messi a dura prova.

    E alla fine cedette. Facendosi strada tra la morbida carne infilò le mani ai lati della testa per poi spingere verso l'esterno le quattro sorelle, allontanandole quel tanto che bastava per riemergere e ripredere fiato. Non aveva certo strizzato in modo inopportuno. Magari solo un po' chiuso le dita per fare meglio presa, ecco. Shin non lo aveva previsto, ma quel suo gesto se possibile fece ulteriormente precipitare la situazione. Incoraggiate dalla prima reazione attiva del ragazzo, le due cortigiane cambiarono posa. Una delle due, dalla folta chioma corvina, gli si posizionò alle spalle cingendogli il collo con le braccia affusolate e premendo il prosperoso petto contro la schiena del genin. La donna si avvicinò vicinissimo ad un'orecchio sussurrando maliziosa. Le piacerebbe un massaggio alle spalle, signorino? Nel frattempo l'altra, dai capelli rosso fiamma, si era posizionata sull'altro lato del viso rincarando la dose prima di stampargli un bacio a stampo sulla guancia Gli amici di Hoshi-sama sono anche amici nostri, non essere timido! La testa del ragazzo si era fatta stranemente leggera. Che la causa fosse la piacevole sensazione della pelle diafana sul suo collo, la pressione sensuale dei seni dietro di lui, il profumo dolce ed intenso che si levava dai loro corpi, il caldo respiro sul suo orecchio, le labbra umide sul suo viso o la voce suadente delle due era indifferente, probabilmente ognuna di queste cose contribuiva a far vacillare la sua forza di volontà. I suoi pensieri iniziavano a farsi sconnessi ed aveva difficoltà ad articolare frasi di senso compiuto. Beh, ma in fondo che male c'è... In quel frangente non era più uno shinobi, solo un ragazzino indifeso. Che gli servisse da lezione: le donne potevano essere davvero terribili.

    Per sua fortuna, prima di cedere del tutto, il suo sguardo incrociò quello di Hebiko. Fu la salvezza della sua anima. La piccola ladruncola in braccio al Chikuma stava venendo aggredita sessualmente dall'uomo. Era infatti chiaro che non desiderasse né tanto meno apprezzasse le attenzioni rivolte al suo corpo, anzi sembrava sull'orlo di una crisi di pianto isterica. Shin, per la prima volta nella serata, si sentì in colpa nei suoi confronti. Sì, era pur sempre una poco di buono, ma si meritava davvero quella punizione? A parere del ragazzo in quel caso la pena era decisamente sproporzionata rispetto alla colpa. Se si fosse fatto gli affari suoi poco prima ora probabilmente il rosso si sarebbe ritrovato con un portafogli vuoto, non che ne avesse bisogno a giudicare dalla montagna di fisches sul tavolo, ma almeno la poveretta non sarebbe stata oggetto della sua lascivia. Una nuova lezione per il genin: imparare a non farsi invischiare in cose che non lo riguardavano perché, anche agendo per il meglio, non si può mai sapere a cosa avrebbero portato i propri atti. Ma ora non poteva semplicemente stare a guardare, doveva inventarsi qualcosa per toglierla dai guai, e alla svelta prima che le svenisse davanti agli occhi per il panico. Dopo qualche secondo in cui, finalmente, aveva ritrovato la concentrazione riuscendo ad eludere la malia femminile, aveva elaborato un piano. Avrebbe agito con l'astuzia, non potendo contare sulla forza per sconfiggere un fantomatico jonin. Mi dispiace ragazze, non abbiatemene a male Con tutta la sicurezza e sfrontatezza di cui era capace si rivolse alle due accompagnatrici che lo circondavano. A quanto pare quella ragazzetta tette è più furba di voi e vi sta rubando il cliente. fece un cenno col capo indicando Hebiko Tra un po' vi manderà tutte a casa senza darvi un soldo, credetemi lo conosco bene. Non era assolutamente vero, ma a giudicare dal fare fraterno con cui il Chikuma lo trattava le due ci sarebbero probabilmente cascate. Vedendole rivolgersi l'un l'altra sguardi pensierosi decise di affondare il colpo. Certo, se voi gli faceste capire che valete più di lei... Magari con la vostra raffinata arte, che quella spocchiosa non potrebbe padroneggiare neanche con trent'anni di esperienza... Shin non scese troppo nei particolari. Non aveva abbastanza fantasia per immaginare come le due si sarebbero reimpossessate della scena. Non a caso aveva scelto una parola ambigua come arte, che ognuno poteva riempire con il significato che più gli aggrada. Le due donne, scambiandosi uno sgardo d'intesa, abbandonarono Shin come si butta via un giocattolo di cui ci si è stufati, dirigendosi verso il tavolo da gioco con movenze feline. Un po' ci rimase male, ma per lo meno ora era libero e poteva svignarsela. Non prima, però, di essersi assicurato che anche la ragazza potesse fuggire dalle grinfie del suo aguzzino. La cortigiana con i capelli corvini, che poco prima aveva parlato con voce tanto dolce al suo orecchio, prese senza tanti complimenti il braccio della poveretta gettandola a terra. Brutta troietta, non ci provare sai? Siamo arrivate prima noi! non c'era più traccia di sensualità o delicatezza nel tono che stava usando ora. Contemporanemente la rossa, con un'acrobazia degna di una ginnasta, si gettò a capofitto tra le braccia del sunese nel posto presumibilmente lasciato libero dalla ragazza. Non perdendo neanche un istante avrebbe allargato ulteriormente l'apertura sul petto del suo kimono mettendo in mostra una porzione ancora maggiore di carne. Afferrando una mano dell'uomo l'avrebbe infilata senza esitazione sotto il tessuto. Tornando a recitare la gattina spinse il suo corpo contro quello del probabilmente sopreso ninja Non mi dica che le piacciono quelle piatte...Queste sono gli unici portafortuna di cui ha bisogno potente Hoshi-sama...

    Shin era impietrito. Ok, aveva funzionato, ma se il tipo era veramente chi affermava di essere la situazione poteva esplodere da un momento all'altro. Lentamente iniziò ad arretrare. Purtroppo per lui nella confusione non aveva ancora notato che l'attenzione della sicurazza del locale era puntata su di loro ormai da un po' e che le guardie si stavano avvicinando da ogni lato. Con lo sguardo cercò Hebiko, assicurandosi stesse bene. Ora siamo pari!
     
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