Il casinò

Free Waket-Hoshi-Historia

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    Non che si aspettasse riconoscenza, né tanto meno ringraziamenti, ma la reazione di Hebiko lasciò comunque Shin amareggiato. Sbaglio o mi ha chiamato pezzente? Forse avrebbe dovuto scusarsi lui per averla trascinata in giro per la stanza senza chiedere il suo parere, ma decise per una volta di mordersi la lingua e stare zitto. Mentre si guardava intorno, cercando al contempo di adeguarsi alle reazioni della folla e di studiare la posizione delle guardie, si voltò nuovamente nella direzione dove aveva abbandonato la ragazza. Alzò un sopracciglio, perplesso per la reazione che stava avendo alla situazione in cui erano finiti. Sembrava che fosse sul punto di collassare, tant'è che il genin sospettò soffrisse di una qualche forma di claustrofobia. Quando si avvicinò per rassicurarla, tuttavia, si rese conto che tale termine era un pallido eufemismo per descrivere la sua disperazione. Ehi calmati, tra poco saranno costretti ad aprire le porte e noi potremmo... sgranò gli occhi davanti al getto di acido, seguito dal violento accanirsi di calci contro la parete che finì col cedere ...uscire. Incredulo, Shin si battè il palmo della mano contro il viso producendo uno schiocco sordo. Sarebbe bastato resistere solamente un altro po', invece così avevano di nuovo l'attenzione di tutti puntata addosso. Grandioso, davvero un bel lavoro!


    Rimase un secondo indeciso sul da farsi, ma non ci mise molto a comprendere che non poteva rimanere lì dopo quanto era accaduto. Sospirando, si lanciò all'inseguimento della giovane, riutilizzando la sua mossa speciale per recuperare il ritardo accumulato. Con uno scatto impercettibile lasciò il casinò attraverso il varco aperto nel muro, finendo la sua corsa a pochi passi da Hebiko. Non sapeva bene se insultarla, facendole notare l'idiozia del suo gesto, se rassicurarla dicendo che l'avrebbe seguita finché non fossero stati al sicuro, oppure se minacciarla di consegnarla alle autorità per le sue malefatte. Nel dubbio, decise di stare zitto, limitandosi ad assumere un'espressione infastidita. Tsk. Dietro di loro Shin poteva percepire la presenza di un gran numero di guardie del casinò lanciate al loro inseguimento. Forse una decina, a giudicare dal rumore dei passi alle sue spalle. Maledizione, ed ora come ce ne liberiamo? Dubitava che se la sarebbe cavata professandosi semplicemente innocente, come in effetti era. Nella peggiore delle ipotesi avrebbero potuto torturarlo per estorcergli una confessione fasulla. Di certo, non sarebbe rimasto lì per scoprirlo. Stava faticando a tenere il passo della ragazza in mezzo al bosco, visto che correva decisamente più veloce di lui. Il sentiero era piuttosto oscuro, salvo sporadiche chiazze illuminate dalla tenue luce stellare che filtrava attraverso l'intrico dei rami. Ad un tratto furono spaventati da una voce che provenì inaspettata da un punto indistinto nel buio. Ripresosi dall'apprensione iniziale, che gli aveva fatto alzare la guardia pronto a ricevere un attacco, il genin si rese conto di conoscere quella voce. L'aveva udita a volume fin troppo alto per buona parte della serata, e se si trovavano lì in quel momento era di certo, senza mezzi termini, colpa sua. La luce che fece la sua comparsa nell'istante successivo dissipò ogni dubbio. Mentre accumulava una serie di domande ed improperi da rivolgere al sunese dentro la sua testa, quello trafelato iniziò a porre quesiti di cui il ninja, in tutta onesta, non colse il significato. Anzi. più insisteva, più Shin si domandava che diavolo volesse da lui. In realtà iniziava a sospettare di essere stato, in qualche modo, usato. Alla fine sbottò, senza riuscire a trattenersi oltre. Non so di cosa stia parlando e non lo voglio sapere, ora se permette me ne vad... La o si perse nel vuoto in quanto entrambi i ragazzi vennero sollevati come se fossero dei micetti dall'uomo seduto sulla nuvola. In effetti, sebbene non lo avesse notato in precedenza vista la scarsa illuminazione, il fantomatico jonin si librava a mezz'aria come se fosse la cosa più naturale del mondo. Una persona con i nervi meno saldi dei suoi si sarebbe fatta prendere dal panico, forse qualcuno avrebbe addirittura iniziato a piangere dallo spavento, quando alla completa mercé del rosso iniziarono a volare sopra gli alberi. Il foglioso si limitò ad incrociare le braccia rassegnato, fidandosi che finché avesse avuto bisogno di loro non li avrebbe lasciati cadere In che guaio sono finito? Quando atterrarono, tutto sommato delicatamente, sul tetto del casinò, Shin era sorpreso solo fino ad un certo punto. Di fatto stava venendo costretto a compiere un furto. Chi sa se, una volta catturati, gli avrebbero concesso le attenuanti. Incerto sul da farsi, guardò negli occhi Hebiko, cercandovi una risposta che non poteva trovare. Decise che avrebbe lasciato alla ragazza la decisione di come agire: lui si sarebbe limitato a seguirla per proteggerla. O per lo meno questa era migliore scusa che il suo cervello, duramente messo alla prova dal bizzarro susseguirsi di eventi, era riuscito ad elaborare.

    Nel frattempo, lontanto da occhi indiscreti, un nibbio stava viaggiando spedito verso il Villaggio della Foglia, più precisamente era diretto agli uffici dell'amministratore. Le ali dell'uccello si muovevano quel tanto che bastava per sfruttare al meglio le correnti ascensionali che lo stavano trasportando verso la meta. Gli occhi curiosi scrutavano il sottobosco, alla ricerca di pericoli. Vide un piccolo roditore correre tra l'erba alta, doveva aver percepito la sua presenza perché cambiò improvvisamente direzione per rifugiarsi in uno buco del terreno. Per sua fortuna il piccolo rapace lo ignorò: aveva un missione da compiere. Legata stretta alla zampa si trovava infatti una missiva telegrafica.

    Potenziale minaccia terroristica al casinò di Otafuku.
    Squadra Drago Verde sul posto.
    Si richiede l'intervento di una squadra di supporto.


    La squadra Drago Verde, formazione temporanea creata per quella specifica missione, era ovviamente formata da Shin Kinryu e Kei Nara. Il genin nel redigere la richiesta d'aiuto aveva calcato un po' la mano, ma conoscendo il modo di ragionare dei suoi superiori era certo che solo utilizzando toni drammatici si sarebbe avuta la loro attenzione. A quel punto non restava che aspettare che la macchina della giustizia della Foglia, ricevuto il messaggio, facesse la sua mossa.
     
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