Il casinò

Free Waket-Hoshi-Historia

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  1. Waket
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    V - Complici forzati



    Ironicamente, il silenzio di Shin, rotto da un semplice sbuffo, fu ciò che convinse Vipera a ritenerlo un valido alleato provvisorio. Avrebbe risposto con un cenno della testa, disattivando la trasformazione e incitandolo a seguirla, mentre spariva nel bosco, seppur con decine di guardie alle calcagna. Si guardava attorno di continuo, pensando ad un modo per far perdere le proprie tracce, quando si rese conto del distacco tra lei e Shin. Era troppo veloce per i suoi standard.

    Non abbiamo tempo!!

    Tornando indietro, gli prese il polso, trascinandolo con sé, cercando di farlo andare più veloce. Era il suo brusco modo per dire “ce ne andremo da qui in due, non preoccuparti”. Ma tra Otesi e Konohaniani si faticava un po’ a capirsi.
    Dopo almeno mezz’ora di fuga, una figura scura apparve dietro di loro, seguendoli a velocità impressionante; la ragazza istintivamente si portò dietro Shin a mo di protezione, avendo compreso quanto fosse più debole, quando si accorse che l’uomo misterioso era proprio il rosso, che sembrava felicissimo di averli trovati.

    ...Fisch??

    Ne lei ne il rosso ricordavano al momento del sacchettino legato alla cinta della serpe. Certo, lei era giustificata, visto lo stato di shock, l’altro un po’ meno. Mostrando i denti, senza rallentare ulteriormente la sua velocità, soffiò contro il Chikuma, furiosa.

    Quindi hai imbrogliato!! E’ tutta colpa tua se ora siamo finiti in questo casino!! Io ti ammazzo!

    Forse non era saggio minacciare così apertamente un Jonin. Forse non era il caso ribellarsi di base, dato che con una semplicità quasi imbarazzante prese i due per la collottola, agitando Hebiko che, resasi conto dell’altezza a cui erano, si attaccò come riusciva al rosso, trattenendo a stento le grida.
    Il sollievo nel sentire nuovamente un terreno stabile sotto ai loro piedi durò ben poco, poiché in breve si rese conto di essere sul tetto del casinò dal quale erano appena fuggiti.

    ...Sei un ritardato o COSA?!

    Vipera sembrava sul punto di esplodere. Gli occhi sgranati, con quella sottile pupilla, fissavano il Chikuma, mentre un’aura di morte la circondava. Si sentiva usata, e il suo piano di fuga era appena stato vanificato per colpa di quello che credeva fosse un beota, che era invece riuscito ad incastrare lei e Shin. Ancora non si rendeva conto della quantità di danni che aveva causato al casinò, tantomeno che ci fosse una lettera che ormai aveva raggiunto l’amministrazione di Konoha.
    Portò le mani sulla testa, stringendo i denti. Incrociò lo sguardo con il konohaniano che, silenzioso, pareva stesse aspettando un suo ordine qualsiasi. Resasi conto che infuriarsi non l’avrebbe portata da nessuna parte, la ragazza prese fiato, girando in tondo sul tetto dell’edificio.

    ...Senti. Io… non credo che io e lui possiamo fare un lavoro migliore di quanto non riusciresti a fare tu da solo. Ci hai dimostrato di saper usare il vento, no? Bene. Usalo e prenditi tutte le fisch che ti pare. Che aspetti?? Pensi che mandare due ragazzini al suicidio sia più efficace?! So bene come funziona in questi postacci, se ti beccano a tentare di fregarli non chiameranno la sicurezza sbattendoti fuori, no. Ti chiudono in una stanza e ti pestano a sangue finché non ti passa la voglia di imbrogliare.

    Seriosa, fissò il rosso, come se avesse dimenticato di trovarsi davanti a qualcuno che poteva schiacciarla come una formica. Se il suo discorso non sarebe bastato per convincerlo, arresa avrebbe preteso un'unica cosa.

    Se vuoi quelle fisch, collaborerai anche tu. E voglio il quaranta per cento del ricavato.

    Una pretesa non da poco. Si sarebbe voltata verso Shin, seria.

    Tu? Quanto vuoi?

    No, non scherzava. Era sinceramente convinta che anche il ragazzino volesse la sua parte di bottino. Camminando intorno ai due, sembrava aver ritrovato la calma. Forse il fatto che volesse davvero quel bottino, forse il fatto che si ricordò di possedere un sacchettino con delle fisch ma di non volerlo condividere. Se dopo quell’avventura finiva a mani vuote si sarebbe infuriata a dir poco, aveva bisogno di una piccola certezza.

    Le guardie hanno perso parecchio tempo a seguirci, abbiamo un po' di tempo. Probabilmente qualcuna è rimasta, ma l’edificio dovrebbe essere stato evacquato. Perciò, Hoshizuku.

    Indicò il “pavimento” su cui erano poggiati.

    Facci un buco. Scendiamo, raccattiamo il possibile, e poi col tuo venticello ci riporti su. Una cosa rapida. Dentro. E fuori. Intesi?

    Non avrebbe fatto altro che attendere che il rosso creasse un buco per loro per farli entrare dal soffitto, dato che le uscite ed il buco creato da lei in precedenza erano circondati dalle persone uscite di corsa dal casinò.
     
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