Ritorno dal passato

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  1. Waket
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    L’infermiera raggiunse l’Amministrazione di corsa, entrando con la busta in mano stretta a sé come un prezioso tesoro. Era chiaro si trattasse di una tirocinante, l’ansia all’ospedale l’aveva quasi fatta crollare in un pianto incontrollato, ed ora trattava quella piccola missione data dal suo superiore come se determinasse la vita o la morte del paziente. Il che, in un certo senso, non era così lontano dalla realtà. Un pochino, forse. Si parlava pur sempre di una persona senza un’identità, senza un passato.
    Con timidezza, bussò all’ufficio dell’Hokage, riprendendo fiato per un momento, gridando ancora fuori dalla porta:

    Ikigami-sama! Ho una richiesta di assistenza da parte dell’ospedale, m-mi hanno detto di dirle che è urgente.

    Ad un qualsiasi accenno di assenso, sarebbe entrata timidamente, stringendo la busta con entrambe le mani. In piedi, davanti alla scrivania, la posò con cura, balbettando insicura il discorso che le era stato preparato dal suo capo.

    E’ arrivato un ragazzo, dicendo di essere un ninja di Konoha con una grave amnesia pare ricordi solamente il suo nome. Sembra che dicesse il vero dato il suo equipaggiamento, ma quando abbiamo controllato gli archivi, ma nome, impronte e codice genetico non corrispondono a nessuno. N-non siamo stati in grado di identificarlo, così il medico curante ha chiesto a lei di verificare se facesse parte o meno di servizi segreti a lei riservati.

    Nella lettera vi era lo stesso discorso, detto con diverse parole, firmato dal dottore che si era occupato di Youkai, insieme ad una semplice descrizione del suo stato di salute e delle cure ricevute. Finito il suo discorso, l’infermiera, tremante, iniziò a sistemarsi i biondi capelli raccolti in una coda, attendendo un qualsiasi ordine da parte dell’Hokage. Guardandosi attorno, vide la sedia di fronte alla scrivania, sussultando e sedendovisi di colpo. Restare in piedi sarebbe stata una mancanza di rispetto. O forse era il contrario?
    A qualsiasi domanda di Raizen che non riguardasse le cure rivolte al ragazzo, l’infermieva avrebbe risposto con fare sinceramente pentito:

    Mi dispiace, io ho solo seguito gli ordini, il signor Tomoaki si è occupato delle ricerche con il suo team, senza risultati.

    Avrebbe atteso un po’, stringendosi le braccia. In caso di silenzi imbarazanti, la sua squillante vocina si sarebbe fatta sentire nuovamente, balbettando insicura:

    S-se permette, mi è stato dato l’ordine di tornare il prima possibile, quindi… Uhm, non voglio metterle fretta. Mi scusi.
     
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