Ritorno dal passato

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  1. Waket
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    ambientata lo stesso giorno di "tour a Konoha", sera


    Stanza, dolce stanza

    I - Visite inaspettate



    Youkai tornò all’ospedale, esausto. Gli eventi della giornata lo avevano sfinito, il suo unico desiderio era quello di piazzarsi a letto nella sua stanzetta.

    Sono riuscito a dimenticare persino di non avere un soldo. Demente. Dovrei almeno ricordarmi il presente. Sarà stata colpa di uno degli intrugli di Sanjuro, ne sono certo.

    Si lasciò cadere sul letto senza nemmeno vestirsi, chiudendo gli occhi, quando una mano bussò con cortesia alla porta, ancora aperta. Sbuffando, si mise seduto sul fianco, strofinandosi gli occhi innervosito.

    Sarà meglio che tu sia qui con qualche informazione su di me, altrimenti puoi anche tornare domattina, sono stanco mor…

    Aprendo gli occhi, si accorse che la figura che aveva davanti non era un medico, bensì l’Hokage in persona. Riconoscibile, date le numerose foto che aveva visto sui giornali e il volto scolpito sulla montagna. Scattò in piedi all’istante, iniziando a sudare freddo.

    H-Hokage!! Ehe! A rapporto! ...Uh?

    Un fiore.
    Un piccolo fiore, raccolto da una della aiuole all’entrata dell’ospedale. Un regalo di buona guarigione.
    L’unico che Youkai avesse ricevuto.
    Insicuro sul dafarsi, guardando in giro per la stanza gli cadde sotto gli occhi il bicchiere di fianco al comodino. Lo prese, porgendolo al colosso.

    Tiè, mettilo qua.

    Lo fissò per qualche secondo, sghignazzando allegro.

    Eheh. Ora ho anche io un regalo di pronta guarigione, dall’Hokage in persona!

    Raizen avrebbe notato come la stanza fosse prima di qualsiasi cosa potesse sembrare personale del ninja. Non vi erano altri doni o bigliettini di augurio, solamente un giornale scarabocchiato offerto dall’ospedale, di fianco al bicchiere. Nient’altro.
    All’udire per l’ennesima volta la frase sulla ricerca della sua identità, fece roteare gli occhi, evidentemente scocciato, rispondendo quasi per inerzia:

    Sì, sì, ho capito, è inutile che continuiate a ripeterlo, o mi dite cosa avete trovato altrimenti non ditemi nulla.

    Sussultò, rendendosi conto della sua arroganza, ingiustificata vista la gentilezza col quale si era presentato l’altro. Teso, portò una mano ad accarezzarsi il collo, abbassando lo sguardo.

    Scusa. Voglio dire, m-mi scusi, Hokage-sama. Sento frasi simili di continuo, sono solo un po’ irritato da tutta questa faccenda.

    Sperando di poter chiudere lì quel discorso, si mise seduto sul fianco del letto, poggiando il bicchiere sul comodino. Avendo ascoltato le altre domande, ricoprì le proprie mani di chakra violaceo, mostrandogli orgoglioso i suoi progressi con lo sciamano.

    Guarda qua! Sono un esperto nell’impasto del chakra, eheh! Sono sopravvissuto ad uno stramboide di Genosha. Beh, in realtà è stato lui a salvarmi, ma i suoi metodi curativi erano… Ugh. Non lo so. So che mi ha fatto venire un febbrone da cavallo, e usava un intruglio di fango per disinfettarmi le ferite. Ho dovuto usare dei vermi per curarmi. Vermi!! Però è riuscito ad insegnarmi ad usare di nuovo il chakra. Solo le basi, ma è qualcosa. E nel combattimento me la cavo. Voglio dire, ho ucciso un lupo. Guarda qua, ho ancora i segni del suo morso.

    Indicò fieramente delle cicatrici leggerissime sulla spalla, scoprendola per un istante. Le domande dell’Hokage avevano scatenato la sua parlantina, non aveva ancora raccontato a nessun konohaniano della sua avventura, ed aveva colto l’occasione con lui. Con un sospiro, concluse il discorso, facendo spallucce.

    Ora sto bene. Ricordo solo poche tecniche, mi sono uscite istintivamente durante gli allenamenti. Un colpo di fortuna, presumo. I medici però dicono che sono in salute, se continuo pian piano potrei ricordarmele tutte.

    Aveva gesticolato per tutto il tempo con le mani circondate da chakra, parlando all'Hokage con tono amichevole, più che con un tono adatto ad un capovillaggio. Lo dissolse, guardandosi in giro, leggermente a disagio. Era di fronte al pezzo grosso del villaggio, consapevole di essere in quelle condizioni a causa di una missione fallita. Il ricordo della lama che lo trapassava lo fece rabbrividire per un momento.

    Raizen, vero?

    Intervenne, bloccando la sua stessa scia di pensieri.

    Ho letto il tuo nome su un giornale. Ti ho rovinato la presentazione, eh? Non ricordo il cognome… Origami, forse? Mi chiamo Youkai. Kuroi Youkai. Figa, la tua uniforme. Spero di averne una simile in casa mia.

    Già, perché non avendo un identità non aveva nemmeno una casa in cui tornare, e non aveva idea di chi potesse essere la sua famiglia, sempre che ne avesse una, dato il numero di ninja orfani.
     
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