Ritorno dal passato

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  1. Waket
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    Ricordi superstiti

    VI - Mai sottovalutare l'avversario



    Le provocazioni di Raizen non ebbero molto effetto sull’albino, che avrebbe preso quelle minacce come una sfida: sbeffeggiarlo il più possibile fino a trovare il limite e, una volta superato, non farsi trovare. Era ancora troppo debole per riuscire nel suo intento, avrebbe pazientato un po’ prima di proporre uno scherzetto rischioso all’Hokage.
    Si emozionò quando vide la mano del demone prendere forma, senza ovviamente riconoscere cosa fosse: Youkai ancora non ricordava la storia dei demoni, nessuno si era preso la briga di raccontargliela, perciò demoni o jinchuuriki erano un mistero per lui.

    Woah! Ey, quello me lo devi insegnare assolutamente!! Prima mi allenerò un po’, ma poi verrò a cercarti e mi tramanderai quella tecnica!

    I suoi occhi ricchi di aspettative non avrebbero accettato un no come risposta.



    Seguì il Colosso fino alla casa dell’uomo che avrebbe dovuto aiutarlo, aspettandosi un ninja tutto d’un pezzo, elegante, magari con piccoli dettagli che gli avrebbero ricordato il suo lato artistico. Si mostrò sorpreso quando vide che abitava in un semplice appartamentino come quello destinato a lui.

    Magari si è affezionato alla casa e ha decorato l’interno particolarmente lussuoso. Vediamo come vivono i ninja elite della foglia!

    Quando entrò, sbattè più volte gli occhi cercando di vedere in mezzo all’oscurità, illuminata solo dallo schermo di quello che era una tv o un computer. I passi di entrambi vennero accompagnati da un “crock” costante, dato da scatole o avanzi che ricoprivano il pavimento come una moquette. Youkai rabbrividì, a dir poco deluso.
    Ne seguì una litigata tra i due, durante la quale il giovane si fece piccolo piccolo dietro Raizen, senza nemmeno degnarsi di presentarsi a dovere, difficile dire se fosse intimidito dalla furia dell’Hokage o nel sapere di dover farsi frugare nel cervello da un tizio del genere. Si distrasse guardandosi attorno, prendendo in mano uno fra i tanti modellini che c’erano in giro, stranamente puliti e ben curati confronto a tutto il resto della stanza, inquilino compreso.

    Un guerriero a cavallo di un drago… Figo! ...Quella è una donna in costume?

    Le grida di Raizen date dalla sgridata sulla scarsa vita sociale del manipolatore d’inchiostro spaventarono il giovane, che lasciò cadere la figurina che teneva in mano, tornando dietro all’Hokage a ripararsi dalla sua furia. Mentre la faccia delusa e preoccupata di Seigan fissava le sue preziose statuette finite a terra a far compagnia agli avanzi, Youkai si avvicinò intimorito alla sedia improvvisata, facendosi piccolo piccolo e sedendovisi con cautela, come se rischiasse di far esplodere qualcosa. Un brivido gli percorse la schiena quando la mano sudaticcia dell’uomo gli toccò i capelli. Stava iniziando a frugare nella sua mente.

    Non pensare al suo sudore, non pensare al suo sudore, non pensare…

    Deglutì, concentrandosi sullo scopo per il quale erano venuti. Fece una piccola premessa.

    Ho… ho un problema con la memoria. Dovrò partire dall’inizio, per arrivare al volto mi ci vorrà un po’. Mi concentro meglio se parlo, quindi… non interrompetemi per favore. Non vorrei rischiare di dimenticarlo.

    Chiuse gli occhi, focalizzandosi sui suoi ricordi antecendenti al coma.

    Non ricordo com’è iniziata la battaglia.

    Raizen sarebbe stato all’oscuro dalle immagini nella sua testa, ma Seigan avrebbe potuto notare tutto nei minimi particolari. Due figure, una nera e una rossa, che danzavano in quel paesaggio innevato. Entrambi completamente mascherati, entrambi con un’unico scopo: eliminare l’avversario una volta per tutte. E così proseguiva quella danza mortale, dove l'assassinozed si era creato un vantaggio.

    Ricordo però che ero particolarmente cauto. La zona era ricoperta di trappole, queste ultime ricoperte dalla neve. Sembrava che sapesse che lo avrei attaccato in quel punto. Credo mi avesse teso un’imboscata.

    I ricordi proseguivano, con le lame che scintillavano al contatto, affamate di sangue. Ad un certo punto, le immagini si fecero ancora più nitide, e l’assassino sembrò compiere un passo falso.

    Nonostante indossasse la maschera, avevo quasi la sensazione che si fosse spaventato. Si era scoperto troppo. Ed io non persi tempo, ed affondai la mia spada nel suo petto.

    Un colpo andato a segno. Una nube di fumo nero che sii dissolse.

    Era il bersaglio sbagliato. Nell’istante dopo… Sentii una lama gelida perforarmi il petto.

    Youkai strinse la mano nel punto della ferita, dove, nascosta dai vestiti, vi era una cicatrice, ricordo indelebile del suo fallimento.

    Non riuscii nemmeno a gridare. La voce mi si spezzò in gola. Probabilmente durò pochi istanti, che sembravano non finire mai. Mi gettò a terra, lasciando che la forza di gravità facesse scivolare il mio corpo sulla neve.

    Supino, con la testa immersa nella neve. Neve che presto si colorò di rosso, mentre i lenti passi dell’assassino si portavano davanti a lui, che gli si chinò di fronte.

    Sentiì la sua mano afferrarmi la testa. Mi alzò il viso, e con inaspettata delicatezza, mi tolse la maschera che indossavo, guardandomi in faccia. Le orecchie mi fischiavano, non ricordo se mi disse qualcosa. Mi sforzai di non chiudere gli occhi. La vista si stava appannando. Non volevo arrendermi, non accettavo la mia sconfitta. Poi mi colse nuovamente alla sprovvista.

    L’assassino si tolse la maschera, permettendo alla sua vittima di vedere il suo volto, per la prima e, credeva, ultma volta.

    ...No. Non potrei mai dimenticare quel volto.

    Un uomotumblr_ncju5ciqVs1tf5d1lo1_500, non doveva aver più di 27 anni. Un volto segnato dalle battaglie. Cicatrici indelebili ricoprivano il suo volto, i pochi ricordi rimasti non gli permettevano di capire se fosse lui la causa di quei segni, se fossero rivali da parecchio tempo. Il volto, squadrato, faceva da cornice ad un sorriso soddisfatto, che ammirava il lavoro svolto. Poi, la mano lasciò la presa: lasciando che il viso del giovane ninja in fin di vita cadesse nella neve sporca di sangue, ormai inerme ed incapace di reagire.

    L’unica cosa che portò con se fu la mia maschera. Forse un trofeo... Ma a me lasciò il ricordo della sua identità. Non lascerò impunito questo suo errore.

    Youkai rimase sul comodino, teso come una corda di violino, con le mani strette a pugno. Sembrava furioso, per il suo fallimento, ma determinato per quell’occasione irripetibile. Era quasi irriconoscibile, il suo volto si fece serio, lo Youkai che Raizen aveva appena conosciuto non rispecchiava ciò che poteva vedere in quel momento. L’albino attese pazientemente che l’inchiostratore finisse il suo lavoro, concentrandosi sul momento in cui l’assassino si tolse la maschera. Momento che lo avrebbe probabilmente perseguitato per parecchio tempo.
     
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