Il Tempio dell'Unico Credo

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  1. Manu ©
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    Un barbone in spedizione




    Il ritorno di Hamano alle attività di shinobi per il villaggio della sabbia era passato piuttosto in sordina. Certo, ora stava meglio di qualche tempo fa, dove le sue unica attività era quella di sopravvivere alla giornata senza fare niente, tormentato da una depressione da cui faceva ancora fatica a liberarsene, ma non si poteva dire che con il ritorno di Hamano ci fossero stati dei cambiamenti importanti per il villaggio. Tecnicamente parlando era ancora sotto osservazione e quindi i suoi vecchi ruoli di guardiano delle mura e membro dei Sand Scorpion non gli erano ancora stati riaffidati. In sostanza era disoccupato.
    Quindi quando sentì di questo importante evento dove le maggiori religioni si sarebbero riunite per venerare quello che sul pregiato pezzo di carta era definito come "unico dio" ad Hamano passò per la testa che forse un viaggio al di fuori di Suna, in quel momento particolare della sua vita, potesse solo che fargli del bene.
    C'era un problema però, di natura economica.
    Hamano era senza un soldo.
    Un vero e proprio barbone.
    In realtà di soldi ce n'erano, ma erano tutti sul fondo di risparmio per farsi costruire un nuovo braccio dato che il suo corpo aveva rigettato l'ultima protesi, e quelle robe costano un occhio della testa. Hamano non si era messo di certo a mangiare dalla spazzatura e a vivere in un angolo delle strade di Suna solo per spendere soldi per una vacanza. Non avendo un braccio poi non poteva nemmeno prendere una barca a remi da solo, a meno di voler girare in tondo sull'acqua per un per un tempo indefinito.
    Quindi aveva una sola opzione.

    [...]

    Tutte le imbarcazioni per l'isola prevedevano una certa somma da pagare per poter usufruire del passaggio, ma questo prezzo andava notevolmente a ridursi se si mandavano al paese tutte le comodità e ci si accontentava di un posto in stiva insieme al bestiame.
    Ad un prezzo praticamente stracciato Hamano era riuscito a trovare posto accanto ad una piccola mandria di mucche all'interno di una grande barca per trasporti bestiame.
    Gli spazi erano angusti, nell'aria c'era odore di letame, probabilmente c'era anche il rischio di prendersi delle malattie sconosciute, ma se non altro aveva risparmiato un sacco di soldi per il viaggio.
    Il viaggio sembrava anche tranquillo. Niente persone indesiderate, niente mocciosi schiamazzanti, solo lui e tantissimi animali probabilmente destinati al macello sul fondo di una nave malridotta diretta lontanissimo dalla sua casa. Tutto sommato gli era andata bene.

    [...]

    Dopo un imprecisato numero di ore finalmente Hamano era riuscito ad arrivare alla sua destinazione. Ma se durante il viaggio era bello tranquillo e tutto sommato rilassato come poche volte gli era capitato di essere, adesso il suo volto era una maschera di orrore e angoscia.
    Aveva fatto male i conti e quei pochi spiccioli che aveva non bastavano per pagarsi il viaggio di ritorno. In sostanza era su un'isola lontana da casa con pochissimi soldi. Inoltre, con il viaggio appena affrontato, puzzava come una vecchia scrofa, e il suo abbigliamento, un vecchissimo mantello rattoppato che copriva ulteriori vestiti messi ancora peggio, gli davano l'aria completa del barbone mendicante. Non fosse per la sua fidata arma, una nodaichi di un metro e ottanta che faceva capolino dal mantello, chiunque lo avrebbe scambiato per un disgraziato con il quale non avere a che fare. Di certo con quell'aspetto non rendeva onore al suo clan né tanto meno al suo villaggio.


    [...]

    Hamano ci stava provando a godersi il viaggio, ad ammirare il panorama di quel luogo quasi incantato e di mettersi in pace con sé stesso e con i suoi demoni interiori, ma l'idea di non far più ritorno a Suna per una mera questione economica gli stava monopolizzando la testa, con una vocina stridula e petulante che lo sgridava di quell'ennesima scelta di vita sbagliata.
    Di conseguenza il ragazzo viaggiava con un'andatura da ubriaco, ciondolando a destra e a sinistra ed ignorando chiunque attorno a lui.
    -Senza soldi, sono un disonore, faccio schifo, che vergogna, che umiliazione, sono un idiota, sono senza speranza..- Hamano continuava a recitare quella cantilena tenendo lo sguardo fisso sui suoi piedi, totalmente incapace di pensare ad una soluzione al suo problema.
    Sarebbe stato capace di continuare così all'infinito ma improvvisamente si sentì afferrare con violenza il mantello all'altezza del petto. Già quel cencio di vestito stava su per miracolo e infatti quello strattone fu sufficiente a strappargli completamente il mantello con un sonoro strap, facendo cadere rovinosamente ad Hamano, mostrando al resto delle persone i suoi abiti indecorosi ed il vistoso moncherino al braccio sinistro. Per qualche momento l'Iga rimase steso a terra a rimuginare ancora sulla sua situazione-Ecco, la terra è il posto migliore per il verme che sono-, per poi mettersi seduto, senza rialzarsi.
    Sinceramente non sapeva ciò che era successo, cosa aveva causato quella situazione, cosa quel tizio volesse da lui, ma sapeva che in quella situazione poteva fare una sola cosa per la situazione in cui si era cacciato. Alzò il braccio sano verso l'uomo, porgendo il palmo della mano.
    -Oh zio, non è che c'hai qualche spiccio?-

     
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