Il Risveglio della Terza Cavia

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  1. Luis
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    Oto, sounds Good

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    Nobuo
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    Per la prima volta sveglio


    L'espressione sul volto dell'uomo sembrò congelarsi nel momento in cui Eiatsu cominciò a frugare nella sua mente, in cerca di risposte che Nobuo non poteva dare coscientemente, per la prima volta egli stesso avrebbe visto per davvero la sua vita. Quando l'eliminatore terminò la sua indagine, Nobuo ancora non accennò una singola reazione: era stato messo davanti l'evidenza della sua natura semi-artificiale, al fatto che non aveva mai respirato l'aria come stava facendo in quel momento e come invece ricordava di aver fatto nella sua vita fittizia; aveva assistito a qualcosa che avrebbe scosso anche la mente più forte, che avrebbe potuto senza alcuno sforzo portare alla follia. Aveva forse bisogno di metabolizzare con più calma la questione? Qualche attimo più tardi tornò ad aprire gli occhi, l'espressione apatica non lasciava intendere nulla di quelli che ora erano i suoi pensieri. Alla richiesta di rinnovare il suo voto di fedeltà al Suono accennò un sogghigno Rinnovare?! Cerchiamo di capirci... il tono era dannatamente serio Non ho nulla da rinnovare o promettere una seconda volta. La vita che mi è stata donata non mi appartiene... io sono il Figlio concepito dai due più grandi ninja di Oto, sono parte di questo villaggio come la terra su cui sorge e sotto cui si ramifica. Un Figlio del Suono non ha bisogno di essere leale ad Oto poichè è una parte dello stesso. A tratti inquietante, non si poteva leggere il minimo tentennamento nel proclamarsi una parte del villaggio del Suono, come se si stesse riferendo a se stesso al pari di un semplice ed anonimo mattone delle mura che difendevano Oto. Nobuo non aveva bisogno di accettare la realtà dei fatti, era lampante e forse era anche facile intuire che si trattava di una semplice misura di sicurezza indotta dallo stesso genjutsu (o forse una qualche altra arte ninja) in cui aveva vissuto tutte quelle decadi, non era nemmeno così anomalo pensare che la Serpe avesse preso delle precauzioni proprio al fine di preservare l'integrità mentale del soggetto di un esperimento tanto singolare e prezioso una volta che si fosse destato, forzandolo fin dalla sua creazione al sentimento di appartenenza di cui era intriso in ogni sua fibra. Nobuo non poteva tradire Oto perchè era come immaginare per una qualsiasi altra persona di tradire se stessa. Semplicemente impossibile.
    Si mise a sedere quando i rettili che lo costringevano all'immobilità tornarono dalla loro padrona, rifiutando con un gesto deciso della mano il bicchiere che gli veniva porto. Non ho bisogno di alcun medicinale, il sigillo sta ripristinando senza alcun problema tutte le funzionalità del mio organismo... sempre che tu non voglia drogarmi, donna. sorrise malizioso, padrone di una sicurezza che forse non sarebbe stata ben vista dal demone che aveva gestito il villaggio con pugno di ferro e terrore. Qualsiasi cosa vogliate da me vi pregherei di sbrigarvi, ho voglia di vedere il Mondo! Si poteva definire grottesco l'atteggiamento del ninja, a tratti serio e privo di emozioni e d'un tratto spigliato e fin troppo confidente nella propria persona ed agli occhi di uno studioso, attenti ad ogni dettaglio, si poteva leggere una sorta di "programmazione" che interveniva ogni qual volta si facesse riferimento al legame che aveva con il villaggio.

    Se il duo di medici non avesse avuto nulla da ridire, Nobuo si sarebbe fatto condurre nella seconda sala dove -per certi versi- sembrò di rivedere il paesaggio che poteva ammirare dalla sua ampolla ed un'aria nostalgica gli si dipinse in volto. Casa dolce casa! prese a girare per i banchi, scrutando con interesse gli innumerevoli contenitori e strumenti da laboratorio che vi erano appoggiati, simile ad un fanciullo che scopre per la prima volta nuovi giochi li osservava, toccava e maneggiava, eppure le iridi nere avevano una luce diversa, l'occhio esperto di chi sa cosa sta guardando. Sembra non sia cambiato molto, in questi anni... eppure è tutto così diverso. Questo non è il laboratorio in cui sono nato, vero?! Non si curò di ascoltare la risposta, tornando a vagare per la stanza. Voglio imparare la stessa arte di quella donna, del sommo Orochimaru... voglio padroneggiare le hebiton. Puoi farlo? Puoi insegnarmelo? Parlava chiaramente con Eiatsu, ma non lo guardava in volto intento ancora a curiosare per il laboratorio. In cambio potrei aiutarti qui, lo Yakushi mi ha fornito molte nozioni in campo medico e sono certo di potermi rendere utile anche con altro... ehi... Si soffermò davanti ad una piccola vasca in cui erano contenute in sospensione quelle che assomigliavano a delle costole, ma dalle dimensioni decisamente maggiori ed affilate su un lato. Queste mi sembra di averle già viste...
     
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