Il Tempio Segreto di Inari

Addestramento Contratto Kitsune

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    Pesatura del cuore

    Contratto Kitsune - post 6



    Tutti nella sala furono scossi dal racconto della ragazza volpe, non ultimo l'anziano custode del santuario. Avvicinandosi a Shin lo fissò intensamente negli occhi, come se gli stesse leggendo dentro. Pronunciando parole che mai il giovane si sarebbe sognato di udire, si volse verso l'otese che era con lui. Qual'era il senso dietro quella intimidazione? Cosa nascondeva di così grave Kato nel suo passato? Con questi interrogativi nel cuore lasciò che la volpe lo allontanasse. Una volta fuori di lì ci sarebbe stato tempo per chiarire ogni cosa, se l'amico lo avesse voluto.

    Il religioso tornò a rivolgersi al foglioso. Per la prima volta sentendosi accettato, o per lo meno sopportato, gli rispose con un sorriso enigmatico. Ha mai avuto la sensazione di dover fare assolutamente qualcosa, pur senza nessuna ragione logica? Ebbene, la mia cerca è iniziata proprio così, che ci creda o meno. Ho avuto il medaglione con me fin dal giorno della mia nascita, ma solamente dopo essere diventato uno shinobi ho sentito l'impulso di scoprirne l'orgine. Era qualcosa che andava fatta, semplicemente. Le sue parole suonavano sincere. Anche da piccolo si era chiesto l'origine dello strano monile che portava al collo, ma solo recentemente quel quesito era diventato un chiodo fisso nella sua mente. Non vorrei sembrarle blasfemo, ma immagino sia la stessa sensazione provata dagli dei quando qualcuno ripete incessantemente la stessa preghiera. Il suo sguardo cadde sulla kitsune a terra, accudita dalle sacerdotesse. Ora che ho scoperto la verità posso formulare un'ipotesi. Anzu potrebbe aver percepito che finalmente era entrata in contatto con qualcuno che potesse rispondere al suo desiderio incoscio di tornare a casa e si è in un certo senso risvegliata. Vede, nessuno dei miei predecessori era un combattente, tanto meno uno shinobi. Probabilmente, alla lunga, è riuscita a insediare questo pensiero nella mia testa. Se dovessi scommettere direi che è andata così. Osservò la reazione della vecchia volpe. Che gli credesse o meno era irrillevante, lui sapeva di essere nel giusto. Certo, fin da piccolo ho sempre voluto scoprire di più riguardo la storia della mia famiglia prima di giungere nel Paese del Fuoco, ma l'argomento è tabù. Forse anche questo ha giocato la sua parte. In fin dei conti l'amuleto era uno dei pochi indizi concreti a mia disposizione su cui lavorare. Aggiunse tale spiegazione quasi d'improvviso, come se gli fosse sovvenuta in mente solamente in quel momento. Probabilmente l'una e l'altra avevano finito per intrecciarsi, rafforzandosi a vicenda, fino a rendere salda la sua decisione di partire per scoprire tutta la verità. E alla fine ce l'aveva fatta.

    A quel punto la kitsune avrebbe proposto al ragazzo di rinnovare l'antico accordo tra la loro razza e la famiglia Kinryu. Shin fu preso in contropiede dal suo discorso. Non era certo giunto sul monte Yume con quello scopo. A dire la verità non sarebbe neppure riuscito a immaginarselo quando era partito per portare a termine la sua ricerca. Come era naturale quindi si prese del tempo per pensarci bene, soppesando quanto il vegliardo gli aveva detto. Quando finalmente ebbe preso la sua decisione, annuì. Per me è un onore essere scelto dalle nobili volpi di Inari. Riallaccerò il nostro legame, continuando la tradizione del mio clan. Giuro solennemente che non vi chiederò mai di agire per il male, ma di sostenermi solo per conseguire il bene. Per dimostrarvelo sono pronto a sottopormi al rituale, procediamo pure. Fece un passo avanti, pronto a seguire le istruzioni. Nei suoi occhi si poteva scorgere solo determinazione. Avebbe messo in gioco la sua vita per qualcosa di così importante. Voleva restituire a quegli esseri la fiducia negli umani, non importava se per farlo doveva essere lui a pagarne il prezzo.

    Shin si inginocchiò dove gli era stato indicato. Intorno a lui si posizionarono quattro sacerdotesse che, con un gesto secco, ersero intorno a lui una barriera di chakra. Con movimenti ritmici dei bastoni sacri i sacerdoti alle loro spalle, guidati dall'anziano, diedero avvio al rito. Lo spazio intorno al ragazzo fu riempito da una fiamma di un colore candido, immacolato, che lo avvolgeva senza recargli danno. Il Kinryu chiuse gli occhi, in attesa. Spinto dalla situazione, quasi senza accorgersene, iniziò a ricordare tutto ciò che lo aveva spinto ad arrivare lì, a scegliere la strada del ninja, quali fossero le sue motivazioni, i suoi sogni. Si interrogò se fosse veramente degno di ricevere aiuto da quelle creature quasi divine, ripassando i suoi meriti e le sue colpe allo stesso modo di un esame di coscienza.

    Lui aveva scelto di essere un ninja per poter diventare più forte, semplicemente. Ma non voleva il potere per sé, la fama, o la ricchezza. Il suo unico desiderio, quello che realmente albergava nel suo cuore, era difendere tutto ciò a cui teneva. La sua famiglia in primis, soprattutto l'adorata sorella Hina, coloro che nel tempo aveva imparato a chiamare amici, ossia il tesoro più prezioso che potesse desiderare, ed infine il proprio Villaggio e il Paese che li aveva accolti quando il suo clan era stato costretto ad abbandonare la loro patria. Mai più, si era ripromesso, mai più i Kinryu sarebbero fuggiti. Shin voleva diventare più forte solamente per questo motivo, per impedire che la sofferenza e il dolore che li aveva travolti in passato si ripetesse. Avrebbe combattuto fino all'ultimo respiro per proteggere la pace in cui il suo piccolo mondo si trovava. Non era un compito facile: nonostante le apparenze era consapevole che nuvole nere si accumulavano all'orizzonte e presto ci sarebbe stato bisogno di combattere per garantirsi il diritto a vivere tranquilli. Era il suo credo ninja. Questo era tutto ciò che stava nel suo cuore, niente di più, niente di meno. Non vi albergavano né ambizione, né invidia, né ira, né sete di sangue. Aveva sempre portato rispetto per gli sconfitti, trattenuto la sua mano dallo sferrare il colpo mortale dove non fosse necessario, ricercato il dialogo, aiutato un amico in difficoltà. Aveva anche lui i suoi piccoli difetti, i suoi scatti di rabbia, le sue dimenticanze, le piccole rivalità e gelosie, e sarebbe stato strano il contrario: non sarebbe stato umano altrimenti. Quando giungeva il momento di compiere una scelta tuttavia la sua testa lo guidava sempre verso il bene maggiore.

    Mentre attendeva in religioso silenzio il suo fato si raccolse in un'umile preghiera. Ti prego Inari, accetta questo peccatore e illumina i miei passi, perché sia degno della forza che mi concedi. Sorreggi la mia mano quando agisce per il bene e trattienila da fare del male. Congiunse i palmi, inviando la sua supplica al kami.

     
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