Il Tempio Segreto di Inari

Addestramento Contratto Kitsune

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    Contratto Kitsune - post 7



    Shin riaprì gli occhi nell'istante in cui il velo intorno a sé veniva squarciato, andando a disperdersi nell'aria in tanti piccoli frammenti, come una pioggia di stelle cadenti che scompaiono nella notte prima di raggiungere terra. Il dio aveva accolto la sua preghiera, era stato giudicato degno.

    L'anziano sacerdote gli si fece incontro. Tra le sue mani comparve un voluminoso rotolo riccamente istoriato. Dava l'aria di essere molto antico, ma allo stesso tempo risultava conservato con cura. Il giovane non ebbe dubbi che, anche negli anni di ritiro dal mondo delle volpi, quelle lo avessero custodito gelosamente, prezioso tra i tesori. Sciogliendo il laccio che lo teneva chiuso la kitsune dette modo allo shinobi di consultarne il contenuto. L'emozione era palpabile mentre faceva scorrere lo sguardo sui nomi dei suoi antenati, nobili uomini che non aveva mai conosciuto, ma uniti a lui dal sangue e dal patto che si accingeva a sottoscrivere.



    Di fianco a lui comparve una servitrice del tempio. Tra le mani reggeva un vassoio, sul quale era posato un elaborato pugnale rituale. Shin guardò il cerimoniere e, deciso, impugnò l'arma con la destra. Trattenendo il respiro e serrando la mascella, affinché nessun gemito gli sfuggisse, passo il filo della lama sul palmo dell'altra mano, procurandosi una ferita superficiale, ma zampillante. Senza tentennamenti riconsegnò l'arma alla donna, che si ritrasse, e strinse il pugno, facendo colare alcune gocce di sangue sulla pergamena. Le usò per tracciare con l'indice il suo nome sul rotolo, lasciando in fondo lo stampo dei cinque polpastrelli, come tutti coloro che lo avevano preceduto. Il clan Kinryu e il clan delle kitsune fedeli ad Inari erano nuovamente una cosa sola. Alzandosi in piedi, ripetè con voce ferma le parole suggeritegli dal saggio, in modo che tutti all'interno del tempio potessero udirle. Io, Shin Kinryu, giuro di seguire le Volontà di Inari, giuro di seguire il Bene e perseguire le manifestazioni del Male. E giuro, insieme ai miei fratelli Kitsune, di rispettare le genti e i popoli e di difenderli al pieno delle mie possibilità. Che mai questo giorno e questa promessa venga a meno. Era uno di quei momenti trascendenti che un uomo fortunato può elencare con le dita di una mano. Il tempo sembrava fermo in quel luogo dove la presenza della divinità era quasi tangibile. Nel silenzio più profondo una brezza leggera scompigliò i capelli del ragazzo e il pelo delle volpi, proveniente da chi sà quale pertugio. Forse era un segno che il kami aveva ascoltato la sua promessa. Nello stesso istante parte del sangue presente sul foglio si cristallizzò in un piccolo ciondolo a forma di goccia, che l'anziana volpe porse al ragazzo. Prendendo la corda che era stata della moneta lo trasformò in una collana e la indossò, facendo in modo che pendesse di fronte al cuore. Poi vi mise sopra una mano aperta, mormorando una sommessa preghiera. La luce di Inari illumini il mio cammino. Che il mio spirito possa rimanere puro. Detto ciò seguì la volpe, uscendo nel piazzale del tempio.

    Rivolse un'occhiata rapida a Kato, sorridendo imbarazzato. Dopo tutta la strada che avevano fatto insieme si sentiva in colpa vedendolo relegato in un angolo lontano in quei momenti tanto importanti per il Kinryu. Avrebbero avuto modo di parlarsi una volta lasciato il santuario: voleva conoscere meglio il suo compagno d'avventura, andare oltre le semplici chiacchere di circostanza, così superficiali. Ma avrebbe dovuto attendere, doveva concentrarsi per stabilire il contatto alfa con quelle creature. Prese un paio di respiri profondi. Sapeva che doveva dosare in modo corretto il proprio chakra, armonizzandolo con quello della volpe che intendeva richiamare, ma essendo per lui la prima volta sarebbe dovuto andare per tentativi. Nonostante la sua volontà fosse ferma, l'essere osservato da così tanti occhi lo metteva in soggezione. Non credeva che lo avrebbero giudicato, ma comunque non poteva certo rilassarsi. Aspettare non sarebbe servito a nulla, non se ne sarebbero certo andati finché non avesse terminato la cerimonia. Senza pensarci ulteriormente sopra passò il pollice destro sul taglio sfruttando il sangue che ancora usciva a piccole gocce dalla mano lesa per stabilire il legame, quindi compose le posizioni magiche necessarie, appoggiando infine il palmo a terra con forza. Percepì chiaramente la distorsione dello spazio generata dal jutsu e capì che doveva aver funzionato quando, dal piccolo sbuffo di fumo generato dalla corrente di chakra, vide comparire una volpe di taglia media, ma dotata di numerose code.



    Con sguardo vigile la kitsune osservò gli astanti, fermandosi infine sul giovane che aveva di fronte. Quando aprì bocca, tuttavia, si rivolse all'anziano sacerdote. Vecchio, cosa significa tutto ciò? Il saggio si fece avanti, spiegandogli la situazione. Quasi tutte le volpi che componevano il clan non erano mai state legate ad un umano, quindi la loro sorpresa era più che giustificabile. Intimò anche a tutti i presenti di spargere la notizia, affinché nessuno della loro famiglia si sottraesse all'impegno che avevano stretto quel giorno. La giovane volpe tornò a concentrarsi sullo shinobi. Stando così le cose, immagino che dovrei almeno presentarmi. Il mio nome è Yukichi. Sorridendo, il ragazzo si presentò a sua volta con un lieve inchino. Shin, Shin Kinryu. Onorato.

     
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