Quanti piccoli gagni

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  1. lNearl
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    L'ultimo periodo era stato pieno di novità e di avventure particolarmente focose ed emozionanti. Al di là dell'aver affrontato una missione pazzesca assieme ad alcuni degli shinobi più forti del mondo conosciuto, ero riuscito ad entrare nella squadra speciale del villaggio e nel recupero dei famosi sassi di suna : i Kiseki.
    Non potevo certo dire di non essere contento dell'andamento delle cose, finalmente stavo avendo successo nelle missioni che mi erano state affidate e finalmente l'elitè della sabbia iniziava a fidarsi di me. D'altra parte, proprio sul versante delle missioni che stavo compiendo iniziavano a verificarsi i primi problemi. I corvi rossi non bussavano alla mia finestra da mesi ormai, e l'idea di abbandono iniziava a farsi sempre più spazio nella mia piccola mente fanciulla. Desideroso di avere un senso d'appartenenza, iniziai con ossessione a muovermi all'interno della squadra speciale. Il mio essere era però chiuso in due diverse esigenze, da un lato volevo continuare a mettermi in mostra, uscire allo scoperto ed andare a caccia di banditi, dall'altro avevo la necessità di aggirarmi il meno possibile per le strade del villaggio. Per quanto mi stessi ricostruendo una reputazione, in alcune strade di Suna i genitori mi inveivano contro e prendevano le scope quando mi vedevano. Il mio passato da bambino guastafeste non si poteva certo insabbiare nell'arco di qualche mese, e di conseguenza uscire e sentirmi nuovamente addosso quelle sensazioni mi rendeva inquieto.
    Sentivo dentro di me un malumore crescente, che con mia grande costernazione si era manifestato nelle vecchie forme. Recentemente avevo avuto di nuovo alcune forme di strana pazzia, di quella pazzia che pensavo di aver seppellito nel sangue dei miei genitori, e che tornava invece a bussare. Lei, invece dei corvi dal becco rosso.
    Ad ogni modo, fui particolarmente contento quando mi venne affidata dall'accademia una nuova missione proprio all'interno delle mura di casa. Ad accompagnarmi ci sarebbe stato un tal " atem ishtar " , un cadetto del quale sarei stato responsabile.


    Bene, anche qui non sarà facile. una missione in se e per se è una cosa alla mia portata, quale che ne sia la sfida, me gestire un cadetto potrebbe essere difficile...

    Indubbiamente i miei problemi nel gestire le relazioni interpersonali erano fortemente diminuiti, ma continuavo ad essere risentito nei confronti del resto del mondo. La missiva diceva che c'erano degli strani movimenti nella zona a sud di Sunagakura. Veniva messa in rilievo la possibilità che si stesse formando una nuova associazione di criminali di piccola o piccolissima entità. C'erano state un crescendo di segnalazioni di piccolissimi furti, in casa e con strappo. Molti crimini di piccolissimo rilievo, come leggere colluttazioni o scazzottate, tutte concentrare nella zona adiacente alla " Taverna del bue Nero". L'idea di base del burocrate che si stava occupando della faccenda era che l'oste della taverna avesse messo su una sala nella quale si giocava d'azzardo e nella quale venivano organizzati alcuni scontri clandestini. Questo, secondo il luminare burocrate, aveva portato il concentrarsi dei malavitosi del villaggio in quella zona, con naturale aumento di crimini. In effetti, sempre secondo le statistiche che lui aveva a disposizione, mentre i crimini si erano accentrati in quella zona, nel resto del villaggio erano lievemente diminuiti, il chè era un punto a suo favore. Ad ogni modo, nella missiva da me ricevuta c'era scritto che mi sarei incontrato con il mio compagno d'avventure odierno presso la Fontana di sabbia del Trevio, che distava poi soli alcuni chilometri dalla taverna in cui dovevamo andare. L'orario d'incontro erano le 18.

    L'idea di avere un cadetto tra i piedi in una missione d'indagine mi infastidiva. Se fosse stato qualche altro genere di cosa sarebbe stato meglio, e di conseguenza invece che all'orario previsto mi presentai sul luogo dell'incontro verso le 12, ben sei ore prima. Per quanto secondo il burocrate due chilometri di distanza potevano sembrare tanti, erano a mio modo di vedere pochissimi, e volevo passare del tempo ad osservare in tranquillità i movimenti delle persone nella zona.
    Quando poi, verso le diciotto avrei notato un ragazzo dagli strani capelli guardarsi intorno nella zona avrei capito che il mio compagno era arrivato.



    Ryoshi Okura, per oggi sono il tuo capo squadra. Ah, beh, siamo io e te la squadra...

    Come sempre, la presentazione non era delle migliori, fortunatamente il ragazzo aveva ricevuto anch'esso una copia della missiva e quindi poteva avere un'idea di massima di quello che c'era da fare.


    Dunque, non ho idea di quali siano le tue esperienze passate, ma quello delle indagini è proprio il mio campo per fortuna. Quindi, occhi ben aperti e cerca di apprendere quello che puoi. Ovviamente, bisogna cercare di non farsi notare troppo, non osservare a occhi spalancati e cerca di essere disinvolto.
    Ricorda, in una missione di scorta, se tu fallisci muori tu e basta, ma qui se tu sbagli rischi di far fallire anche me, e nessuno dei due vuole questo. Nè io, nè te, nè la luna.


    Dannazione, il giovane cadetto avrebbe visto il bambino dai capelli rossi risentirsi immediatamente dopo quella frase. Ancora una volta la luna tornava ad uscire dalla sua bocca, senza alcun senso compiuto e senza che nessun filtro le impedisse di farlo. Detto ciò, a parte un paio di istanti nei quali il genin bambino assunse un'aria sconvolta, riprese immediatamente il controllo.



    Sentiamo, cosa ti porta da queste parti fratellone ?


    Avrei detto, mentre dandogli un'energica spinta sul sedere con la mano lo invitavo ad incamminarsi verso la taverna indicata dalla missiva. La missione era evidentemente iniziata, da quel momento i due avrebbero dovuto controllare bene la presenza di " strani movimenti " attorno a loro. Bisognava solo sperare che il giovane Atem l'avesse capito.
     
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