Quanti piccoli gagni

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  1. lNearl
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    Mentre Kuro e Yushi mi caricavano a testa bassa con i loro colpi continuai guardai la difesa di Atem. Il ragazzo era parecchio sveglio nel combattere, nessuno dei colpi del ragazzo più grande andò a segno come doveva, anzi l'ultimo attacco si trasformò in una sentenza di condanna per il grosso Huni, che si ritrovò a terra con le gambe all'aria, con un forte mal di testa e senza averci capito nulla di quello che era successo.
    Niente di strano a dirsi, nelle risse da strada cose di questo genere erano all'ordine del giorno, ed anzi poteva tranquillamente andare molto peggio al malcapitato. Nel vedere Huni cadere a terra Kuro smise immediatamente di colpirmi e si fece serio.



    Huni, sei tanto grosso quanto imbecille ed inutile. Yushi fermati, che figure che mi fate fare.

    Il tono di voce del bambino era carico di imperio. Immediatamente Yushi si fermò e smise di picchiarmi per correre al servizio dell'altro bambino. Anche lo stesso Huni, ferito al volto e nell'orgoglio si sarebbe rialzato con qualche difficoltà per poi andare da Kuro.


    Non mi aspettavo fosse così forte Kuro!

    Sei proprio ridicolo! Scio, filiamo via prima che capiscano troppo!

    I tre bambini presero a correre a perdifiato, e nell'arco di qualche secondo avevano già svoltato l'angolo, sparendo alla vista.


    Bravo Atem, hai sconfitto il capo gruppo pare.

    Dopo quel breve cenno di compliementi, avrei fatto girare sui suoi tacchi l'allievo, e mi sarei diretto verso la taverna del bue nero.


    Forza, portami a prendere qualcosa da bere fratellone, dopo tutti sti pugni!

    Fortunatamente a reggere la messinscena avevo alcuni graffi sul volto e sulle braccia. Nulla di particolarmente grave, ma avrebbero contribuito a dare un tono serio alla faccenda. Entrammo nella taverna mentre zoppicavo, trovandoci di fronte ad una scena tipica. C'erano una ventina di tavoli, di cui almeno cinque occupati, soprattutto verso il fondo della taverna nella parte più lontana. Ai tavoli c'erano persone intorno ai trent'anni, nella maggior parte dei casi sembravano lavoratori manuali, fabbri, operai e maniscalchi. Non c'era lo stesso genere di borghesi e mercanti che avevamo visto all'esterno. Quando varcammo la soglia della porta cadde per qualche istante il silenzio, e tutti gli occhi si posarono su di noi, dopodichè ritornò il classico vociare dal fondo.


    La prego, mi porti dell'acqua fresca e se le ha delle garze, dei bambini ci hanno aggredito!

    Mi rivolsi al taverniere mentre mi avvicinavo al tavolo meno distante. L'uomo aveva circa cinquant'anni, anche se ne dimostrava ben di più. I miei sensi erano allenati per questo genere di cose, e di conseguenza notai uno strano accigliarsi degli uomini di un tavolo quando sentirono le mie parole. Il mio piano era semplice, non sapevo che scusa trovare per entrare nella taverna, ma dopo la collutazione ne avevo una più che valida. Una volta dentro parlare dei bambini sarebbe stato più che mai come lanciare un'esca. Se qualcuno usava quei gagni come spie o informatori, per ricercare le persone più ricche da borseggiare questo era il metodo migliore per scoprirlo.


    Tieni duro, ora ti porto qualcosa, ma pensi di poter pagare ?

    L'oste non sembrava preoccupato dalla presenza di un bambino pieno di graffi, mentre sembrava tenerci molto ad avere la cassa piena.


    Si non si preoccupi, il mio fratellone ha battuto un ricco sfigato ieri, e adesso siamo a posto. Sicuramente possiamo pagare due garghe e dell'acqua.

    Atem avrebbe dovuto di nuovo gestire la situazione, anche perchè al pronunciare quelle parole uno degli uomini in fondo alla taverna si sarebbe alzato, avvicinandosi al nostro tavolo. Era vestito con una canotta smanicata, particolarmente logora e puzzava di birra.


    Sono un dottore, fammi vedere bravo bambino. Dimmi cos'è successo al tuo fratellino ? Chi erano questi tizi che ti hanno picchiato, e come mai ?

    L'uomo, che tutto sembrava tranne che un medico, avrebbero preso posto a sedere affianco a noi, allungano una mano sul mio bracico e iniziando ad osservare i primi graffi. La sua domanda era rivolta ad Atem, da quale si aspettava una pronta risposta. Quando poi il locandiere avesse portato il necessario, quello che sembrava uno scaricatore di porto avrebbe iniziato a fasciarmi il braccio con abilità, e medicare i graffi sul volto. Nel mentre mi porse anche un po' di quell'acqua che avevo richiesto, ed in attesa che il mio "fratellone" rispondesse, ne bevvi un sorso.
     
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