[Gioco] Le sparizioni di Konbu

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    Convocazione a Oto

    Le sparizioni di Konbu - post 1



    Tornato a casa dagli allenamenti, Shin fu accolto da sua sorella Hina, che gli corse incontro sventolando una missiva. Il nome completo della bambina, di soli sei anni, era Aruhina, ma il fratello preferiva quel diminutivo. Onii-chan, c'è posta per te! Ringraziandola con un sorriso, il ragazzò aprì la busta che gli porgeva. Si trattava di una lettera di convocazione ad Oto, a quanto pareva era stato scelto per partecipare ad una missione sovvenzionata dal Villaggio del Suono. Con una mano scompigliò i capelli della piccola. Sembra che il tuo fratellone dovrà assentarsi per un po', tu fai la brava ed obbedisci a mamma e papà, capito?

    Giunse a destinazione dopo alcuni giorni di viaggio. Aveva stipato quasi tutto il suo equipaggiamento all'interno del capiente zaino, cercando di presentarsi disarmato al cancello d'accesso. Grazie alla sua accortezza e alla lettera che recava con sé non ci furono problemi e, dopo aver chiesto informazioni agli uomini di guardia, fu indirizzato verso il palazzo dell'amministrazione dove doveva tenersi l'incontro. Shin non smetteva un attimo di guardarsi intorno, curioso. Era la prima volta per lui dentro le mura di Oto e la città era di sicuro ben diversa dalla rassicurante Konoha. Le vie scintillanti affollate di lavoratori si intervallavano ai vicoli melmosi, dove vagabondi e sbandati si radunavano tirando avanti alla giornata. Una città a due volti, fu questa l'impressione che il genin ebbe del Villaggio.

    L'impiegato addetto ad accoglierli lo squadrò da capo a piedi, rivolgendogli uno sguardo di sufficenza. Shin, ignorandone la maleducazione, salutò cordialmente con un leggero inchino e si presentò. Nella sala erano già presenti due sue conoscenze. Facendole l'occhiolino, si rivolse prima all'Uchiha. Evidentemente sì! Mi fa piacere averti al mio fianco in questa impresa, sono sicuro che ti sei allenata duramente dal nostro ultimo incontro, non vedo l'ora di vedere cosa sei in grado di fare. Non che io sia stato con le mani in mano eh. Le sorrise, prima di girarsi verso l'amico otese. In fin dei conti avrebbero avuto modo di passare diverso tempo insieme nei prossimi giorni, quindi avrebbero potuto parlare con calma. Le vie dei Kami sono infinite, vecchio mio. Sono contento di svolgere questa missione con te, mi sei stato di grande aiuto sul monte Yume. Magari avrebbe raccontato quell'avventura alla ragazza più avanti. Di certo era una di quelle storie che facevano colpo. Per il momento tuttavia sarebbe stato opportuno concentrarsi sulla missione. L'ultimo convitato era un ragazzino di circa dieci o undici anni. Ne aveva visti anche di più giovani al tempo dell'Accademia, ma nonostante questo si sentì lievemente a disagio: non gli andava a genio di prendersi la responsabilità per un bambino. A quanto parevà però si trattava di un conoscente di Kato, quindi il foglioso si rilassò un poco. In ogni caso ne avrebbero parlato in seguito, visto che l'impiegato si era schiarito la gola, pronto a prendere la parola.

    Shin annuì tanto alle parole del burocrate, quanto alle argute domande di Kato. Non si aspettava niente di meno dall'amico, ma volle comunque intervenire dicendo la sua. Ogni informazione in più era ben accetta. Nel villaggio di Konbu c'è qualcuno di cui ci possiamo fidare, qualche contatto che si è attivato per trasmettere notizia delle sparizioni o un membro della confcommercio residente? Andare così, alla cieca, equivaleva ad entrare nella tana del lupo non sapendo dove la bestie si era nascosta. Pensando alle bestie, gli tornò in mente un dettaglio all'apparenza superfluo tra quelli elencati dall'impiegato. Io non sono di Oto, quindi non conosco le tradizioni del Paese delle Risaie. Pensate che qualcuno stia sfruttando qualche leggenda tipica del luogo per mascherare i suoi crimini? Le sparizioni durante la luna piena non possono essere casuali, altrimenti colpirebbero indistinamente dalla fase lunare non credete? Più che una vera domanda si trattava di un ragionamento a voce alta, nella speranza che qualcuno, Kato o l'uomo di fronte a loro, gli fornisse delle delucidazioni.

    Quando scoprì che il comando della missione sarebbe toccato proprio all'amico, ne fu contento e sollevato. Una responsabilità in meno sulle sue spalle, ma assegnata a qualcuno su cui nutriva la massima fiducia. Già calato nella parte, l'otese prese la parola a nome di tutti e li portò in un locale poco distante, in modo che potessero discutere in privato. Shin si accomodò poco distante dal capo squadra, cui fece con un pizzico sarcasmo i complimenti. Era curioso di vedere come se la sarebbe cavata. Esageri sempre Kato, non sono nulla di così speciale! Guardò Aoi, cercando di inquadrare il sunese. Se l'amico garantiva per il bambino, a lui andava bene così. Piacere di conoscerti, il mio nome è Shin Kinryu, genin di Konoha. Tornando a rivolgersi allo Yotsuki, con un sorrisetto accennò alla ragazza. Ah occhio a Kairi, è un'Uchiha, e come tutti gli Uchiha è un po'...orgogliosa. Si divertiva un mondo a stuzzicarla, ma poi ritornò serio. In ogni caso mi fido ciecamente di lei ed è un ottimo elemento. Chi sa se nel frattempo aveva anche sviluppato un po' di senso dell'umorismo. Ascoltò quindi le parole dell'otese, approvandole in pieno. Ben detto! Anche per quanto mi riguarda non si lascia indietro nessuno. Sapeva di essere tra persone di cui si poteva fidare, quindi illustrò loro le sue capacità. Io sono particolarmente versato per i taijutsu, come Kairi ha avuto modo di scoprire. Ah a proposito, la prossima volta tocca a te offrire. Le sorrise, ricordando il loro scontro. Sono in grado di utilizzare una kinjutsu che aumenta la mia forza per un breve lasso di tempo, ma è un'arma a doppio taglio e danneggia il fisico. Quindi dopo averla utilizzata avrò bisogno che mi copriate per darmi il tempo di riprendermi. Conto su di voi. Volse lo sguardo attorno, osservando uno per uno i membri della sua squadra.
     
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