[Gioco] Gli Ostacoli del Fato

Quest C

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  1. Zakira
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    Parlato Asami
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    Una nuova convocazione per la Hoshiyama che era intenta a consultare vari libri di anatomia. Il suo studio era stato interrotto da quella lettera che spiegava, in ogni minimo dettaglio, l’obiettivo della sua missione. Era stata richiesta da un proprietario di un casinò nel Paese della Montagna. La missiva non richiedeva di proteggerlo da persone mal intenzionate, anzi era una richiesta totalmente diversa. Forse non si aspettava nemmeno una simile comunicazione. Le uniche Missoni che aveva fatto fino a quel momento non erano rilevanti come quella appena letta. Forse non era nemmeno una missione adatta a lei. Leggendola pensó ad un’uccisione insensata. Da quando avere fortuna dalla propria parte era sinonimo di crimine o minaccia per la vita altrui? Volevano davvero salvare il loro casinó o c’era qualcos'altro dietro a quella storia? Perché scegliere proprio lei? Fino a quel momento non aveva mai ucciso nessuno. E non aveva nessuna intenzione di farlo. Aveva deciso di intraprendere la vita da kunoichi per salvare le vite non per distruggerle. La sua presenza era davvero necessaria? O questa era una prova proposta dall’Accademia per valutare il livello della rossa?

    §L’Accademia mi ha scelta... un motivo ci sarà. Non posso più tirarmi indietro.§

    L’incontro era fissato per il giorno dopo. Asami doveva prepararsi non solo fisicamente, cioè con un lungo riposo, ma anche psicologicamente. Anche se doveva trattarsi solo di un incidente, lei stessa sarebbe stata la causa della sua morte. La vita da shinobi richiedeva anche quel tipo di esperienze. Era un modo per crescere, per maturare e per affrontare situazioni simili in un probabile futuro così da non trovarsi impreparati. Anche se la missione non era di suo gradimento doveva comunque prepararsi per il giorno seguente. Poggió la sua testa sul cuscino, con affianco la convocazione appena letta. Ma i suoi occhi verde smeraldo si posarono sul cielo stellato. Magari contando quei piccoli puntini luminosi si sarebbe addormentata. Ma più passava meno era la voglia di addormentarsi. Solo quando la mezzanotte era ormai passata da un pezzo le sue palpebre avevano deciso di chiudersi lentamente. La ragazza cadde in sonno profondo, dimenticandosi in questi attimi la missione.

    §La missione!§

    Sbarrando gli occhi, la ragazza alzó la testa dal cuscino. Il suo viso, ancora mezzo addormentato, inizió a ispezionare la stanza in disordine. Dalla finestra proveniva una forte luce. Infatti il sole era già abbastanza alto nel cielo azzurro, illuminando l’intera città. Fortunatamente il giorno prima aveva preparato tutto l’occorrente per la missione. Come sempre aveva indossato una maglietta rossa aderente, che lasciava scoperto l’addome, con una manica, per la precisione destro più corta dell’altra che invece copriva l’intera braccio sinistro e pantaloncini aderenti blu. I due marsupi e guanti. Non indossó il coprifronte. Non voleva far conoscere la sua vera provenienza alla sua povera vittima. A quel pensiero la genin si fermó di colpo, guardando il coprifronte della foglia poggiato sulla scrivania. Doveva proprio sporcarsi le mani di quel “pover” uomo? Fece un mezzo e falso sorriso.

    §Non è il momento…§

    Già. No. Era il momento di perdersi in “inutili” pensieri. Stava ritardando all’incontro. La strada era abbastanza tortuoso. Dirigendosi verso ovest e percorrendo, quand’era possibile, le strade commerciali. I raggi del sole scaldavano l’aria del mattino che, nel frattempo, la svegliava anche la giovane ragazza poiché quella notte non aveva dormito troppo. I pensieri avevano assalito la sua mente che era costantemente sull’obiettivo della missione. Fortunatamente riuscì a svegliarsi in tempo per il viaggio.
    Appena in tempo arrivó al famoso hotel dove si tenne il colloquio con il richiedente. Infatti fu al proprietario stesso a richiedere aiuto all’Accademia. C’erano altri shinobi ma Asami in quegli istanti si trovava in un mondo tutto suo. I suoi muscoli, soprattutto quelli all’altezza delle spalle, erano tesi come una corda di violino. Non era per niente tranquilla. Non ascoltó nemmeno il discorso dell’uomo. Sapeva, già alla consegna dell’incarico, di cosa trattava la missione. Non aveva bisogno di altre informazioni. A parte quelle che erano state scritte all’interno di alcuni documenti. Fra tante informazioni lesse con maggior attenzione la routine quotidiana. Non faceva niente di eccezionale. Anzi la sua giornata tipo era più vuota di quella che passava la Hoshihama tra i vari libri di medicina. Magari proprio nei momenti morti la ragazza dagli occhi verdi aveva la possibilità di eliminarlo.
    Gli altri shinobi avevano già un piano, pensato da un giovanissimo sunese.

    §È giovanissimo! Ha coraggio per affrontare una missione di questo tipo…§

    Ecco la differenza tra Asami e chiunque shinobi che incontrava. A differenza della diciottenne tutti, compreso il ragazzino, avevano il vantaggio di aver fissato all’interno di una famiglia che trasmettevano questi valori. Forse uccidere per quelle famiglie era una normale azione, come bere il thè delle 5 del pomeriggio. Avendo la testa da tutt'altra parte, non ascoltó con precisione il piano da seguire e non riuscì a capire il suo ruolo all’interno della missione.
    La città Fusoya sembrava, all’apparenza, abbastanza tranquilla. La diciottenne iniziò a girovagare per la città e solo qualche instante dopo vide in lontananza il bersaglio in compagnia con l’altra kunoichi incaricata per la missione. Stava chiacchierando tranquillamente con la giovane ragazza che per smascherare la sua vera identità, cambiò il suo aspetto e i suoi vestiti. Asami però cercò di tenersi ad una distanza più o meno lontana tenendo sott’occhio i due. Improvvisamente avrebbe visto i due allontanarsi da quel parco, ricco di piante esotiche. Ma dove stavano andando?
    La ragazza avrebbe cercato di seguirli senza dare nell’occhio. Nel frattempo la sua mente si sarebbe spostata dal suo obiettivo alla routine quotidiana di quest’ultimo. Infatti in mattinata l’uomo avrebbe gironzolato per la piccola città in cerca di portafogli o altri oggetti di valore. Forse avrebbe dovuto usare quella pista per avvicinarsi a lui.
    Così la giovane kunoichi, lo avrebbe aspettato in una delle strade di Fusoya. Era quasi l’ora di pranzo quindi lo avrebbe incrociato, secondo i documenti che aveva letto quella mattina, lungo la strada che lo avrebbe portato alla sua dimora. Per lui era solito pranzare a casa quindi avrebbe dovuto inventarsi una scusa anche per andare a casa sua. Magari l’avrebbe ucciso in quel luogo.
    Avrebbe quindi iniziato la sua recita per attirare l’attenzione dell’uomo. La stessa ragazza avrebbe fatto finta di cercare qualcosa, guardando intensamente la strada. Dopodichè “notando” la figura dell’obiettivo avrebbe corso verso di lui e avrebbe iniziato a parlare, utilizzando un tono abbastanza preoccupato.

    -Signore! Signore vi prego aiutatemi!-

    Avrebbe coperto gli occhi con entrambe le mani, come per nascondere le sue “imminenti lacrime”.

    -Ho perso il mio portafoglio… Ne avete trovato uno qui in giro?-

    Avrebbe fatto una pausa togliendo le mani dal viso e guardando la strada.

    -Non c’erano soldi al suo interno, ma vedete per me è un oggetto abbastanza prezioso.-

    Indipendentemente dalla sua risposta avrebbe urlato quasi come una bambina.

    -Sono disperata!!-

    Dopo quella frase la sua pancia avrebbe brontolato. Ma quell’ultima azione sarebbe stato un gesto non dettato dalla sua volontà. Così avrebbe inventato una bugia/verità così da non sembrare ridicola. Con un attimo d’imbarazzo si sarebbe rivolta al giovane, anche se avrebbe fatto fatica a guardarlo negli occhi.

    -... Non mangio da due giorni…-
     
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