[Gioco] Gli Ostacoli del Fato

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  1. Zakira
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    La missione Assegnata dall’Accademia era quello di uccidere un giovane uomo dall’immensa fortuna. Era appena arrivata alla città di Fusoya, perdendo di vista il suo team. Non sapeva nemmeno il loro vero piano. Aveva pensato a tutt’altro in quegli istanti. Ma fortunatamente ricordava perfettamente la giornata tipo del giovane uomo e quindi decise di seguire la missione secondo il suo istinto. Sapeva dove trovarlo. Era solito per Fuun Koikuro passeggiare per piccola città fino all’ora di pranzo. Ed anche in quel caso la fortuna lo aiutava poichè ritrovava casualmente portafogli o gioielli di valore. Così decise di attirare la sua attenzione con una scusa piuttosto banale. Fortunatamente, il giovane si fermò dinanzi alla figura femminile dai capelli rossi. Il suo discorso non era preparato. Tutto ciò che disse era stato inventato al momento. Iil giovane uomo non ignorò quella richiesta d’aiuto, rendendosi disponibile ad aiutare la diciottenne. Cercò di tranquillizzarla, cosa che Asami non fece, entrando a pieno nella parte della ragazza disperata. Non rilevò la sua identità. Doveva ancora inventarselo e non aveva intenzione di rilevare il suo vero nome. L’obiettivo di sicuro non conosceva la famiglia Hoshiyama ma non voleva coinvolgerla, indirettamente, durante le missioni. L’aveva già fatto una volta e non aveva intenzione di ripetere lo stesso errore. Anche se aveva coperto gli occhi con entrambe le mani, riusciva ad intravedere la figura del ragazzo fermo davanti a sè. Vedendo di aver agganciato l’obiettivo le sue labbra s’incresparono in un lieve sorriso che svanì subito facendo spazio al suo viso intristito, ricominciando così la piccola recita.
    La giovane era alla ricerca di un portafoglio. Non era di valore ma il suo significato simbolico valeva più del denaro. Nessun’altro poteva sostituirlo. Eppure il fortunato sapeva come aiutarla. O almeno credeva. Numerosi portafogli estrasse dalla sua borsa a tracolla. Alcuni pieni di banconote. La ragazza iniziò a guardarli con discrezione, tenendosi lontana dall’uomo e cercando trattenere quello sguardo triste sul suo volto. Per sfortuna il suo volto mutò. A occhi spalancati e rimanendo senza parole (e non fu affatto una recita) iniziò a guardarlo con aria interrogativa. Sapeva che durante la mattinata era solito raccogliere oggetti vari. Ma come faceva d avere tutti quei portafogli? Li aveva raccolti tutti quella mattina?

    §Ma come..? E’ assurdo!§

    Ma non essendoci nessun portafoglio non c’era bisogno di esaminarli. Ma la ragazza dovette farlo lo stesso per non creare dei sospetti su di lei. Li guardò solamente da lontano per poi proferire parola con tono disperato.

    -No! Non è nessuno di questi…-

    Urlando e “piangendo” coprì nuovamente il suo viso con le sue mani. La sua disperazione doveva essere credibile anche se forse in quel momento stava esagerando con la recita. Ma doveva restare al fianco del ragazzo prima della sua presentazione al casinò, cercando ovviamente di ucciderlo. Inoltre il ragazzo era ben disposto ad aiutarla senza chiedere, almeno fino a quel momento, niente in cambio. Si era anche offerto di aiutarla a cercare l’oggetto perso. Un bene così sapeva di averlo intorno ai suoi piedi ancora per un pò. Un male poichè il portafoglio perso in realtà non esisteva e quindi il bersaglio poteva anche stancarsi della sua presenza.
    Insistente ad aiutare la giovane ragazza chiese com’era fatto l’oggetto. Cosa doveva inventarsi? In vita sua ne aveva visti di portafogli. Tutti di alta qualità. Ma ciò che avrebbe dovuto “cercare” la ragazza sarebbe stato un semplice portafoglio. Non avrebbe avuto niente di speciale, apparte il valore affettivo.

    §Si, penso che sarà così.§

    -All’esterno è’ un semplice portafoglio… ma all’interno c’è la foto di mia madre… quand’era giovane…-

    Disse con un sorriso malinconico disegnato sul volto. Forse il personaggio che stava interpretando non era facilissimo. Lei aveva entrambi i genitori e non aveva nessun problema economico. Tutto il contrario del suo nuovo personaggio. Orfana e senza soldi. Una vita vissuta per la maggior parte del tempo in strada. Ma Asami non poteva sapere davvero come si sentiva una persona in queste condizioni. Non l’aveva mai incontrata ed aveva così tanti soldi che rimanerne senza era l’ultimo dei suoi problemi. Ma ormai il ruolo era stato deciso. Doveva rispettarlo pur di ottenere, in qualche modo, la sua fiducia. Metà dell'interpretazione andò a buon fine visto che, spontaneamente, la sua pancia brontolò. Quella mattina, rischiando di far tardi all’incontro con il proprietario del casinò, decise di non fare colazione restando a digiuno fino all’ora di pranzo. Dato che si trattava di una missione non poteva perdere tempo in locande.

    -Oh beh, ho un conto aperto in diversi posti, magari possiamo mangiare un boccone e poi andare a cercarlo assieme, si? Io sono Fuun Koikuro, e tu?-

    Cosa doveva fare? Doveva accettare cambiando così la routine del malcapitato o lasciare le cose così com’erano? Ricordando, la sua giornata tipo prevedeva, dopo il pranzo, un breve riposo pomeridiano. Poteva ucciderlo in quell’occasione durante il sonno? Oppure accettare il suo invito cercando in qualche modo la sua fiducia?
    La ragazza fece un passo indietro con il piede destro e con lo sguardo sbalordito iniziò a parlare, portando il suo sguardo da tutt’altra parte.

    -No… non preoccuparti… non spendere soldi per me…-

    Disse la prima cosa che gli venne in mente. Evidentemente il suo istinto non voleva quello anche se non era da lei accettare un invito. Soprattutto in quell’occasione visto che, per davvero, stava morendo di fame. Ricordò poi il ruolo che stava interpretando. Una ragazza sola ma non per questo in cerca d’aiuto. Abbassò leggermente lo sguardo parlando poi a bassa voce. Poteva sembrare una frase detta dopo un attimo di malinconia ma, in realtà, faceva parte della recita.

    -... non ne vale la pena…-

    Ma quell’attimo di tristezza svanì improvvisamente facendo spazio a un gran sorriso, puntando i suoi occhi verde smeraldo nei suoi.

    -Però mi sento già meglio… in qualche modo mi hai... tranquillizzata… -Per ringraziarti potrei prepararti qualche piatto… Sono un’ottima cuoca!-

    Riguardo la sua ultima frase, anche in quel caso mentì. Ma in quel caso poteva ucciderlo nel suo appartamento. Ucciderlo nel sonno. Forse non sarebbe potuto sembrare un incidente come richiesto dal proprietario del casinò ma almeno lo avrebbe fatto fuori. Sia della paga che della sua reputazione non le importavano più di tanto. Quella missione c’entrava poco e ninte con la sua futura professione da medico. Lei le vite doveva salvarle e non ucciderle. Ma evidentemente per l’Accademia era d’obbligo sottoporre agli shinobi altri compiti per valutarli in diverse situazioni. Come si ritrovò quella volta la Hoshiyama. Partì con il gruppo ritrovandosi poi sola.

    -Così risparmi…-

    Utilizzò quella scusa anche se il bersaglio, a quanto pare, non ne aveva di questi problemi data la sua fortuna. Infatti il suo tono, non rispettando purtroppo la recita, fu poco convincente.
    In ogni caso lo avrebbe seguito. Anche se la destinazione sarebbe stato il ristorante. Forse in quell'occasione non avrebbe potuto ucciderlo come nel primo caso, ma avrebbe avuto modo di conoscerlo e sapere più su di lui.
     
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