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add ts per Kato Yotsuki

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  1. ~Cube
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    Il Fiore Lupo

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    Un Sensei molto speciale.





    Al rifiuto da parte della coppia alquanto insolita di Shinobi di portarmi appresso l’equipaggiamento non resistetti ad esprimermi con una smorfia, mezza mascherata per quanto possibile. Non mi separavo mai dai miei oggetti, per di più se dovevo muovermi in luoghi distanti. E Suna sicuramente non era dietro l’angolo. Tuttavia compresi che non avevo scelta e il fatto di aver accettato mi aveva posto in una sorta di condizione di tacito acconsentimento a qualunque ordine imposto da quel duo bizzarro. In sostanza mi stavo scavando la fossa da solo. Infatti, come avevo ben intuito, da lì a poco il vecchio compagno di Clan, se così potevo definirlo, prese nuovamente a sproloquiare su una sorta di allenamento da eseguire, durante il tragitto verso Suna.

    Con un cenno di capo feci comprendere che avevo capito e inteso il senso e le modalità dell’allenamento. In quel momento non ero assolutamente in vena di molte parole e del resto, nonostante si limitasse ad una semplice sensazione, sapevo di mio che non vi erano molte possibilità di colloquio con il vecchio visto che lo Yotsuki tendeva ad una conversazione praticamente monodirezionale, senza mai pause o possibilità di controbattere. Perciò mi limitai ad inginocchiarmi e portando entrambe le braccia dietro la schiena aspettai che il mio nuovo “sensei” si avvicinasse e stringendo le mani attorno alle sue ginocchia ancorai i suoi arti inferiori vicino ai miei fianchi e con diversi movimenti cercai di trovare il giusto equilibrio. A quel punto allargando entrambe le gambe mi spinsi verso l’alto, con tutta la forza del corpo, cercando così di trovare la posizione eretta. Conoscevo quel tipo di allenamento ma non lo avevo mai praticato e compresi subito che mi trovavo davanti ad un problema non da poco. Il peso del vecchio era tremendo e nonostante con le braccia cercassi di bilanciare l’intera massa la schiena e le cosce risentivano del peso, altezza e stazza di Daichi. Sputai per terra, dalla fatica, e mantenendo il vecchio sulle spalle cercai di allargare le gambe e piegarle al giusto grado per migliorare il baricentro e garantire comunque un minimo di mobilità. Le parole del vecchio del resto mi aiutarono a migliorare la mia condizione. In ogni caso all’apparenza potevamo sembrare due pazzi, un vecchio più grande e più muscoloso che veniva portato in spalle da un ragazzo ben più giovane, decisamente meno appariscente e molto meno muscoloso, per quanto tonico. Se Shin mi avesse visto in quelle condizioni, pensai, me lo avrebbe rinfacciato a vita, ridendo allo stesso tempo.

    Così, in quella assurda situazione, presi a camminare seguendo per quanto possibile il Chunin della Sabbia, costruendomi allo stesso tempo una gabbia mentale per schermare le parole del vecchio Yotsuki, che non la smetteva di parlare di eventi ormai dimenticati e di lotte epiche, almeno dal suo punto di vista. Tutte cose che non mi interessavano minimamente, ma non era solo quello il problema. Il ninja di Suna ad un certo punto prese a muoversi sempre più velocemente rendendo il tutto tremendamente complicato. Da una parte avevo sulle spalle un vecchio che mi incitava, e sproloquiava, di tutto e di tutti e dall’altra mi trovavo davanti ad un Chunin che stava aumentando la sua andatura, tanto da renderlo quasi un inseguimento. Pensai che forse era anche quello parte dell’addestramento. Tuttavia in quei frangenti mi resi conto dei miei limiti, infatti in più di una occasione persi di vista il sunese per via della fatica che la mia schiena e le mie povere gambe stavano incontrando e correndo, alla bella e meglio in quelle condizioni e con quel peso sulle spalle, finii per perderlo di vista. Così camminando velocemente un po' a caso riuscii a ripescarlo in mezzo alla boscaglia di Oto, in attesa che lo raggiungessi nuovamente. Queste situazioni si ripeterono numerose volte tanto è vero che ormai grondo di sudore, di fitte lungo il corpo stavo quasi per mollare il vecchio per terra e saltare su un albero, per fuggire da quella sorta di incubo; però, ormai al limitare della mia resistenza, strinsi i denti e serrai gli occhi e ripensai al mio passato. A quelle disperate fughe nel bosco; quando per scappare dai cacciatori o per fuggire da qualche bandito, non mi fermavo mai, nemmeno quando sentivo le budella torcersi dal male o quando spinto dai conati di vomito la mia mente mi invitava ad arrendermi. Quindi con un forte scrollata di spalle ripresi il controllo del mio corpo e proseguii nella corsa, dimenticandomi della fatica e sapendo allo stesso tempo che ne avrei pagato le conseguenze il giorno dopo.

    Ad un certo punto giungemmo ad uno spiazzo nella foresta e notai la presenza di più Shinichi. Ascoltai con attenzione le loro parole e quando compresi che per il momento l’allenamento era terminato lasciai il vecchio e allargai le braccia, come una sorta di liberazione. Notai come il Chunin della Sabbia aveva raccolto qualche preda per la cena, ma la reputai molto magra. Senza dubbio, con un po' di energie, sarei stato in grado di ottenere un risultato di gran lunga maggiore abituato come ero a vivere in quelle foreste così piene di selvaggina. Ma mangiai senza fare troppi complimenti, recuperando così almeno un po' di forze. Rimasi in silenzio fino a quando spinto per lo più dalla curiosità proferii, rivolgendomi ad entrambi:- Immagino che adesso ci si riposa e si riprenda domani? Giu…- Nemmeno il tempo di concludere la frase che in un attimo fui scaraventato a terra, senza la minima possibilità di reagire e in maniera decisamente plateale. Il colpo mi tolse il fiato e mi resi conto per la seconda volta che la forza di quel Chunin andava oltre a qualunque mia possibilità di reazione. In sostanza ero destinato ad un amaro destino di crudeli allenamenti.

    A quel punto compresi che al termine della cena mi aspettava niente altro che un’altra sessione di allenamento, questa volta focalizzato sul taijustu. In pratica, andando oltre al siparietto tra i due ninja, Daichi voleva iniziarmi a quello che era lo stile classico di combattimento del Clan Yotsuki, esattamente quello stile che mi padre, fino a quando non scomparve così di colpo, tentò di farmi allontanare; il quale nonostante, forse spinto anche lui da una certa vena tradizionalistica, me le insegnò, almeno a livello basilare. Mi ricordavo ancora le sue parole, al suo Dojo: “Kato sai quale è il punto debole più grande di noi Yotsuki? Quel difetto che poco a poco ci porterà alla nostra scomparsa come clan dominante? E’ il nostro stile di combattimento. Troppo conosciuto, troppo famoso e proprio per questo troppo semplice da contrattaccare… Ma i vecchi del Clan non lo capiranno mai, ancorati come sono al loro glorioso passato, che i tempi sono cambiati e che i cambiamenti fanno parte del tempo…” parole che svanirono nella mente quando, ritornando alla realtà, osservai Daichi eseguire un lariat da manuale su una delle copie di Shinichi. Rimasi impressionato, senza dubbio, dalla potenza del colpo ma allo stesso mi resi conto di quanto erano vere le parole di mio padre. La stessa mossa, la stessa tecnica da lustri a questa parte. Così mi decisi di fare a modo mio. Avrei sì eseguito un primo lariat ma le mosse successive sarebbero state il risultato di studi e allenamenti ben diversi, a riprova del fatto che il vecchio ormai faceva parte di un sistema obsoleto.

    Mi posizionai così di fronte alla copia di Shinichi e mantenendo le braccia in guardia alta, tipica della boxe, scattai verso il mio nuovo avversario; appena un momento prima di arrivare ad una distanza corpo a corpo piegando leggermente le gambe ed estendendo il braccio sinistro avrei caricato questo ultimo contro il volto della copia, in pratica si sarebbe trattato di un movimento parallelo al terreno, a braccio completamente esteso. Quando vidi la copia venire scaraventata solo in parte dalla mia azione compresi che non ero riuscito appieno nell’intento e da lì a poco scoprii subito che come conseguenza che un'altra copia eseguì un lariat su di me, proiettandomi violentemente a terra. Mi rialzai a fatica, in seguito alla forza di quel colpo, e riprendendo un attimo il fiato riattaccai cercando così di migliorare la tecnica. Mi avvicinai alla stessa maniera ma questa volta un attimo prima di colpire il volto piegai leggermente il braccio in maniera tale da garantire una migliore stabilità e nel movimento stesso ruotai il busto, fornendo così in quella torsione uno scarico di potenza superiore. Il risultato fu decisamente migliore. La copia venne lanciata, proprio in stile Yotsuki, a terra battendo la schiena fragorosamente. Un accenno di sorriso comparve sul mio volto, ora non mi aspettava che attendere il verdetto del vecchio.

    Lo Yotsuki anziano comunque non smise di darmi ordini e impartirmi nuovi allenamenti tra i quali tutte le varie mosse del Clan stesso. Alla richiesta mi fermai un momento, pensando a quanto mi aveva insegnato mio padre e quanto avevo appreso fino a quel momento da autodidatta e decisi che avrei agito diversamente, avrei dimostrato a quel vecchio che i tempi erano cambiati. Senza dire una parola scattai contro un’altra copia di Shinichi e giunti a corpo a corpo avrei allungato la mano verso il bavero del ninja, tentando così una presa, e appena mi resi conto della riuscita della stessa con un veloce movimento di spalle, e potente sferzata data dai muscoli dorsali, ruotai su me stesso proiettando così in avanti e verso il basso il malcapitato. La manovra riuscì e mi ritrovai così ai miei piedi l’avversario, se fosse stato uno scontro reale sarebbe bastato un semplice affondo per ucciderlo, vista la sua guardia completamente rotta. Ma non mi fermai, subito scattai contro un’altra copia. Allungai il braccio verso la gola del ninja di Suna e colpendolo, ancorandomi così con una presa, avrei eseguito allo stesso tempo una sorta di isgambetto con la gamba opposta aspettando così il momento giusto in cui Shinichi avrebbe perso l’equilibrio. In quel momento sempre con una veloce rotazione dell’intero corpo avrei proiettato lontano e violentemente per terra la copia e di nuovo il mio avversario si era ritrovato senza possibilità di difesa. La mia dimostrazione comunque non si fermò con quelle due tecniche, avrei tentato una delle mie manovre più complesse. Muovendomi verso la terza copia a poca distanza saltai cercando di colpire con il piede sinistro il ginocchio destro di Shinichi. Il colpo andò a segno e usando come appoggio, per quanto breve, la gamba del ninja spinsi l’altro mio arto inferiore verso l’alto, aiutandomi con uno sforzo notevole della schiena e delle braccia come punto di equilibrio, con l’intenzione di colpire il mento avversario con il mio ginocchio. Il risultato in quel caso si sarebbe rivelato devastante. Infine, utilizzando ancora la poca spinta rimasta, avvicinai entrambe le gambe al petto e le spinsi, realizzando una semplice estensione delle stesse, contro il volto del sunese. Una sorta di calcio a spinta doppio in aria. Quando vidi la copia sparire in una nuvola di fumo compresi che la mia azione andò a buon termine. Riappoggiando i piedi per terra osservai la quarta copia, l’ultimo mio avversario scelto per la mia dimostrazione. La mossa che avrei eseguito si sarebbe trattato di un attacco decisamente letale, e come mio padre mi aveva insegnato da utilizzare quando ormai l’avversario sfinito non sarebbe stato in grado di reagire. Avvicinandomi lentamente, ormai giunto ad una distanza di pochi centimetri eseguii un attacco con il braccio destro contro il braccio sinistro di Shinichi cercando così di spingerlo verso l’esterno e creare un’apertura nel suo fianco, a quel punto scattai arrivando praticamente ad una distanza petto petto e infilando il braccio destro sotto il suo cavo ascellare andai praticamente ad abbracciare posteriormente il suo collo, creando così una presa di ferro. Infine portando la mano sinistra sul mio avambraccio destro con un colpo secco, il più potente possibile avrei stretto a morsa entrambe le braccia. Si udì subito un rumore molto raccapricciante, il collo della copia di Shinichi andò a spezzarsi in seguito a quella forza esercitata; un colpo mortale.

    Guardai il vecchio e, aspettando un secondo giusto per riprendere il fiato, proferii:-Sensei Daichi non è mia intenzione mancare di rispetto o disonorare rispettabili tradizioni… ma le mosse che le ho mostrato rappresentano è la differenza tra il suo pensiero e il mio, e quello di mio padre a sua volta. I vecchi tempi sono andati… Non possiamo più permetterci di far sapere al mondo il nostro stile di combattimento. Ora letalità e potenza sono due concetti separati, dopo il primo predomina sul secondo. E tutto questo l’ho testato sulla mia pelle. Nei sobborghi dove ho vissuto, per non dire sopravvissuto, non potevo permettermi sprechi di energie né tanto meno mosse plateali; dovevo essere il più efficace possibile come dobbiamo esserlo contro i nemici dell’Accademia… e l’ultima cosa che voglio, e che voleva anche mio padre, era quella di diventare un banale Clan di esibizionisti, relegati solo alla gloria dell’Arena.- erano parole dure, forse mi sarebbe aspettata una punizione esemplare conoscendo ormai l’indole di Daichi ma non potevo tacere, non potevo fare finta di nulla e dimenticarmi gli insegnamenti di mio padre, lo dovevo fare per lui; tuttavia Daichi meritava il mio rispetto, del resto come ninja arrivare alla pensione era un evento decisamente insolito; continuai:- Questo però non toglie il mio rispetto nei suoi confronti. Come mio padre mi ha ben insegnato l’unico modo per migliorare è tramite la via del sacrificio e dell’umiltà. Per questo seguirò le sue prossime indicazioni… ma non potevo esimermi dall'esprimere e dimostrare le mie opinioni… come da buon Yotsuki.-

    Modificato il codice della scheda.


    Edited by ~Cube - 8/8/2016, 16:29
     
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