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add ts per Kato Yotsuki

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  1. ~Cube
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    Il Fiore Lupo

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    Oscuri Nemici.



    Non ci volle un genio per capire che le mie parole sul valore e sul futuro del Clan Yotsuki non fecero altro che imbestialire il mio sensei, nonostante le mie successive raccomandazioni, e prima che la situazione sfociasse in una tremenda rissa Shinichi intervenne chiedendomi di andare a fare un giro nella foresta, alla ricerca di qualche preda. Compresi perfettamente il messaggio da parte del Chunin e sospirando voltai le spalle al due per inoltrami così nella fitta boscaglia.

    Avevo esagerato, e me ne rendevo conto solo ora. Era esattamente come mi aveva detto mio padre. Quei maledetti vecchi del Clan non erano in grado di ragionare con la testa… ma solo con la forza dei loro muscoli e nel momento stesso in cui avevo messo in gioco l’onore e prestigio del Clan… bhè avevo risopito sentimenti che il vecchio Daichi aveva messo da parte da tempo. Tutto sommato potevo ritenermi fortunato nel aver subito pene corporali, eppure percepivo quella strana sensazione che di certo non me l’avrebbero fatta passare liscia. Il sunese mi aveva chiesto di recuperare un po' di carne ma mi resi conto che in realtà come me non portavo nulla, se non i miei vestiti, e cacciare senza armi si sarebbe rivelato alquanto difficoltoso, nonostante le mie abilità di sopravvivenza in quegli ambienti. Per una volta mi sarei limitato a racimolare qualche animale piccolo. Cercando in mezzo al fogliame recuperai un sasso di medie dimensioni e camminando qua e là tra gli alberi iniziai a battere i piedi. Volevo far uscire allo scoperto eventuali lepri, e cogliendo l’attimo giusto scaraventare addosso la mia nuova arma da caccia e cercare così di stordirle a sufficienza. L’impresa si rivelò alquanto complicata e lunga, fino a che udendo, nel più totale silenzio della notte, un rumore alla mia destra senza attendere nemmeno un attimo scagliai il sasso. Il colpo fu decisamente fortunato e colpii l’ombra che si stagliava rasente al terreno. Scattai e realizzando la figura di una lepre saltai cogliendola al balzo prima che riuscisse a riprendersi dal colpo e fuggire. Avevo la mia preda.

    Non senza qualche contrattempo, vista la difficoltà ad orientarsi in piena notte nei boschi che circondavano Oto, tornai verso il focolare che quando una volta entrato nel piccolo spiazzo, il quale costituiva quello che si poteva definire il nostro campo base, mi ritrovai davanti una scena assolutamente imprevedibile. Un tizio, mascherato da in cima in fondo, si trovava vicino ai miei due compagni di viaggio. Entrambi stesi a terra, apparentemente feriti e apparentemente incapaci di avvisarmi e parlare. DI quel tizio, anzi nemico, potevo capire solo una cosa: era un maledettissimo Yotsuki, da Kumo.

    Rimasi nel più completo silenzio, mentre dalla mia mano sinistra pendeva la preda appena cacciata. Avevo solo pochissimi secondi prima di agire, prima di capire che cosa fare e come comportarmi. Mi guardai subito attorno e mi resi conto di due cose: non vi erano segni di lotta sul terreno e né tanto meno avevo sentito in lontananza, mentre cacciavo, i rumori tipici di un combattimento. Che cosa diavolo era successo? Come era possibile che un Chunin di Suna, tremendamente più forte di me, e un vecchio ma esperto Yotsuki fossero stati presi così alla sprovvista, in un posto così sperduto, senza la possibilità di reagire e contrattaccare? Il tizio che mi trovavo davanti poteva veramente risultare così letale? Eppure non gli aveva uccisi, sebbene ne avesse avuto la piena possibilità. Tutto queste domande mi stavano letteralmente rodendo il cervello. Non sapevo cosa fare. Ad un certo punto quel maledetto bastardo prese a parlare. Richiese la mia identità. Nuovamente, perché? Che cosa voleva? Tuttavia in quel esatto momento compresi che mi si stava creando una possibilità, quanto meno di tergiversare. Mi si aprirono due scelte davanti. Fingere, scappare e sperare. Dire la verità e affrontare il mio destino… Maledizione.

    Chiusi gli occhi. Quante volte ero scappato in quegli anni? Quante volte me l’ero scampata nonostante tutto e tutti? Stavo fuggendo da sempre, fino da quanto avevo tentato di uccidere il mio padrino. Sospirai, di nuovo il destino mi aveva presentato l’occasione, come se costantemente qualcuno si stesse facendo beffe di me e della mia sfortunata sorte. Non oggi però, per una volta sarei andato contro il fluire imposto degli eventi, per una volta avrei dimostrato a Daichi che Kato, non Yotsuki, ma Kato era ninja di cui ci si poteva affidare... del resto non ero più un vagabondo: ero un Ninja di Oto. Gli avrei entrambi salvati, o sarei morto sfidando la sorte.

    Tuttavia non potevo attaccare così a man bassa, senza nemmeno un kunai a disposizione. Dovevo prima ingannarlo, poi sorprenderlo e infine colpirlo all’improvviso se volevo avere anche solo una speranza di riuscita. Dovevo fingere e poi attaccare, brutalmente. Forse avrei guadagnato quel secondo per risvegliare e ridestare Shinichi. Forse no, ma non vedevo aimé alternative.

    Sospirando, ritornai alla realtà e fissando quel maledettismo bastardo presi a parlare: -Mi chiamo Josei e sarei un folle se ti mentissi e quindi ti rispondo subito: li conosco entrambi perché sono in viaggio con loro! Ma prima di qualunque cosa lasciami spiegare! - Portai le braccia in avanti, in segno di pietà, mentre si avvicinava- Come puoi vedere da questa preda sono una semplice guida, e all’occorrenza buon cacciatore! Essendo di Oto ed essendo cresciuto in questi boschi mi faccio pagare come guida quando, all’occorrenza, qualche viaggiatore vuole intraprendere una scorciatoia per arrivare prima a Konoha! Sono abbastanza rinomato e questi due tizi mi hanno contattato ieri per chiedermi i miei servizi. Mi ero allontanato perché questi due non sono nemmeno in grado di cacciare una lepre per cena! - Il tizio aveva abboccato, mi chiese di lasciare la selvaggina e andarmene velocemente, forse si riteneva troppo sicuro di se. Ma avrei insistito, non mi sarei di certo arreso.

    Al termine delle sue parole avrei subito ribattuto: -Chiedo pietà ma come può vedere vivo all’addiaccio e alla giornata. Quei due mi dovevano a testa un po' di Ryo per il passaggio e senza quei soldi la vedo dura nelle prossime settimane. Ora mi avvicino e prendo un po' di monete dalla loro sacca. Se vuoi seguirmi, così vedrai che non farò nulla di avventato.- Infondo esisteva sempre la possibilità che fosse un bandito che li avesse attaccati per derubarli, mascherandosi da Yotsuki, e nel caso gli avrei di certo pestato i piedi con quella richiesta. Tuttavia non lo ritenevo probabile: l'attacco compiuto da un Yotsuke di Kumo, molto distante dalla sua patria, ai danni di un anziano membro del clan di Oto era troppo singolare per essere una coincidenza. In pratica avevo lanciato un amo, niente di più niente di meno. Un amo disperato gettato da un pescatore in pieno mare, in mezzo alla tempesta.

    Se il tizio avesse accettato mi sarei così avvicinato al duo e inchinandomi prima su Daichi avrei controllato le sue condizioni di salute e frugato tra le sue tasche in cerca di monete. Se fossi riuscito a incrociare lo sguardo con il mio sensei con una rapida occhiata avrei cercato di capire le sue intenzioni. Avrei eseguito lo stesso poi su Shinichi, speranzoso di carpire qualche indicazione o consiglio sul da farsi, sarebbe bastato anche un minimo accenno con la testa. In caso contrario, se nessuno dei due fosse stato pienamente consapevole, avrei tirato uno schiaffo in volto al Chunin, un ultimo disperato tentativo di ridestare il ninja ma giustificandomi e recitando subito all’istante: - Questi due bastardi non hanno neanche un centesimo! Volevamo fregarmi. Ma aspetta…- fingendo grande interesse e dando le spalle all’avversario-… che cosa diavolo è questa cosa? - Di nuovo un’esca, forse in seguito a quella esclamazione il ninja incuriosito si sarebbe avvicinato a me, affiancandomi. Dovevo giocarmela meglio che potevo; in quel momento mi stavo portando sulle spalle non più il peso di Daichi ma la vita di tre persone.

    Se il ninja di Kumo, spinto dalla curiosità si fosse avvicinato a distanza sufficiente, dalla mia posizione accovacciata avrei eseguito una rapida rotazione con le gambe e il busto e avrei tentato il mio colpo più potente. Con il mio braccio più vicino al suo arto inferiore più avanzato avrei tentato di colpire con la mano la parte dorsale della caviglia del nemico e spingerla in avanti con la forza del chakra compresso [Slot Tecnica Avanzato] [Tecnica Economica]. L’intenzione era semplice, con la potenza fornita da Note del Dolore avrei puntato a fargli perdere l’equilibrio, spostando violentemente il suo baricentro, per scaraventarlo in aria e all’indietro, come una sorta di capovolta involontaria, e rendere così la sua difesa virtualmente impossibile. La riuscita del colpo era elevata: un attacco a sorpresa e a breve distanza, parallelo al terreno a mò di spazzata.

    Se l’uomo avesse perso l’equilibrio o fosse stato proiettato per terra, in quei frangenti ritornando alla posizione eretta, avrei eseguito una sorta di pugno [Slot Azione I]. Caricando il braccio opposto e calcolando la giusta traiettoria di impatto avrei eseguito un diretto al centro dello sterno o verso il centro della schiena a seconda del lato esposto, con l’intenzione di accompagnare l’eventuale azione del chakra compresso e spiantarlo per bene a terra, il tutto aiutato dal chakra per velocizzare l’azione. Se l’azione fosse riuscita mi sarei così ritrovato al suolo l’avversario, scaraventato dalla potenza del chakra. Sapevo che non mi rimanevano che pochi istanti per decidere la mossa successiva e fu in quel momento che compresi il da farsi. Non avevo né armi ne’ oggetti taglienti a mia disposizione, non sarei mai stato in grado eseguire uno dei miei convenzionali attacchi letali. Del resto mi rimanevano solo le mie braccia e le mie gambe. Sorrisi, in mezzo a quella bolgia per una volta dovevo dare ragione al mio Sensei. Per farmi perdonare avrei dato un’ultima soddisfazione a Daichi. Avrei eseguito un colpo mortale, proprio alla vera maniera Yotsuki: un Elbow Drop vecchio stile [Slot Azione II]. Come, nonostante tutte le lamentele, me l’aveva insegnata mio padre. Sarei saltato più alto che potevo e avrei piegato il gomito destro verso il basso nel movimento. Sarei caduto così nel vuoto, con la punta del mio gomito a mo’ di lancia a fendere l’aria. Il mio obbiettivo era semplice: colpire la gola, nell’impatto a terra, del Yotsuki di Kumo. Un attacco letale. Il peso del mio corpo e la forza data dal mio chakra avrebbero reso l’intera azione terribilmente pericolosa. Una volta a terra avrei terminato l’avversario cercando un ultimo colpo: aiutandomi con una rotazione avrei mosso il busto e le spalle verso il Ninja per cercare di colpire con il braccio opposto al fianco esposto dell’avversario la gola dello stesso, in pratica un attacco dall’alto verso il basso; lento ma molto pericoloso [Slot Azione II]. A prescindere dal risultato ruotando avrei cercato di alzarmi il più velocemente possibile e mi sarei posizionato nella classica difesa a guardia alta della boxe. Pronto ad affrontare la reazione dell’avversario, se ancora in vita e in piedi.

    Se invece in seguito al mio attacco con Note del Dolore non fosse riuscito mi trovavo ancora in una posizione di vantaggio: dalla mia posizione rannicchiata avrei spinto le stesse verso l’alto e aiutandomi con la forza dei muscoli dorsali avrei eseguito un salto verso il nemico e nel movimento avrei eseguito un montante, dal basso verso all’alto, con il mio pugno destro. L’obbiettivo era quello di colpire la gola, o se impossibile il mento, dell’avversario [Slot Azione I]. Volevo fare più danno possibile con l’aiuto del Chakra. Poteva difendersi certamente, ma di sicuro l’avrei sfidato a contrattaccare e reagire. A prescindere dal risultato avrei terminato con un’ultima offensiva: caricando il braccio sinistro avrei fintato un colpo diretto al volto fermandomi però subito; in realtà in quell’esatto momento in cui avrei eseguito la finta avrei portato una ginocchiata, destra, verso le parti basse del nemico [Slot Azione II] seguita subito da un diretto con il pugno sinistro contro la gola [Slot Azione III]. Chiaramente speravo che la ginocchiata riuscisse non solo a colpire l’avversario ma ad aprire la sua guardia. Al termine mi sarei portato nella posizione difensiva classica della boxe.

    Se invece il ninja di Kumo avesse rifiutato la mia richiesta e mi avrebbe impedito di avvinarmi a quel duo di imbranati mi sarei reso conto di non avere a disposizione molte possibilità di reazione. Mi sarei deciso: non avrei abbandonato i miei compagni, non mi sarei mangiato un concetto che solo da poco avevo compreso appieno il significato: Onore. Quello di un Ninja e non di un criminale. Per loro avrei giocato il tutto per tutto. Conscio del fatto che quel ninja di fronte a me era riuscito a mandare al tappeto il Chunin di Suna. Forse da lì a poco mi sarei fatto sgridare per bene da mio padre, di nuovo. Fingendomi sempre Josei, la guida di Oto, mi sarei avvicinato ulteriormente al ninja della Nuvola con una scusa: -Perdonami ma, da buon cacciatore, non posso lanciare una preda come se fosse un pezzo di merda. Te la consegnerò direttamente. - A prescindere dalla sua risposta mi sarei avvicinato quasi a distanza di respiro e a quel punto violentemente avrei lanciato la carcassa della lepre contro il bastardo, verso il centro della sua maschera [Slot Azione I]. La mia speranza era quella di coprire la sua visuale, magari già in parte ostacolata dalla maschera, per permettere la mia serie successiva di attacchi e rendere comunque più difficile una sua eventuale difesa. Esattamente nel momento in cui avrei lanciato la preda avrei caricato un doppio attacco contro di lui, mangiandomi così la breve distanza di poche decine di centimetri che ci separava. Per prima cosa avrei eseguito una ginocchiata, piegando la gamba destra, verso l’inguine e le parti base del tizio; un colpo bastardo ma in grado di spezzare una sua eventuale guardia [Slot Azione II]. E, giusto con lo scarto di qualche secondo, avrei eseguito un pugno, un jab sinistro diretto e parallelo al terreno, contro il centro dello sterno avversario; con la chiara intenzione di rilasciare tutta la potenza del Chakra Compresso e scaraventarlo il più lontano possibile [Slot Tecnica Avanzato] [Tecnica Economica]. Se l’azione fosse riuscita il mio avversario in quel momento si sarebbe trovato a lottare, invano, contro la spinta data dal chakra e sfruttando quei momenti sarei scattato verso la coppia stesa a terra [Slot Azione III]. A quel punto avrei cercato di valutare le loro condizioni e capire se potevano o meno risultare responsivi e in grado di reagire. In ogni caso sapevo che avevo solo pochi momenti prima che l’avversario mi ritornasse addosso e quindi tenendo sempre i sensi allerta se si fosse riavvicinato mi sarei posizionato in guardia alta, pronto a reagire.

    Se invece, per qualche ragione, il ninja avversario fosse riuscito a schivare Note del Dolore mi sarei trovato davanti alla peggiore situazione possibile. Avevo perso la mia occasione e non mi rimanevano molte alternative se non tentare un attacco disperato! Ritraendo entrambe le braccia le avrei caricate e avrei eseguito un doppio attacco, frontale, allungando gli arti parallelamente tra loro e cercando di colpire con i pugni il centro del collo del Ninja [Slot Tecnica III]. Volevo spezzargli il fiato, o nel migliore dei casi renderlo innocuo. Al termine dell’azione sarei ritornato subito in posizione difensa, avambracci piegati e tesi a protezione del busto.

    CITAZIONE
    Ok, questo è il post più complicato, ipotetico e al limite della mia creatività che ho mai scritto fino ad ora. Per la tabella riassuntiva aspetto il prossimo round per capire quale delle tante ipotetiche sono andato a finire.
    Ho considerato ai fini del calcolo della potenza il mio avversario pari energia.
     
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11 replies since 21/7/2016, 22:39   190 views
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