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add ts per Kato Yotsuki

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  1. ~Cube
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    Il Fiore Lupo

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    Un Chakra Unico.






    Fu
    questione di un attimo. Lo Yotsuki di Kumo venne scaraventato dal potere del mio chakra compresso e mentre lottava contro la forza di Note del Dolore il mistero venne svelato. In una nuvola di fumo la verità apparve: il mio acerrimo nemico non era altro che Daichi, il sensei.

    Sorrisi e sbuffai allo stesso tempo. Avevo pensato a tutte le alternative possibili, a parte quella. In realtà il mio intuito mi aveva spinto a credere in una ripercussione in seguito alle mie parole dure ma mai avrei immaginato in quella maniera così sofisticata ed elaborata. Niente da dire, quel vecchio l’aveva pensata bene. Mi avvicinai al Sensei e porgendo la mano, così da aiutarlo ad alzarsi, avrei proferito divertito: - Mi hai fregato, anzi… mi avete fregato entrambi! E io che mi ero pure preoccupato per voi! –

    In ogni caso quel siparietto mi diede modo di scoprire per la prima volta la Veste Elettrica. Fu sicuramente un’esperienza unica. I miei colpi infatti vennero terribilmente attutiti da quel manto blu acceso. Se non fossi stato occupato a salvare i miei compagni sarei rimasto quasi impressionato dalla visione. E se quel Yotsuki avesse fatto sul serio quella serie di attacchi sarebbe risultata alquanto inutile. Daichi prese a parlare, rivolgendosi a Shinichi, e accettò di farmi da Sensei. I miei occhi brillarono, che forse sarebbe giunta l’occasione per imparare quella tecnica tanto importante e speciale per noi Yotsuki? Certo, in ogni caso non sarebbe stata una passeggiata.

    In seguito la serata terminò pacificamente. La lepre che avevo catturato riempì a dovere la pancia di ciascuno di noi e conciliò decisamente il sonno, che in meno di un secondo calò tra le mie membra, terribilmente affrante da quella giornata, decisamente, unica.

    La mattina seguente…



    Le mie gambe punzecchiavano come non mai, colpite brutalmente dall’acido lattico. Però mandando giù la saliva, caricai nuovamente sulle mie spalle il peso del vecchio. Con rapidità trovai il giusto equilibrio, memore ormai della mia esperienza il giorno prima, e così riprendemmo il percorso verso Suna, attraversando i fitti boschi che univano il Paese del Fuoco a quello del Suono. Il peso dell’anziano tuttavia si faceva sentire, del resto i miei arti inferiori nonostante il riposo notturno non si erano ripresi completamente e trasportare la massa del compagno di Clan mi portava via gran parte della concentrazione e della lucidità. Tuttavia Daichi fu molto diretto. Voleva che imparassi ad utilizzare la Veste Elettrica, esattamente come aveva fatto lui per difendersi. Molto semplice, a dirsi.

    Iniziò con l’elencare numerosissimi concetti riguardanti il Chakra, al modo in cui esso si distribuisce e il modo in cui viene manipolato. Ne ero a conoscenza, mio padre del resto mi aveva edotto fin dalla tenera età. E, sebbene Daichi non lo sapeva, avevo provato in più di una occasione a trasformare il mio potere grezzo in una forza elettrica. Ma ogni singola volta fu un buco nell’acqua. Con il sudore che colava dalla fronte, e la schiena ormai ridotta ad un colabrodo, elaborai le parole del Sensei applicandole in marcia. Provai numerose volte ma il risultato fu sempre fallimentare. Concentravo il Chakra, le gambe venivano potenziate certamente ma il passaggio successivo, qualunque esso fosse, non avveniva. In pratica stavo consumando inutilmente Chakra e di conseguenza stancandomi ancora di più. A poco a poco il mio livello di irritazione, e di sopportazione, stava raggiungendo il limite.

    In fretta sopraggiunse la pausa, che coincise con mezzogiorno inoltrato. Daichi scese dalle mie spalle e tirando un sospiro di sollievo ripresi leggermente le forze e coscienza di me stesso. Guardai il mio sensei, il quale sicuramente non dava segno di grande sicurezza. Pure lui, potevo capirlo, si stava chiedendo se in me scorreva o meno sangue Yotsuki. Infondo, nel midollo, ero un vero bastardo. Mia madre lo era di nome e di fatto. Scrollando la testa presi a parlare con Daichi:- Sensei, mi allontano un poco. Ho bisogno di stare da solo un po', a concentrarmi. - Era la mia mantra. Il mio unico modo per isolarmi da tutto e da tutti, per analizzare e comprendere. Per elaborare e applicare. Il silenzio sacro della foresta, mia grande amica, mi avrebbe aiutato nello scopo.

    Mi inoltrai nella foresta e percorsi diversa strada fino a trovarmi davanti ad un ruscello. In quel momento compresi che era il luogo ideale per fermarsi e riflettere. Non potevo aspettare ancora e non potevo fallire nell’usare i poteri del mio Clan, non ora che avrei affrontato delle prove impegnative: oggi dovevo riuscirci. Mi avvicinai e sedendomi a gambe accovacciate presi a ragionare. A ripensare alle parole del Sensei e alle parole di mio padre. Chiusi gli occhi e sospirai, non alla solita maniera; questa volta sospirai per cercare la concentrazione necessaria. Mi focalizzai sulla foresta, sul ruscello.

    ...


    Era una sera come tante altre, al Dojo di mio padre. I ragazzi del villaggio se ne erano andato e rimanevo solo io. Ero seduto al fianco di mio padre ed entrambi stavamo guardando l’orizzonte. Anche in quella occasione il sudore colava dalla fronte, in seguito ai pesanti allentamenti. Mio padre posò la sua mano tra i miei capelli spazzolandomeli. Era una serata decisamente felice.

    “Kato, non voglio rovinarti la giornata di oggi ma sappi che il tuo futuro sarà irto di sfide. E una di queste sarà quella di trovare in te la forza per destare il tuo vero potere. Ora sei troppo piccolo per spiegarti che cosa devi fare… Ma ricordati sempre una cosa: il tuo Chakra è vivo e forte, tanto quanto il tuo Cuore. Se vuoi usarlo devi conoscerlo e se vuoi conoscerlo devi immaginarlo. Hai capito?”


    ...



    Mi ricordo che annuii in seguito a quelle parole, come del resto ogni bambino avrebbe fatto. Ma non ne compresi il senso, fino ad oggi. Immaginare era la parola giusta, la chiave di volta che non riuscivo a cogliere; quel passaggio che mancava per concretizzare la mia volontà. Il lavoro che dovevo fare era semplice: dovevo paragonare il mio Chakra ad una roccia, dura grezza piena di angoli vivi e ruvidi. Ma come ogni buon Mastro dovevo trasformare quella rocca in una pietra, levigata raffinata ed elaborata. Quello era il passaggio fondamentale. Inspirando lentamente feci scorrere il chakra lungo il mio intero corpo. Percepivo chiaramente quella fonte di potere distendersi lungo l’intera via circolatoria e fu in quel momento che mi concentrai al massimo delle mie capacità. Aiutandomi con il rumore costante dell’acqua del ruscello, del suo scorrere continuo e preciso, immaginai allo stesso modo il mio Chakra. Un corrente, un flusso preciso che da grezzo come era poco a poco, lentamente, si stava inesorabilmente trasformando in qualcosa altro: in una piccola, ma decisa, corrente di Chakra Elettrico.

    I miei capelli, i peli del mio corpo stavano iniziando a rizzarsi, a tremare come se scossi da qualcosa. Aprii gli occhi e non credetti alla vista. In modo molto intermittente potevo chiaramente osservare delle leggere scosse, di un colore blu vivo intenso, scorrere lungo tutto il mio corpo. Ma non producevano rumore, anzi potevo percepire una sensazione quasi di forza e protezione. Tuttavia l’emozione fu eccessiva, persi la concentrazione e con essa il Chakra Elettrico prodotto. A quel punto riprovai diverse volte e mi resi conto di riuscirci sebbene i risultati si potevano definire solo approssimativi. Dopo un po' di tempo decisi di tornare da Daichi e riapparendo tra la boscaglia prima ancora che avesse potuto esprimere una parola contro il mio evidente ritardo concentrai il chakra e mostrai al vecchio il mio Chakra Elettrico. Per una volta ero fiero del risultato.

    Dopo un rapidissimo rancio riprendemmo la marcia inoltrandoci verso la parte finale della foresta e durante l’arco di tutto il pomeriggio mi portai sulle spalle il peso di Daichi, sempre notevole, allievato però dalla consapevolezza di riuscire a sviluppare un potere che mai avevo immaginato prima di utilizzare. Durante il percorso riprovai numerose volte, e anche grazie ai consigli dello Yotsuki, le varie prove via via diedero risultati sempre più buoni e nonostante la fatica il pomeriggio trascorse in fretta, vista l’emozione.

    La sera…



    Shinichi, senza troppe difficoltà, riuscì a portare per cena diversa selvaggina e attorno al fuoco improvvisato io Daichi e il chunin di Suna consumammo il pasto. Tuttavia, come avrei potuto benissimo immaginare, l’anziano volle proseguire l’allenamento questa volta addestrandomi con il chakra elettrico contro di lui. Annuii, in segno di assenso. Ero pronto ad affrontare il mio Sensei, sicuramente con risultati ben poco positivi.

    Ci ponemmo uno di fronte all’altro e stringendo per bene i pugni mi concentrai sul mio obbiettivo. Il giorno prima ero riuscito a colpirlo, questo significava che quella sera ci avrei riprovato. Scattai verso Daichi, concentrando, con molto sforzo mentale, il chakra elettrico nella gamba sinistra. A distanza corpo a corpo eseguii una sorta di finta con l’arto sinistro seguita prontamente da un calcio sinistro, quello con il chakra elettrico, in maniera tale da occuparlo e aprire la guardia dal attacco successivo. Inoltre mi resi conto che la velocità era superiore se l’arto risultava rivestito, e la cosa tornava tremendamente utile. Daichi tuttavia si rese conto del trucchetto e con un abile salto evitò il colpo basso alle caviglie mantenendo la guardia sul busto. Però non per quello evitai di sganciare il jab destro verso il torso del mio sensei, rivestendo il braccio di chakra elettrico per rendere l’azione più veloce e potente. Del resto volevo anche capire di che pasta era fatto e di tastare l’eventuale differenza di forza. Quando il pugno andò ad impattare contro l’avambraccio dello Yotsuki successe qualcosa di inaspettato. Il chakra elettrico che circondava l’arto, letteralmente, esplose contro Daichi ricomprendo un’area di circa mezzo metro. Mi allontanai subito, scusandomi: - Sensei non immaginavo di produrre un risultato del genere! - fu una risposta onesta, dettata dalla sorpresa di quella mossa.

    A quel punto il ninja di Oto decise che era arrivato il suo momento di attaccare, ponendomi in posizione di guardia solita mi preparai all’assalto di Daichi. Con uno scatto felino, considerata la sua onorevole età, si avvicino in un baleno verso di me e prese a scaricare diretti e montanti. Con gli occhi ben fissi su di lui cercavo di volta in volta di parare e schivare. Più il sensei cercava di colpirmi, più rimaneva a corpo a corpo più mi rendevo conto che seguire i suoi movimenti si rivelava più semplice del previsto, come mai prima d’ora. Senza dubbio il Chakra Elettrico e il suo uso costante stava dando dei frutti inaspettati ai miei riflessi. Ad un certo punto però mi resi conto che Daichi concentrò una quantità di chakra elettrico sul pugno destro e aspettandomi un colpo simile al mio precedente sapevo che non mi rimaneva che una possibilità: concentrare il chakra Elettrico e sperare che assorbisse il più possibile il danno. Così feci e, più per istinto che per volontà esplicita, il mio intero corpo venne rivestito di chakra elettrico. L’esplosione giunse e venni sobbalzato leggermente dalla deflagrazione. Tuttavia il Chakra Elettrico mi aveva protetto, inaspettatamente. In sostanza mi stavo rendendo conto che con l’utilizzo di quella abilità mi stavano aprendo un grande scelta di tattiche e strategie.

    Guardai Daichi, soddisfatto e contento. Erano anni che non mi sentivo così leggero, nonostante la pesantezza dell’allenamento. Così andammo avanti ancora per diverso tempo, prima attaccando e poi difendendo; quel ninja di Oto, seppur vetusto e fuori dal tempo, era uno Shinobi che ci sapeva fare e nelle ore successive ci allenammo ininterrottamente; mentre Shinichi da canto suo ci guardava, con uno sguardo mista tra divertimento e serietà.
     
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