Sacrificio, Sofferenza, Dedizione.

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  1. lNearl
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    Non essere crollati già al primo esercizio era un'ottima dimostrazione di forza. Questo lo sapeva bene Oronoki, ma vedeva anche con piacere la costanza che il ragazzino stava mettendo nel cercare di superare il secondo esercizio. Era incredibile come il giovane allievo non cedesse mai. Gli aveva chiesto più volte di rimettere il bastone in piedi, ed il sensei aveva sempre accettato. L'aveva fatto dalla sua postazione, seduto al tavolino con Ryoshi gli bastava usare un suo filo di chakra per risistemare il bastone in equilibrio.
    Era un'abilità incredibile, legata ad anni ed anni di allenamento nel controllo degli equilibri. Era sostanzialmente quello il nucleo del marionettismo, perlomeno nella visione contorta dello stessa che aveva Oronoki. Tutti potevano prima o dopo imparare a gestire i fili di chakra, renderli anche invisibili ed accurati, tutti prima o dopo avrebbero smesso di sentire il dolore acuto all'interno delle mani. Quella concentrazione di chakra continua che bruciava e che continuava a mandare segnali di dolore al cervello.
    Per imparare queste cose bastava passare del tempo ad usarli, prima o dopo sarebbe diventato un'abitudine.
    Dopo diverse volte che il bastone cadde, l'uomo si alzò, lasciando RYoshi ai suoi pensieri ed avvicinandosi per un momento all'allievo.


    C'è una grande differenza tra l'allenamento, e l'uso continuativo dei fili di chakra. Conosco persone che usano i fili di chakra da decenni, che sono anche dei buoni marionettisti in un certo senso, ma che non si sono mai allenati realmente.

    Mentre blaterava l'uomo non riusciva a non emettere fili di chakra e far muovere oggetti intorno al suo corpo e a quello del giovane Shunsui.


    Non basta sforzarsi in maniera continuativa. Non si diventa esperti senza il cervello. Pensa anche al solo alzarsi dal letto, ci sono persone che lo fanno ogni giorno della loro vita nello stesso modo, magari per settant'anni. Ma, dopo una certa presa di confidenza iniziale con il metodo, diciamo dopo un paio di anni, non si migliora più nello stesso movimento. A quel punto, che siano cinque o quaranta gli anni in cui hai compiuto quel movimento, la tua abilità è identica.
    Questo, si chiama spreco.
    Questa, non è altro che mediocrità.


    Per il momento il sensei non si era ancora espresso sul metodo del ragazzo, che però continuava a fissare intensamente.


    In te vedo qualcosa di positivo. Non ti sei intestardito in un singolo tentativo, tentando più e più volte in attesa che la dea bendata ti aiutasse. Ti sei sforzato di aggirare l'ostacolo e di trovare un metodo.
    Il segreto nel marionettismo, non è solo controllare gli oggetti. Ma sapere cosa faranno quando smetti di controllarli.


    L'uomo iniziò a far girare attorno al palo una singola vite. Inizialmente lo fece con una velocità impressionante e con dei fili di chakra talmente perfetti da essere difficili da vedere anche così da vicino, poi il movimento continuò a rallentare, ed allo stesso tempo i fili di chakra si irrobustivano, permettendo all'allievo di vedere come stava facendo.


    Se non usi diversi fili sarà impossibile non farlo cadere, per quanto tu possa essere aggraziato. Il trucco è disegnare una traiettoria circolare con un filo, poi, poco prima che questi vada ad impattare il bastone sciogliere l'oggetto, e riprenderlo al volo dall'altra parte con un altro filo di chakra.
    Per farlo servono un controllo elevatissimo dei fili, ma questo lo ottiene chiunque.
    Serve capacità di visione e di prospettiva. Cose che aiuteranno gli shinobi non solo nel prendere al volo le viti, ma in ogni giorno della loro vite. Per riprenderla, devi sapere dove andrà quando non sarà sotto il tuo controllo.


    Disse queste parole e si allontanò, tornando al tavolino da Ryoshi. Oronoki aveva notato il metodo di Shunsui, ed aveva anche notato che nonostante tutto a tratti era riuscito a superare l'esercizio, ma forse voleva qualcosa di più. Voleva una presa di coscienza di quello che stava facendo non limitata alla mera esecuzione.
    Seduto al tavolino, guardò il bambino dai capelli rossi.



    Le sue parole si sposano bene anche riguardo quello che sta cercando di insegnare a me. Oltre a non sprecare il suo tempo lei non spreca nemmeno le sue parole. Ogni cosa che ha detto a Shunsui risulta perfetta anche riguardo al mio allenamento. Il discorso sull'allenamento, quella distinzione dal semplice ripetere una cosa. Infine, quest'ultima parte sul controllo delle cose. Cosa faranno quando non saranno sotto il tuo controllo...

    Per essere uno che non conosceva la vera storia di Ryoshi quell'uomo aveva detto un sacco di cose inquietanti. Una parte del piccolo bambino pulsava, nella sua anima l'istinto di protezione stava mandando segnali di allarme in ogni dove. Le parole di Oronoki sembravano smascherare quel suo patto, quella sua anima doppia. Sembrava conoscerlo oltre ogni modo, più di chiunque altro al mondo. Il bambino rimaneva impressionate, seduto a guardarlo attentamente. Non aveva modo di rispondere alla sua domanda. Ma anch'essa dava strani segnali intimidatoria. Tra tutte le cose che poteva chiedere, Oronoki chiese il nome dei genitori. Non di un'animale domestico, ma dei genitori. I genitori erano qualcosa di particolare per il giovane chunin del deserto, la loro uccisione era stato un punto di non ritorno, una rinascita.
    Rimase impassibile, ma ben sapeva, che se i suoi dubbi erano mal riposti, un'atteggiamento troppo strano ne avrebbe invece creati. Se Oronoki sapeva tanto valeva esporsi, se invece era solo un caso, era necessario stare al gioco.


    Non posso saperlo. Non lo so il nome dei suoi genitori. Ma il fatto che lei mi pone questa domanda mi permette di fare delle domande. Prima di tutto, siccome lei mi ha dato almeno l'ambito, posso provare a dire che lei sta sviando il discorso. In secondo luogo, non avendo metri di paragone rispetto ad altri discorsi, posso provare a dire che lei vuole solo darmi i presupposti di quello che sarà un esercizio futuro. Come ha fatto con il mio compagno, prima gli ha chiesto di imparare a usare i fili, poi gli ha chiesto qualcosa di più complesso.
    Lei ha parlato del linguaggio del corpo, è una cosa essenziale e utile a quanto pare, ma va valutato in relazione a precedenti imput, quindi lei ha bisogno di parlare con me in maniera che io la veda gesticolare. Che il mio occhio si abitui ai segnali del suo corpo. Anche i dieci minuti di comunicazione non verbale a cui mi ha sottoposto non sono altro che presupposti di questo genere, credo.
    Per quanto riguarda i genitori, l'unica cosa che posso dire è che forse sono un punto debole. Aveva bisogno di sviare il discorso, quindi il suo cervello si è chiesto un'argomento qualsiasi da intavolare per poterlo usare come presupposto della comunicazione, è la prima immagine è stata quella familiare. Nel bene o nel male, per via di troppo amore o di troppo odio, le sono venuti in mente loro.


    Non poteva dire altro il giovane chunin, che si ritrovava in una situazione delicata.
    Era stato scoperto ?
     
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11 replies since 23/7/2016, 14:35   135 views
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