Sacrificio, Sofferenza, Dedizione.

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  1. Shunsui Abara
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    Addestramento TS I - Post 5
    SACRIFICIO, SOFFERENZA, DEDIZIONE
    Tempio Sacro - Suna


    Difficile interpretare le parole del maestro. Forse perchè Shunsui stava ancora cercando di riprendersi dall'allenamento intenso che aveva affrontato, forse perchè Oronoki era un tipo un po' strano. Ma, in tutta onestà, forse il problema era il messaggio che le parole del marionettista racchiudevano. Ho sempre pensato che con la pratica e la costanza si possa ottenere tutto. Del resto, a cos' altro posso aspirare? Come altro potrei portare avanti la mia vendetta, se non ho speranze di diventare non bravo, ma più che bravo, con la semplice pratica? Io che non ho geni di un clan famoso, che non ho l'età del 90% di ragazzi che iniziano questa vita, e che non sono un fottuto genio come Ryoshi o Hohenheim...a cos'altro posso credere io, se non che impegnandomi posso arrivare in alto? Eppure, in un certo senso, Oronoki gli stava dicendo che la semplice pratica serviva solo a far funzionare le cose, anche in maniera discreta, ma non eccelsa. Era il metodo che decretava se il seme di un'aspirazione potesse diventare albero o erba di campo. Shunsui era d'accordo, ma non credeva di star cercando di risolvere il problema senza un metodo. Questo lo abbatteva. Non si reputava uno sciocco, e vedere di aver frainteso la prova in quella maniera non lo gratificava affatto. Forse doveva avere sul viso un'espressione decisamente depressa, perchè Oronoki trovò comunque qualcosa da elogiare in quello che il ragazzo aveva compiuto.Lei è una brava persona sensei... disse guardando il marionettista negli occhi. Poi aggiunse rivolgendo lo sguardo verso il basso:...ma non c'è bisogno che addolcisca la pillola per me. Pensavo di poter raggiungere un buon risultato con il metodo che ho tentato. Anzi, credo tra l'altro che il mio controllo sia aumentato molto. Ma questo non è il punto del suo discorso, vero? Fu in quel momento che il sensei gli fece capire cosa voleva davvero ottenere da lui con quell'esercizio. Controllando con un filo una vite, a sua volta Oronoki ripeté l'esercizio per il genin. Dapprima più velocemente di quanto il giovane Shunsui potesse percepire, e poi sempre più lentamente. E finalmente capì il punto. Quell'esercizio doveva migliorare la coordinazione, la capacità di visione e prospettiva. Imparare a controllare ciò che possiamo controllare, e a prevedere cosa è al di là della nostra presa...Grazie sensei, ora credo di aver capito realmente cosa voleva da me. Mi rimetto sull'esercizio.

    Mentre Oronoki raggiungeva Ryoshi, ed i due iniziavano a chiacchierare, Shunsui si avvicinò al bastone che era rimasto fermo immobile dopo la dimostrazione pratica del marionettista. Il genin si tastò i palmi di entrambi le mani, massaggiandole leggermente. Il dolore era sparito. Sarebbe ritornato. Ci avrebbe convissuto. L'esercizio era sempre lo stesso ed al genin della Sabbia veniva quasi il voltastomaco a ripensarci - poche cose lo avevano innervosito di più nella sua vita di quel palo che non voleva stare all'impiedi. Quasi senza pensarci, un filo di chakra quasi trasparente partì da suo indice destro, connettendosi alla vite lasciata dal sensei. Nulla di complesso: lo prendo, gli faccio fare un mezzo giro, lo lancio, lo afferro e ripeto. Facile. Partì lentamente, anche se non ne aveva bisogno. Prima era riuscito a far ruotare più di cinque pezzi tutti insieme e di controllarne velocità e traiettoria così da creare il giusto momento intorno al palo. Quello era stato intenso. Ma il genin non avrebbe sottovalutato l'esercizio.

    Il primo passaggio andò discretamente bene. Le azioni vennero svolte con una certa fluidità da parte del genin. Dopo il movimento di lancio, Shunsui staccò il filo un secondo prima che questo impattasse il palo. La vite partì in linea retta non appena il filo fu disconnesso, oltrepassando l'asta di legno. Shunsui quindi creò un secondo filo, con la mano sinistra, che afferrò al volo la vite. Non un gran problema...sto andando troppo lento. Fece percorrere un altro mezzo giro, questa volta più veloce. Disconnessione. Presa al volo. Continua. Più veloce, più stretto. Mano mano che si avvicinava al palo, il tempo necessario per prendere al volo la vite diminuiva. In meno spazio, doveva afferrare al volo quell'oggetto piccolissimo che andava sempre più veloce. Fu a quale punto che iniziò a perdere un po' il controllo della situazione. La vite sfuggì alla presa del filo un paio di volte, e schizzò lontana, andando a sbattere contro un muro a trenta metri di distanza. Poco male, ce ne erano troppe comunque di viti lì per terra. Attaccò il filo ad una nuova vite e riprese a farla ruotare.

    Con il passare del tempo, il genin riuscì a compiere sempre meno errori. Le prese divennero più precise e sicure e la velocità continuò ad aumentare. Ancora lontani da quello che il maestro poteva fare, Shunsui sperò di aver finalmente compreso la lezione che Oronoki gli voleva impartire.
     
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