Sacrificio, Sofferenza, Dedizione.

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  1. Shunsui Abara
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    Addestramento TS I - Post 6
    SACRIFICIO, SOFFERENZA, DEDIZIONE
    Tempio Sacro - Suna


    Finalmente l’esercizio con quel bastone era finito. Dopo svariate ore di tentativi, Oronoki sembrava sufficientemente soddisfatto del livello di padronanza della tecnica che Shunsui aveva ottenuto. Onestamente, anche il genin di Suna era soddisfatto di come se l’era cavata, sebbene avesse l’impressione di non aver ancora capito appieno l’insegnamento che il maestro gli voleva impartire. Questo era solo il primo giorno…sono sicuro che, durante le prossime lezioni, riuscirò meglio a comprendere questa tecnica…. Le parole del sensei non conclusero solo quella parte del suo allenamento, ma anche il loro primo incontro. Come lui, anche Ryoshi fu congedato fino all’indomani mattina.Sì mi son trovato bene…anche se hai ragione, quel tizio ha qualcosa di strano e geniale allo stesso tempo... Ah quindi anche tu ti stavi allenando con lui. Vi ho solo visto scambiare due parole, ma ero troppo concentrato sul mio allenamento, e non aveva capito cosa stava accadendo. Che cosa ti sta insegnando?Ma la conversazione tra i due non durò tanto. Ryoshi sembrava particolarmente colpito dal talento di Oronoki e dalle sue varie abilità, le quali erano sfuggite al genin della Sabbia. Salutò presto Shunsui, così che al ragazzo non rimase che ritornare nella stanza che gli era stata data all’interno del Tempio.

    […]



    La mattina successiva, Shunsui arrivò puntuale al luogo dell’incontro. Mentre avanzava tra il colonnato della sala principale del tempio, vide Ryoshi che si stava dirigendo da Oronoki. Quella mattina, il sensei aveva deciso di far fare al genin un po’ di pratica che si avvicinasse di più all’arte che voleva imparare. Nei suoi pressi, una marionetta era stata disposta su un piedistallo così di stare all’in piedi. L’occhio esperto di Shunsui iniziò a vagliarne gli elementi costitutivi. Era una creazione piuttosto semplice, rispetto ad alcune che aveva avuto modo di ammirare durante la sua permanenza al tempio. Completamente di legno, con solo quattro arti, la marionetta mostrava apertamente solo una lama arrugginita nel braccio sinistro, ed un meccanismo di lancio nel destro. Una delle due mostrava un’apertura: un occhio poco esperto forse non avrebbe saputo dire di cosa si trattasse, ma non era il caso di Shunsui. Infatti, intorno all’orlo dell’apertura c’erano delle striature nere e quasi argentate, segni tipici lasciati da una fiamma.Non ne ho mai usato uno, ma al 80% quello è lo sbocco di un lanciafiamme… o di una cosa simile.L’ultima gamba era un semplice supporto di legno. Avvicinandosi ulteriormente, il genin salutò il proprio sensei e Ryoshi, prima di ascoltare in cosa consisteva l’allenamento di quel giorno. Fu con non poco stupore che Oronoki disse loro di aver costruito personalmente quella marionetta, sebbene svariato tempo prima. In realtà condivide con i due poco di più, lasciando a Shunsui il compito di esplorare i segreti della marionetta e di usare la tecnica dei fili per farla muovere.Grazie sensei!Disse Shunsui avvicinandosi alla marionetta come un bambino avrebbe fatto con il suo giocattolo. Le mania del ragazzo iniziarono immediatamente a tastare il quasi tiepido legno che costituiva la struttura portante della marionetta. Le armi che quella mostrava all’esterno senza dubbio erano micidiali, ma avevano anche il colpito di nascondere la presenza di altre armi non visibili allocate dentro la marionetta. Shunsui iniziò quindi a scrutare ogni centimetro della bambola, cercando la presenza di alcune entrate o uscite nascoste. Non trovandone nessuna, la sua attenzione si spostò sul braccio dotato del meccanismo di lancio.Esistono diversi meccanismi di lancio…vediamo di capire questo come funzionaOsservando le diverse parti che componevano il meccanismo, Shunsui impiegò poco tempo a capire dove si trovava il tasto a pressione che permetteva l’apertura dello sportello della camera di lancio. Osservandone l’interno, il genin vide che questa conteneva tre shuriken i quali dovevano essere caricati manualmente. Il sistema di lancia sfruttava un semplice ma efficacie ( nonché abbastanza affidabile) meccanismo ad aria compressa. Visto che non sembrava essere presente nessun meccanismo di compressione dell’aria, era probabile che questa andasse precaricata insieme alle armi. In altre parole, permetteva un solo lancio. L’ altro braccio non sembrava recare altre sorprese rispetto quelle che mostrava. La lama che vi era caricata era arrugginita ed aveva perso un po’ il filo. Chiaramente non veniva utilizzata da molto tempo, ma poteva andare ancora bene in fase di allenamento. Il lanciafiamme che Shunsui aveva visto era di tipo standard e poteva essere attivato tramite un pulsante nascosto all’interno della gamba. Il tasto era piuttosto all’interno e vi si poteva accedere tramite un’aperura strettissima: solo un filo di chakra vi poteva passare.Ok..questo sembra essere tutto. Vediamo quanti fili mi servono: uno per controllare il busto ed altri 4 per controllare le braccia. Un filo deve essere poi connesso, all’occorrenza, al meccanismo che lancia gli shuriken, ed uno al meccanismo di attivazione del lanciafiamme. In tutto siamo a 5 più due opzionali.Quello del numero di fili e del loro punto di attacco sulla marionetta, era qualcosa su cui il genin si era sempre interrogato. Per controllare una marionetta così semplice il numero minimo di fili era già salito a 7. Il minimo. Marionette più complesse potevano avere più divisioni e più giunture, più mani e piedi….se uno avesse voluto controllarli con precisione, sarebbe per lo meno servito un filo per ogni articolazione. Con questo ragionamento il numero di fili necessari saliva facilmente ad una ventina, per singola marionetta!! Mmm meglio non pensarci adesso…concentriamoci sulle cose sempliciSenza ulteriori indugi, Shunsui fece affluire il chakra verso le mani. Sette fili si materializzarono tra le sue dita, per connettersi alla marionetta così come aveva predisposto. Quattro fili dalla mano destra si erano connessi a quattro arti della bambola, mentre un filo della mano sinistra era connesso al busto ed altri due agli interruttori che attivavano le armi. L’idea era: controllare con un filo la posizione assoluta della marionetta tramite il suo centro, e sfruttare la mano destra per muovere in maniera coordinata gli arti. La traiettoria dei colpi sarebbe quindi risultata dal movimento relativo e congiunto di entrambe le mani. Questo richiedeva controllo e molta tecnica, esattamente come aveva detto il maestro.
    Muovendo le mani verso di se e contraendo leggermente le dita, la marionetta si alzò dal piedistallo che la reggeva, portandosi in posizione eretta, con le braccia e le gambe lungo i fianchi. Shunsui avrebbe semplicemente potuto far volare tutta la bambola, ma questo non avrebbe aggiunto nulla di più al suo allenamento rispetto a quello che aveva fatto con il bastone. Invece il genin decise di iniziare con qualcosa di semplice ma essenziale: simulare una piccola marcia. L’esercizio era sufficientemente facile, ma richiedeva coordinazione. Ripetere le combinazioni di braccia e gambe che avanzano ed arretrano, mentre il busto si sposta in avanti, implicava l’orchestrazione di tutti e cinque i fili che Shunsui aveva stabilito fossero necessari per il movimento della bambola. Molto più complesso del far ruotare delle viti intorno ad un palo, la difficoltà dell’esercizio che Shunsui si era imposto andava oltre il semplice controllo della marionetta e sfociava nell’emulazione del movimento di un essere umano. I primi test che eseguì servirono a valutare come il movimento delle sue dita e delle sue mani si riflettessero nei movimenti della marionetta. Spostando l’indice destro, il braccio destro della bambola si alzava ed abbassava con facilita. Alla stessa maniera l’anulare della mano destra controllava la gamba sinistra della bambola, spostandola in tutte le direzioni consentita dalla giuntura metallica. I fili invisibili di chakra non rendevano facile capire ad altri se non a Shunsui ed agli occhi esperti di Oronoki, il collegamento tra il genin e la marionetta, così che sembrasse che quest’ultima si muovesse come se dotata di vita propria.
    Infine, controllando tutti e cinque i fili, Shunsui iniziò a tirare e spingere le varie parti della bambola, facendola muovere. La marionetta iniziò ad avanzare in maniera alquanto robotica e con movimenti bruschi, sconnessi. Dapprima Shunsui corresse l’altezza dal suolo a cui la bambola volava – i fili gli avrebbero permesso di farla andare in giro senza doversi appoggiare agli arti inferiori - quindi cercò di coordinare meglio le gambe e le braccia, mentre le dita delle sue mani si adattavano piano piano a compiere ciclicamente quei movimenti. Il genin fece si che la marionetta iniziasse a camminare in circolo intorno a lui, a circa 4 metri di distanza. In quei semplici movimenti, il genin stava cercando di mettere in pratica tutto quello che aveva appreso nelle lezioni precedenti: la capacità di controllo sui fili, la manipolazione di più elementi contemporaneamente e la loro coordinazione. Il volto del genin era concentrato, mentre le sua mani volavano nell’aria come a toccare tasti invisibili. Nonostante lo sforzo della concentrazione però, Shunui si sentiva appagato. Aveva aspettato così tanto tempo prima di arrivare a quel punto, che quell’esperienza lo riempiva completamente. Dalla semplice camminata, si passò ad un leggera corsa, e poi ad una corsetta intervallata da piccoli salti o capriole o ruote. Ogni volta che cambiava movimento ci voleva circa una mezz’ora perché la nuova combinazione iniziasse ad avere una parvenza di fluidità. Quella fase era importante: ogni movimento di una combinazione rappresentava una diversa modalità di controllo ed impiego dei fili. Le mani inesperte del neo-marionettista sembravano all’inizio reticenti a mettere in pratica le nuove mosse, per poi iniziare a sciogliersi. Stava costruendo un dataset di mosse e combinazioni di movimenti delle mani e delle dita che codificavano spostamenti della marionetta. E mentre così si esercitava il tempo passava rapidamente. I suoi vestiti si erano fatti pesanti di sudore. Quando se ne rese conto, fece rientrare la marionetta sul piedistallo e si prese un attimo di pausa. Oronoki era stato chiaro sul sapere quando fermarsi, e Shunsui sapeva imparare in fretta alcune cose.
    Quando riprese, una mezz’ora più tardi, cambiò tipo di esercizio. Si posizionò sul lato della marionetta, così da poterne osservare il profilo. Con un movimento repentino delle braccia, Shunsui iniziò a tirare i fili di chakra che si erano connessi in brevissimo tempo nei soluti punti. La marionetta scattò sull’attenti per poi muovere i suoi arti in una sequenza di colpi. Calcio, due pugni, schivata, affondo. Oronoki e Ryoshi sicuramente avrebbero riconosciuto la sequenza: era una delle prime che insegnavano in accademia ninja nei corsi di combattimento corpo a corpo. Ancora: calcio, due pugni, schivata, affondo. Far simulare le pose di combattimento alla marionetta non era molto più difficile che farle eseguire la serie di movimenti di prima, quindi Shunsui provò con sequenze di attacco più complesse. Forse perché Oronoki aveva focalizzato così tanto il suo precedente addestramento sulle basi, Shunsui non perse mai il controllo dei suoi fili, sebbene dovesse lavorare ancora di più sulla coordinazione delle varie parti. Anche se riusciva a far eseguire le sequenze di colpi alla marionetta, sapeva che mancava loro ancora qualcosa affinché si potesse dire che la loro esecuzione fosse al pari di quella che il genin poteva eseguire con il suo corpo. Una nuova sequenza: calcio volante, rotazione, doppio calcio rotante in aria, rotolamento in avanti e salto con avvitamento. Mentre la marionetta si muoveva, la lama arrugginita disegnava circoli mortali e sinctillanti nell’aria. Nuovo calcio rotante. Ma questa volta, d’istinto, l’anulare sinistro del neo-marionettista tirò il filo connesso all’attivazione del lanciafiamme. Un clic netto si percepì all’interno della gamba della bambola, mentre una fiammata disegnò una scia di fuoco che ruotò insieme al calcio. La fiammata fu decisamente potente, tanto da far uscire un grido di stupore al genin:
    Wow…sarà anche vecchia, ma questa marionetta sa come picchiare forte! Sensei continuò così?
     
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