Gli scorpioni dell'oasi di Joruga

Giocata tra -Shu e Bartok

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  1. Bartok
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    Post I - Gli scorpioni dell'oasi di Joruga



    Haruki non aveva mai avuto molto amore per l'aristocrazia ninja. Tantomeno per quella del suo villaggio natio, colpevole anche dell'aver lasciato che degrado e corruzione dilagassero tra le strade di Suna, oltre che dei peccati di cui era solito accusare quella gente. Per il monaco non erano nient'altro che esseri vacui la cui esistenza si realizzava nello scialacquare una ricchezza che non avevano creato, millantando un prestigio che non meritavano. Ovviamente c'erano delle eccezioni. Il Monaco rosso provava un'enorme stima per il suo sensei Hoshikuzu Chikuma, ma imputava tutti i suoi (numerosi, a detta del suo discepolo) vizi alla educazione che aveva ricevuto. Nella mente di Haruki non v'era dubbio sul fatto che il Jonin si concedesse passatempi decisamente poco consoni al suo ruolo perché era cresciuto tra gli agi della residenza dei Chikuma e non tra le strade dei quartieri più poveri come era successo a lui.

    Dunque, il monaco rosso non aveva bisogno di altre motivazioni per detestare ulteriormente la nobiltà. Dio, tuttavia, sembrava intenzionato a fomentare i suoi sentimenti negativi. Infatti, durante una delle periodiche riunioni del consiglio, un messo inviato dal clan dei marionettisti li aveva informati che un potente veleno era stato trafugato dal Tempio. Haruki, benché avesse conservato i suoi modi glaciali, ribolliva di rabbia. Non riusciva a capacitarsi di come quegli imbecilli fossero riusciti a farsi rubare qualcosa da uno dei posti più sorvegliati del Villaggio. Com'era possibile che a loro fosse affidata la difesa delle reliquie, se non potevano nemmeno evitare che i loro segreti gli venissero sottratti con tanta facilità? Hanno addirittura l'ardire di venire a chiedere il sostegno del Consiglio. Questi trogloditi dovrebbero suicidarsi per la vergogna. Pensò, mentre ascoltava con attenzione ognuna delle parole pronunciate dal marionettista. Ormai gli era chiaro che nemmeno loro fossero in grado di svolgere il proprio dovere. Non avrebbe mai permesso a quegli idioti di occuparsi interamente della faccenda. Pertanto, era necessario che qualcuno di esterno al clan si assicurasse che la missione venisse portata a termine senza ulteriori intoppi. Vista la poca considerazione che aveva dei suoi colleghi e del loro giudizio, al monaco rosso restava solamente un'opzione: partire lui stesso. Più cose scopriva sulla macchina burocratica di Suna, più si rendeva conto che se voleva che qualcosa fosse fatto bene, doveva farlo da solo. Delegare avrebbe sicuramente portato altri disastri.

    Al momento di decidere chi si sarebbe fatto carico di quell'onore, Haruki si era immediatamente candidato per partecipare al team di recupero. Fortunatamente non aveva incontrato alcuna opposizione da parte dei suoi colleghi, che probabilmente vedevano quell'evento come un'ottima occasione per liberarsi di lui. Giunto il giorno della partenza, Haruki aveva indossato la divisa tradizionale delle forze armate del villaggio e si era rapidamente diretto verso il luogo dell'incontro. Come sempre, la parte superiore del suo volto era coperta da un drappo nero, sulla cui superfici erano tracciati antichi simboli arcani. Raggiunti i due shinobi, si sarebbe piegato in un lieve inchino. Buongiorno, spero di non avervi fatto aspettare molto. Tagliò corto con i convenevoli, non aveva intenzione di sprecare fiato e tempo per quegli inetti. Vista la gravità della situazione, è necessario che riceva maggiori informazioni sulla natura del veleno rubato e su qualsiasi cosa le vostre indagini private abbia prodotto. Immagino avrete già dei sospetti sull'identità del criminale e sul suo movente, mi sbaglio? Se siamo difronte ad un furto di segreti orchestrato da uno dei paesi stranieri, è bene che lo dica subito. Sono sicuro capirà che ormai la questione non riguarda più solo il vostro clan, ma la sicurezza dell'intero villaggio. È necessaria la vostra massima collaborazione. Avrebbe pronunciato la parola "massima" con particolare enfasi. Quello era il modo cordiale con cui il monaco voleva informare Shu Akasuna del fatto che la gestione della missione gli sarebbe stata strappata dalle mani. Haruki non aveva alcuna fiducia nelle sue capacità di ottenere un qualsiasi successo. Ovviamente, aveva cercato di essere il più diplomatico possibile, ma il suo tono, freddo come la lama di un coltello, lasciava spazio a pochi dubbi. Il nuovo Consigliere di Suna non era di certo una persona che prendeva poco sul serio il proprio lavoro. Inoltre, una volta conclusa la missione, gradirei un rapporto dettagliato sullo stato delle difese del Tempio e sugli eventi che hanno condotto al furto. È necessario che si formi una commissione d'inchiesta per capire quali errori siano stati commessi e punire i colpevoli. Non possiamo accettare che i ninja a difesa di un luogo tanto sacro si facciano imbrogliare così facilmente. A questo punto non era improbabile che Shu si sarebbe pentito di aver richiesto l'aiuto del Consiglio, poiché Haruki aveva la ferrea intenzione di immischiarsi negli affari del clan e, se possibile, tagliare qualche testa.


    Niente di personale, ovviamente.
     
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