Visita ad un'amico

[Add. Chakra - Kairi Uchiha, Shu]

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  1. -Shu
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    Post Sesto - Visita ad un amico



    Non è mia intenzione farlo, ci sono troppe cose a cui tengo nel villaggio e nel mio clan, non potrei mai lasciarle andare. In particolare nel caso in cui la ricompensa per una mia scelta fosse quella che avete e state ricevendo voi. No, mi conosco abbastanza da poter affermare che non reagirei allo stesso modo, anzi sarei probabilmente guidata dalla rabbia in una simile situazione. Per questo vi ammiro molto

    Umhf replicai, con un grugnito di stizza Non penso mi ammireresti se sapessi tutto ciò che ho fatto e che non ricordo. Penso che, forse, i miei ricordi mi siano stati tolti anche per questo motivo. Quando sei un infiltrato... non devi fingere di essere qualcun'altro. Lo devi diventare. Devi cercare l'oscurità dentro di te e farla emergere fino a far soffocare la luce. Ricordo quella sensazione ma... non ricordo nulla di quello che ho fatto in quel tempo. Senza contare che non voglio essere oggetto di ammirazione. ripensai un attimo a quella frase, detta di getto ma non per questo meno vera Penso che ti deluderei, prima o poi. Un po' come avevo deluso praticamente tutti.

    Mia madre, morta di malattia e di tristezza sposata ad un uomo orribile.
    Mio fratello più piccolo, ucciso da una mia invenzione.
    Mia sorella più grande, rubata di quello che riteneva essere il suo diritto di nascita perché è una donna.
    Mio padre, che voleva in me il suo erede e che io ho sempre allontanato ritenendolo, giustamente, un mostro.
    Il mio villaggio, che mi detestava e mi rifuggiva perché temeva un suo membro che non riconosceva più.
    Il clan, che mi vuole morto o comunque in una posizione di non nuocere.
    Mio cugino, tradito anche lui dal suo villaggio. Costretto a diventare il nuovo Jinchuriki del quattro code. Ed ucciso da uno schifoso nukenin, Jeral.

    E me stesso, perché sentivo, dentro di me, che io non ero tornato a Suna perché avevo compiuto la mia missione. Ma perché l'avevo fallita.
    Volevo davvero caricarmi le speranze e l'ammirazione di quella ragazza che a malapena conoscevo? No. Non volevo. E non potevo. Perché tali speranze sarebbero state tradite.

    Come facevo sempre, ignorai quei pensieri e risposi semplicemente con un sorriso enigmatico che non voleva dire niente.

    Ero un maestro a mascherare le mie vere emozioni, a divenire qualcun'altro. A dare di me l'immagine che tutti si aspettavano, l'immagine di un marionettista. Freddo. Strategico. Calcolatore. Manipolatore. Senza emozioni.

    Solo.

    [...]


    Mi ero concentrato troppo sulla salvezza di Kairi e, questo, mi era costato caro. Ero ferito ed avvelenato. Sentivo i miei sensi affievolirsi, il mio corpo rallentare. Non capivo perché avevo agito così. Mi ricordai di quando i Kijin attaccarono Suna. Anche in quel caso avevo bloccato un attacco col mio corpo. In quel momento avevo pensato che fosse solo per motivi politici. Per farmi vedere come un ninja rispettato e rispettoso. Che fosse solo apparenza. Ora invece avevo difeso Kairi, una ragazza educata, con cui mi stavo allenando e con cui condividevo alcune idee sulla vita e sul mondo ma che era fondamentalmente una sconosciuta. Qualcosa mi era successa. Qualcosa che mi era stato portato via. Qualcosa che mi aveva cambiato. Provai immediatamente un moto di disgusto verso me stesso.

    Subito dopo mi accorsi della ferita, e degli effetti che stava avendo su di me. La ferita in se non era molto grave ma mi rendeva difficile combattere, specialmente visto che dovevo anche difendere Kairi. Non avrei permesso che un'altra persona importante per me mi morisse davanti agli occhi... Cosa? Perché la pensavo in quel modo?

    [...]



    CITAZIONE
    Vedevo solo pioggia, e ne ero contento. Perché quell'acqua mischiava le mie lacrime. Vedevo il corpo di una donna a terra, una mezza dozzina di spade che ne infilzavano il corpo. Non sapevo come. Non sapevo perché. Sapevo solo che io l'avevo uccisa.

    E che ero triste per questo.

    Che quello non doveva succedere.

    Che qualcosa era andato storto.

    Che avevo fallito un'altra persona.

    Che avevo anteposto me stesso a qualcun'altro di importante per me.

    Che avevo sacrificato un altro pezzo della mia umanità per il villaggio.

    Sentivo tutto questo ma l'unica cosa che mi domandavo era: Perché pioveva sempre?

    Una mano si posò sulla mia spalla. Mi voltai verso di lui e di nuovo fu tutto buio.

    Così il grande Shu Akasuna verrà sconfitto dal povero Girai. Che smacco per uno dei diretti discendenti dello stesso Sasori. Ma la morte di qualcuno può portare alla gloria qualcun'altro

    Un ricordo... un flash. Stavo proiettando su Kairi le sensazioni ed i sentimenti che provavo per quella persona che, a quanto pareva, non ero riuscito a salvare.

    Stupida psiche.

    Tuttavia quel ricordo... possibile che... che fosse quello il motivo per cui... Certo. Era tutto chiaro. Loro hanno visto quel ricordo. Loro sanno quello che ho fatto. Il tabù che ho rotto. La tradizione che ho violato. E' per questo che mi vogliono morto. Che motivo stupido. Tuttavia ora sapevo quello che dovevo fare. Sapevo perché avevo risvegliato quel ricordo. Per salvarmi ancora una volta. Per... salvarla? No, no. Per salvare me stesso. Per uccidere il mio nemico.

    Sapevo quello che dovevo fare. Sorrisi, mentre Kairi mi salvava da morte quasi certa. Mi sarei potuto difendere ma, ora, avevo un valido motivo per salvarla. Avevo un valido motivo per proteggerla. Avevo un debito da ripagare. Dovevo imparare di nuovo ad essere il marionettista freddo e letale.

    Mi mossi immediatamente, pur rimanendo immobile. La palla di fuoco di Kairi mi aveva dato il tempo di organizzare la mia controffensiva. Ma avevo bisogno di tempo.

    La ragazza mi si avvicinò Forza, ti porto via da qui

    No. Usa le abilità che hai appreso. Corri sulla parete di roccia, distrai Girai Gumo e fallo concentrare su di te. La maggior parte di questi giovani marionettisti non è in grado di gestire un combattimento in tre dimensioni, sfrutta questa sua debolezza. E cerca di non farti colpire, almeno fino a quando non sarò pronto. Ti potrò dare una mano di quando in quanto, ma sta attenta. Fidati di me.

    Pur sussurrando quella non era la voce di un eroe. Non era la voce di qualcuno che si voleva sacrificare per lei. E non era neppure la voce di qualcuno che la voleva usare come diversivo per salvarsi la vita. Era la voce di un uomo con un piano. Era la voce di Shu Akasuna. Che si era leggermente rabbonito. "Fidati di me".

    Ero quasi più curioso di capire che mi era successo che altro.

    Come un ingranaggio in un meccanismo, come una marionetta nei miei fili, come un sottoposto con il suo comandante. Così doveva essere in quel momento Kairi. I miei ordini erano chiari, precisi ed efficienti. [Preparazione. Bonus ai Riflessi.]Pianificazione [0]
    Speciale: L'utilizzatore può assegnare un incarico ad un alleato impartendogli delle direttive specifiche. Ogni azione intrapresa dall’alleato è incrementata di 2 tacche in una statistica scelta dall’utilizzatore. L’alleato deve ubbidire all’incarico impartito dall’utilizzatore il potenziamento non è applicabile per eventi collaterali la missione e non strettamente collegati.


    Io invece mi accasciai al suolo. Quel veleno era stato studiato per indebolire l'avversario, non per ucciderlo direttamente. Dovevo solo far credere a Girai Gumo di essere più arrugginito del solito.

    Benvenuto al mio spettacolo, pezzo di merda.

    Ok. Forse lo Shu Akasuna di una volta non se n'era andato proprio del tutto...

    [...]


    Girai Gumo avrebbe fatto scagliare alla sua marionetta quattro kunai, cercando di dividere me e Kairi. La palla di fuoco lo aveva costretto a nascondere sia se stesso che la marionetta sotto terra, il che ci aveva dato quei preziosi secondi per coordinarci. Sapeva che, avvelenato, non potevo far nulla per aiutare Kairi e che lei non era certamente al suo livello. Se non fosse stato per quella palla di fuoco avrebbe potuto godersi la caccia a quella preda ma sapeva bene che dopo l'esecuzione di un jutsu simile qualcuno sarebbe giunto. Doveva fare in fretta. Uccidere Kairi e prendere il suo ed il mio cadavere. Avrebbe ricevuto pesanti rimproveri per aver coinvolto una kunoichi di Konoha, ma tutto sarebbe stato perdonato se avesse consegnato al clan la testa di Shu Akasuna.

    Non sapeva perché il suo signore lo volesse morto, ma la sua parola bastava. La marionetta avrebbe inseguito Kairi sul muro, se avesse eseguito gli ordini, cercando di portarsi in mischia. La maggior parte delle marionette era studiata per scagliare armi in avanti e quel cambiamento nella direzione della gravità rendeva più difficile studiare alla perfezione la traiettoria. Rischiava solo di sprecare kunai e veleno.

    Se fosse riuscito a raggiungerla avrebbe sfruttato le falci di luna della marionetta. Una di esse era ormai priva di veleno, ma con un colpo avrebbe facilmente messo in ginocchio la uchiha. O almeno così la pensava lui. Ora toccava a Kairi dimostrare di poter portare a termine quel compito. Di dimostrare che non aveva bisogno di essere protetta. Di essere salvata.
     
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