Il fabbro e la veggente

free tra Shu e Cube

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  1. ~Cube
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    Il Fiore Lupo

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    A ferro e fuoco.



    La vecchia veggente fissò a lungo il volto del suo studente improvvisato. Senza mai distogliere lo sguardo dal Chunin mentre attorno a quella strana coppia tutti i vari simboli che avevano costretto il Sunese all’immobilità stavano, molto velocemente, perdendo di intensità e scomparendo nel nulla. Shu poteva nuovamente muoversi.

    -Ben fatto, caro.- la voce della vecchia cambiò completamente tono, ritornando a quel modo gentile e premuroso che l’aveva contraddistinta all’inizio -Visto? Mi hai dimostrato di saper ragionare e tanto mi è bastato… del resto non era particolarmente difficile come esercizio. In ogni caso come hai ben intuito e come credo tu sappia l’arte dei Sigilli è una branca del mondo Ninja immensa e, forse, la più misteriosa. Una sua specializzazione è il confinamento di oggetti, persone ed Entità. E’ una pratica che considero tremendamente utile ma allo stesso molto insidiosa. Per questo voglio che tu oggi ti impratichisca il più possibile con me, semmai farai degli errori sarò pronta a correggerti.- la vecchia a quel punto aprendo il cassetto incorporato nel tavolo estrasse diversi oggetti di uso quotidiano: uno specchio, un fermaglio e un rotolo di cotone. Senza attendere un momento, dimostrando una semplicità inaudita, compose una serie di sigilli su un pezzo di carta e appoggiando l’oggetto sopra il foglio e toccando con la mano la carta con un veloce sbuffo l’oggetto scomparve agli occhi di Shu. Lo specchio era stato confinato.

    La vecchia fissò il suo allievo:- Ti do mezzora di tempo per ottenere lo stesso risultato, questo del resto è qualcosa di banale. Prego!- Così Sun si accomodò sulla sedia attendendo il risultato di Shu.

    Al termine dell’operazione, se essa avesse soddisfatto la veggente, la signora indicando la porta accompagnò fuori di casa il Chunin di Suna fermandosi davanti ad una pila ordinata di teloni di tessuto, ripiegati e posti uno sopra l’altro. Nel complesso erano larghi il doppio di Shu e ben più alti di lui: -Questi sono i teli che uso per montare la tenda, caro. Ovviamente è alquanto scomodo portarli via di schiena ed è per quello che solitamente li confino in un Rotolo di Richiamo. Ecco, caro: ora voglio che lo fai tu al posto mio! Puoi fare avanti indietro dalla biblioteca se necessario. Io starò qui a valutare il lavoro.- Un sorriso si dipinse sul volto di Sun. Senza dubbio lo stava davvero mettendo alla prova.

    Nel frattempo Kato…



    Nuovamente il fabbro risultò contento del mio operato. La cosa fu assolutamente di mio gradimento e sorrisi, in segno di soddisfazione. Seguii le sue ultime parole comprendendo che ci stavamo avvicinando alla parte finale dell’insegnamento, ma probabilmente anche quella più interessante.
    Annuii in segno di assenso, ora dovevo lavorare il ferro. Un arte che di certo non si poteva imparare in poche ore ma grazie ai consigli di Dong il tutto sarebbe stato più abbordabile. Mi tolsi la maglia, rimanendo a petto nudo. Sapevo ancora prima di iniziare che stare alla fornace poteva risultare terribilmente pesante e quindi non aveva senso prestare molta attenzione ai piccoli dettagli.

    Il fabbro avrebbe potuto benissimo notare le numerose cicatrici presenti su tutto il mio corpo, segno indelebile del mio passato appena trascorso. Tuttavia non feci caso a quel dettaglio e mi misi subito di buona lena. Davanti al bassoforno presi a seguire le indicazioni di Dong e mescolando le giuste quantità di carbon fossile e di ferro potevo osservare come i due elementi andavano via a via a fondersi insieme colando lungo i piccoli canali; i quali confluivano in una sorta di recipiente.

    Fu un lavoro tremendamente faticoso. Il sudore copriva ogni mia parte del corpo e compresi quanto resistente era Dong per sopportare, tutti i giorni, una fatica di quella portata. Al termine, ottenuta una giusta quantità di metallo fuso, con i giusti strumenti andai a colarlo in quelle che erano le forme standard. Con l’aiuto di Dong andammo poi a raffreddare e temprare numerose volte il metallo riducendolo così in una forma pura. In un ferro di qualità.

    Presi poi a batterlo e modellarlo. Il lavoro ormai stava diventando estenuante tuttavia non lasciai la presa e quando, al termine delle forze e del fiato, presentai il tirapugni al Maestro mi resi conto che era notte inoltrata. Sapevo di non aver portato un buon oggetto, almeno non tanto come gli altri manufatti precedenti, ma speravo che Dong, consapevole dell’impegno profuso, si sarebbe accontentato.
     
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