La casa degli orrori

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  1. Zakira
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    -Allora mamma, ti piace Konoha?-

    Le due donne della famiglia Hoshiyama stavano prendendo il thé nel giardino della villa. Erano passate settimane dall’arrivo di sua mamma nella città del Paese del Fuoco. La donna non solo era venuta a far visita sua figlia ma anche per avere un pò di compagnia. Sia lo zio Bumi che suo padre erano impegnati con la solita riunione di famiglia. Di solito duravano pochi giorni. Ma quella era durata più del necessario. Come mai? C’erano così tanti problemi all’interno di una delle famiglie più nobili del continente? Problemi economici? Oppure la discussione si era spostata sulla giovane Hoshiyama? Molto probabilmente fu anche quello l’argomento di discussione. Ma di chi era la colpa? Di suo padre che l’aveva lasciata andare? Di suo zio che l’aveva ospitata a Konoha? Oppure della stessa Asami con la sua scelta avventata? Questo non poteva mai saperlo. Purtroppo ciò che avveniva durante le riunioni era top secret. Forse solo sua madre lo sapeva ma non diceva mai nulla alla figlia.


    -Si, è una bellissima città.-


    Così durante la sua permanenza a Konoha, Asami decise di far visitare alla madre l’intera città. Più che visitare, la maggior parte delle volte passavano intere giornate spendere tra le vie di Konoha. Tra abiti e cianfrusaglie varie le due donne, seguite da un piccolo gruppetto di cameriere, erano quasi al centro dell’attenzione. Avevano gli occhi di tutti non appena uscivano da un negozio. Forse gli abitanti di Konoha non avevano mai visto spendere così tanto per cose tanto inutili.

    -Ho comprato molte cose…-

    Forse la maggior parte degli oggetti comprati era per la servitù o solo per il gusto di spendere. Ogni spesa era stratosferica...Ma inspiegabilmente il portafoglio straripava, ancora, di banconote. Già poichè nella famiglia Hoshiyama raramente si utilizzavano monete di poco valore.

    -Vedo…-

    Una voce maschile tuonò in quegli attimi di silenzio. Le due figure femminili, in contemporanea, spostarono il loro sguardo verso di lui. Alto com’era riuscì a oscurarle con la sua ombra.


    -Voi donne spendete troppo…-


    La donna fece un piccolo sorriso poi rivolgersi, in modo ironico, all’uomo che, nel frattempo, portò la mano destra dietro la nuca.

    -Non dire sciocchezze Bumi… Forse per questo motivo non sei ancora sposato…-

    La presenza di zio Bumi significava la fine della lunga riunione di famiglia. Era tornato in quello stesso giorno, la mattina presto. Questo significava anche la partenza immediata della madre, che nel frattempo aveva dato l’ordine alla servitù di preparare tutto l’occorrente per il giorno seguente. Il resto della giornata passò velocemente e solo dopo cena la servitù riuscì a sistemare in tempo la carrozza per il viaggio.

    [...]

    Quella mattina tutti, a differenza di Bumi, erano svegli. Era poco prima dell’alba e l’intera servitù aspettò la signora Hoshiyama, con indosso un vestito color lillà e alcune finiture in pizzo, la fine della sua colazione. Anche Asami decise di partire con loro ma solo per metà del percorso. Come al solito la ragazza indossava i suoi pantaloncini blu aderenti, una gonna aperta color marrine chiaro, stivali ninja neri, maglia rossa aderente che arrivava poco sotto al seno, mettendolo in evidenza e con la manica sinistra che copriva tutta la lunghezza del braccio mentre la manica destra era molto corta. Alle mani indossava de guanti mentre all’altezza della coscia destra aveva il marsupio con all’interno le varie armi e accessori. Decise di non portare con sè il coprifronte della foglia.
    La madre diede un ultimo sorso alla tazza poi si alzò dalla sedia guardando sia sua figlia che la servitù.

    -Bene! Possiamo andare.-

    Così l’intero gruppo si avviò verso l’uscita della città, oltrepassando le mura. Sul volto della donna si formò un espressione indecifrabile. Era un misto tra felicità e tristezza. Era felice perchè dopo tanto tempo poteva vedere di nuovo suo marito. Ma la tristezza era dovuto, di nuovo, dall’allontanamento dalla figlia. Era stata bene quei giorni a Konoha. Nono solo perchè dopo tempo aveva visitato (finalmente) quella città ma perchè ogni giorno al suo fianco aveva la presenza della figlia. Solo il pensiero di non rivederla più per chissà quanto tempo gli venivano le lacrime agli occhi. Ma non pianse. Sapeva che la figlia per il momento stava crescendo decentemente. Fin’ora non aveva ancora rischiato la vita.

    [...]

    -Ciao mamma!-

    -Ciao Asami… Mi raccomando: fa attenzione!-


    Era il momento di separarsi. Un lungo abbraccio durato secondi o addirittura minuti. La carrozza ferma davanti ad un bivio, pronta a prendere il percorso di sinistra, che portava all’ enorme villa Hoshiyama. La diciottenne poteva anche andarci ma la presenza del padre glielo impediva. Inoltre era appena finita la riunione di famiglia e non voleva farlo innervosire ancor di più. Così la ragazza dai capelli rossi osservò la carrozza andare via, fino alla sua scomparsa. Ora cosa doveva fare? Tornare al villaggio oppure fare un giro al di fuori delle mura di Konoha?

    §Mmm...§

    Le strade erano tutte uguali a Konoha e ormai le conosceva tutte. O credeva di conoscerle. Ma in fondo era stanca di andare in giro per la città. Voleva vedere posti nuovi. Così, invece di ripercorrere la strada precedente, decise di prendere l’altro bivio, che la separava dalla sua abitazione nativa. Così iniziò una nuova giornata alla scoperta di nuovi territori del Pese del Fuoco.

    [...]

    Stava camminando da troppo tempo. Aveva percorso buona parte del percorso su una strada battuta. Ai lati c’erano alcuni cespugli e alberi. Dopodichè si ritrovò all’interno di un bosco. Non sapeva dove stava andando. Forse si era persa. Una volta che riuscì a uscire da quella fitta vegetazione si ritrovò in una zona completamente differente. In lontananza si poteva vedere una struttura.

    §Ma quella...§

    Non sapeva come aveva fatto ma improvvisamente aveva davanti a sè l’Accademia. Quanti chilometri aveva fatto? Ma quella domanda ormai era inutile. Purtroppo la strada di casa l’aveva persa. Così si avvicinò pian piano all’accademia. Magari incontrava qualcuno di Konoha, così poteva ritornare al villaggio tranquillamente e senza perdersi di nuovo.

    §… Dovrò comprare una bussola...§

    Questo fu l’unico pensiero della kunoichi che si diresse verso la sede principale. Ma improvvisamente fu attratta da alcune persone davanti ad una casa chiusa. Incuriosita dalla folla si avvicinò guardando in direzione dell’edificio. Improvvisamente un giovane ragazzo dai capelli rossi vestito da vampiro, cercando di attirare più curiosi possibili.

    -Wow… ha anche lui i capelli rossi…-


    Disse sussurrando. Più che per l’abbigliamento era stata attirata dal colore dei suoi capelli.

    -A breve inizieremo le selezioni. Prendete il numerino dal distributore ed entrate uno alla volta.-


    §Selezioni?§


    Sparì dietro ad una nuvola di fumo, facendo una risata malvagia. Diverse persone s’indirizzarono verso l’entrata della casa. La genin inizialmente esitò ma dopo pochi secondi decise di prendere il numero. A cosa serviva quel numero? E chi era quel ragazzo?
     
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