Team 1 - Campo di allenamento

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  1. Zakira
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    Una mano femminile sfiorava con delicatezza i vari libri che si trovavano sullo scaffale in legno. Riguardavano tutti lo stesso argomento: medicina. Alcuni erano abbastanza complessi mentre quelli più semplici erano ormai già stati letti. Fortunatamente, in quello spazio circondato da pareti di legno, c’erano altri scaffali. La figura dai lunghi capelli sconcertata si diresse verso gli altri libri sperando di trovarne qualcuno da portare a casa. E li trovò anche se in più prese diversi libri che lesse più e più volte. Ormai li conosceva a memoria ma ripassare ciò che aveva studiato non faceva male a nessuno. Tanto meno a lei visto che stava studiando per diventare medico. Un pò gli dispiaceva lasciare quel posto. La maggior parte delle giornate, oppure quando capitava per caso in quella zona, le passava in biblioteca. Amava leggere e soprattutto la pace che si percepiva in quel posto. Riusciva a leggere senza distrazioni e tutti i libri erano a sua disposizione. La maggior parte delle volte li portava direttamente in casa, così poteva finire lo studio studio anche all’interno della sua cameretta. Ma quando non aveva il tempo di fermarsi in biblioteca si limitava a prendere il necessario per portarlo nella sua dimora. Sempre se riusciva a trovarlo poichè a volte rischiava di tornare senza nessun libro tra le mani. Ma fortunatamente quello non era il giorno, anche se la maggior parte dei libri che aveva con sè erano già conosciuti dalla figura femminile. Registrò i libri presi prima di lasciare quel luogo silenzioso, per poi incamminarsi tra le vie di Konoha. Il tempo non era uno dei migliori. Alcune nuvole grigie dominavano il cielo sopra Konoha e un leggero vento freddo colpiva la candida pelle della ragazza, che si affrettava a raggiungere la sua dimora nella zona più ricca della città. Erano circa le 10 di mattina ma il tempo minacciava pioggia e la ragazza non voleva tornare inzuppata d’acqua. In più con sè aveva anche dei libri e non voleva rovinarli. Aveva intenzione di leggerli e studiarli quel giorno stesso. Nonostante l’imminente pioggia la giornata non era stata rovinata poichè aveva già intenzione di tornare a casa. Sperando di trovarla al più presto possibile dati i suoi problemi di orientamento. Per fortuna riuscì a trovarla, anche se inizialmente si stava dirigendo verso sud. Percorse la strada che la portò dritta davanti alla villa di suo zio, che per quasi un anno era diventata anche la sua dimora. Il vento diventò sempre più forte, facendo cadere le foglie dagli alberi che decoravano la strada. Anche i numerosi fiori venivano mossi con violenza dal forte vento.

    §Finalmente sono arrivata a casa!§

    Si ritrovò davanti al piccolo cancello della sua casa che aprì in un attimo. Dopodichè iniziò a dirigersi verso la porta d’entrata. Aveva tirato fuori dalla tasca dei pantaloni le chiavi di casa, quando improvvisamente vide una lettera bianca fuori dalla porta. Cercando di non far cadere i libri che aveva in mano, si abbassò per prendere la lettera. Era completamente bianca con uno strano ma riconoscibile sigillo. L’aveva stretta nella mano sinistra, dove manteneva anche i libri, mentre con la destra cercava di aprire la porta con la chiave. Entrò velocemente in casa, non appena la porta si aprì, riparandosi dall’aria fredda. Appoggiò i cinque libri sul tavolo della cucina. Mentre la lettera era mantenuta dalla ragazza con entrambe le mani. Veniva direttamente dall’Accademia.

    §Sarà forse una missione...§

    La guardò attentamente prima di aprirla e poi leggerne il contenuto. Inizialmente non voleva credere ai suoi occhi. Era vero quello che aveva letto? La rilesse ben più d'una volta e le parole erano sempre le stesse. Non cambiavano. Non era per niente una missione. Ma una convocazione ufficiale per le creazione di un team. E la ragazza dagli occhi verdi fu scelta proprio dall’Accademia. Forse finalmente avevano notato le capacità e l’impegno della genin. Oppure era così inutile da sola che l’Accademia aveva deciso di inserirla in un team? In effetti dalla sua promozione genin non aveva fatto grossi progressi. In più oltre a leggere e studiare non allenava giornalmente il fisico, che nonostante ciò si presentava atletico e in forma. L’incontro del team era prefissato all’interno del paese dell’Erba, che si trovava ad ovest del paese del Fuoco. Il viaggio richiedeva parecchie ore data la lunga distanza. Fortunatamente era ancora presto e aveva ancora tutto il tempo per riposarsi, per intraprendere quella stessa sera il lungo viaggio. Aveva preparato una camomilla per rilassarsi e addormentarsi subito dopo sul suo lettino. Era questo il rito che lei stessa si imponeva ogni qual volta che doveva affrontare una missione pericolosa o un lungo viaggio. La camomilla riusciva a rilassarla e sentirsi piena di forze una volta svegliata.

    [...]

    Non era la prima volta che la genin si preparava per una missione a tarda serata. Come non era la prima volta che mentre lei doveva iniziare a lavorare suo zio, a sua volta, tornava da lavoro e dormiva beatamente nel suo letto. Ma la vita da kunoichi le aveva riservato anche quello. E se inizialmente era un peso, poco dopo aveva accettato quella condizione. Forse anche i suoi futuri compagni di squadra dovevano partire molto presto oppure erano già in viaggio.

    §Già… chissà come saranno i miei compagni di squadra.§

    Aveva inserito l’ultimo tonico all’interno del marsupio per poi legarlo alla zona lombare, a destra legato alla gonna. Invece l’altro con le varie armi lo aveva legato saldamente alla coscia destra. Come sempre il suo abbigliamento ninja era formato da una maglia aderente rossa che arrivava poco sotto al seno, con la manica sinistra copriva tutta la lunghezza del braccio mentre la manica destra era molto corta e pantaloncini aderenti corti color blu e una gonna aperta che copriva parte del marsupio. Ai piedi indossava degli stivali ninja color nero, con un piccolo tacco, e alle mani dei guanti in cuoio. Portò con sé tutti gli accessori necessari, soprattutto non dimenticò il Kit medico e il coprifronte che legò al collo. Mangiò qualcosa prima di percorrere il lungo viaggio, in compagnia delle stelle che illuminavano i cielo notturno. C’era ancora del vento che oltre ai rami delle piante, accarezzava anche i lunghi capelli rossi della kunoichi. Alle mura del villaggio, all’uscita est, registrò la sua uscita prima di incamminarsi verso la nuova strada che l’Accademia gli offrì. Il clima era abbastanza freddo ma Asami riuscì a sopportarlo senza alcun problema, affrontando il viaggio senza difficoltà.
    Il paesaggio si alternò per diverse volte: inizialmente la strada indicava una direzione precisa per poi fare spazio ad una non asfaltata, presentando diverse buche; boschi fitti, con la vegetazione che dominava l‘intera area per poi sbucare improvvisamente in un’immensa prateria. A volte la ragazza si riposava ai piedi di un albero, per poi continuare la sua corsa. Nel suo cammino, oltre alla vegetazione, incontrava diverse abitazioni ed animali, che animavano quella notte oscura. Ad un tratto la ragazza si ritrovò davanti ad una foresta. Non poteva sapere cosa poteva incontrare ma era ad un passo dal paese dell’Erba. Infatti la ragazza era riuscita ad arrivare a confine senza imprevisti. Anzi era arrivata anche in anticipo secondo i suoi piani, che prima della partenza aveva calcolato. Ora però doveva oltrepassare quella foresta, fitta e oscura. La ragazza avanzò lentamente, guardandosi intorno .Purtroppo non riusciva a vedere niente e l’unica cosa che poteva fare in quella situazione era procedere con cautela. L’interno della foresta era dominato da un silenzio assordante che veniva spezzato da verso di un gufo notturno.

    [...]

    La ragazza avanzava velocemente tra gli alberi della foresta. A tratti riusciva a vedere alcuni raggi solari. Infatti la genin aveva percorso la foresta anche durante la notte, fermandosi solo un paio di volte. Passavano i minuti e anche l’aria iniziava a riscaldarsi, proprio per sottolineare la presenza del sole già alto nel cielo. Ora bisognava solo uscire dall’immenso vegetazione e raggiungere il luogo dell’incontro. Solo una volta uscita dalla foresta fu attratta dai raggi solari, alzando leggermente la testa. Iniziò a guardarsi intorno, ritrovandosi vicino ad un fiume e una radura. Puntò i suoi occhi verdi su tre figure maschili alle vicinanze del fiume. Li guardava con curiosità per poi avvicinarsi ad essi con cautela. Si trattavano dei suoi compagni di squadra? Molto probabilmente si. Ma la terza figura, dagli abiti neri ed eleganti, dai capelli neri l’aveva già incontrata.

    §Ma quello è…!§

    L’aveva incontrato per la prima volta all’interno dell’Accademia ninja di Konoha. Gli aveva insegnato l’arte del combattimento, anche se in realtà aveva combattuto con se stessa. Fu il suo primo maestro da quando intraprese il percorse da kunoichi. Da quella volta i due non riuscirono più ad incontrarsi. Forse per la lontananza, visto che il ninja in questione era di Kiri.

    -Maestro Asmodai!-

    Ma il destino li aveva fatti incontrare di nuovo. Iniziò a correre notando sempre più le altre due figure maschili. Non li aveva mai visti ma di sicuro erano i suoi futuri compagni di squadra. Diminuì il passo quando si trovò a pochi metri dal maestro, che osservò a lungo i tre shinobi prima di parlare.

    -Team 1…-

    Era questo il nome del team. Fu proprio il quel momento che la ragazza lanciò un’occhiata ai due ninja dalla provenienza sconosciuta. Ma ancora non riusciva a capire perchè era stata scelta lei.
    Come confermato dal maestro, l’Accademia aveva scelto la presenza dei tre genin in quel luogo. E Asmodai Akuma era appena diventato il maestro dei tre ragazzi. La ragazza lo ascoltò con attenzione e quando disse di presentarsi, fece un piccolo sorriso. Lui già sapeva il suo obiettivo. Però doveva dirlo una seconda volta per gli altri due.

    [...]

    Ora toccava a lei presentarsi. Lanciò un’occhiata al maestro Asmodai per poi rivolgersi ai due. Lui già sapeva alcune informazioni su di lei. Forse per i due poteva essere una mancanza di rispetto verso il loro futuro maestro. Ma per Asami, Asmodai era già una guida. Così aspettò il suo turno per presentarsi.

    -Io sono Asami Hoshiyama e arrivo da Konoha. Faccio parte della famiglia Hoshiyama, una tra le più ricche e nobili del paese del Fuoco. E forse anche del continente… ma questo è da verificare…-

    Assunse un’aria pensierosa, portando una mano sotto al mento. La sua famiglia non era molto conosciuta all’interno del mondo ninja. Il loro odio verso gli shinobi era tale da interrompere tutti i rapporti commerciali con essi. Anche se in realtà suo zio Bumi cercava di rompere questa barriera che aveva creato la sua stessa famiglia.

    -... Nonostante ciò ho voluto intraprendere la carriera da kunoichi non solo per scappare dalle stupide regole della mia famiglia… ma anche per diventare un ninja-medico e proteggere gli abitati del mio paese… anche se la mia protezione è garantita a tutti gli abitanti del continente… In più cerco anche una persona…-

    Disse l’ultima frase più velocemente, guardandosi intorno. In quei mesi aveva dimenticato anche il suo vero obiettivo che l’aveva spinta a intraprendere quella strada: ritrovare un suo vecchio amico e scusarsi per il comportamento di suo padre nei suoi confronti e quelli della madre. Ma in quei mesi la volontà di diventare ninja-medico divenne così forte da considerarlo un obiettivo primario. Osservò i due ninja, alzando leggermente il sopracciglio sinistro, per poi spostarlo verso il maestro, fanceno un mezzo sorriso.
     
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