Un incontro a lungo atteso

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  1. Jotaro Jaku
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    Quando la bara rivelò il suo contenuto, lasciando al suo posto una figura al limite della putrefazione, più vicina ad una pugna essiccata che a una persona, nella stanza sembrò, per un istante, come se fosse calata la notte più fonda.
    Sul petto dell'Hokage sarebbe apparso un sigillo, un kanji del significato "Parola", e il cadavere avrebbe ripreso lentamente le sue reali sembianze, la pelle sarebbe tornata giovane e liscia, i capelli neri e fluenti, ma senza l'alone di peste e malattie terminali che avevano caratterizzato quel ninja negli ultimi tempi della sua "vita". L'uomo restò immobile. Solo gli occhi si muovevano, per capire.
    Uno Rosso, uno nero.




    Per alcuni istanti, l'individuo osservò attorno a sè, senza mai muovere la testa, parlando, rivolto ai due colossi, ma senza guardarli.

    << Un'assicurazione. Lasciata in questo cucciolo quando fosti troppo duro con lui. [Vedi il rituale di sangue di Jotaro-Raizen] Nel caso Orochimaru mi avesse evocato. >> Continuò a guardarsi attorno, concludendo. << Potrai continuare a chiamarmi a tuo piacere, ma sarò me stesso. Non tuo.>>
    Terminò la frase voltando il capo verso chi lo aveva evocato, notando che non si trattava affatto della serpe. << Chiunque tu sia. >>

    L'uomo guardò ora per la prima volta, i due colossi. Uno cresciuto, uno invecchiato, non disse nulla; osservò quindi i palmi delle proprie mani, identici come li ricordava. Sospirò.
    << In che anno siamo. >> Non chiese altro, non era stupito, si comportava come se si fosse appena alzato da letto. Come se stesse aspettando per presentarsi ad un impegno.


    Finalmente iniziò a guardarsi attorno, compiendo i primi passi. Si recò alla finestra più vicina, e strusciò un dito dove passava lo spiffero dell'aria, quindi si voltò, e fissò Alosyus, il suo stato, e i suoi servi. Spostò lo sguardo su Raizen, aveva ancora briciole di biscotti sulle labbra. Provò a far scrocchiare le ossa delle spalle, come per liberarsi di un peso. Quindi passò le dita della mano destra sul mento, come per riflettere.

    § Non sono stato evocato con la piaga del clone...E non sento, quel peso...Il mio corpo dovrebbe essersi dissolto nell'Anauroch, eppure eccomi qua, se hanno trovato il mio materiale genetico...Qualcuno di loro ha incontrato l'originale, e lo ha distrutto. Vecchie volpi. §

    Quindi, quello che una volta era un membro del trio delle barzellette che arricchivano il mondo, il cui duo rimasto era già presente nella stanza, si avvicinò a Raizen e Alosyus, alzando entrambe le mani e scrollando le spalle, come per lamentarsi.

    << Ebbene? Cosa avete combinato stavolta. Perchè non lasciate fare ai morti quello per cui servono? Marcire. In tutti questi anni vi siete portati al punto di dover chiamare proprio me? Qualcuno ha aperto le porte della città Infame? Una nave ha sbattuto in qualcosa che doveva restare sul fondo dell'oceano? Avete aperto delle pergamene di Orochimaru tirando fuori cannibali che dovrebbero restarci chiusi in eterno? O non sapete che fine ha fatto Yashimata e avete bisogno di me per sapere che è cibo per vermi da più tempo di me? >> La sua espressione non nascose delusione, non tanto per l'essere stato richiamato; aveva sempre apprezzato essere al centro dell'attenzione, quando voleva; piuttosto per i due ninja che aveva davanti. Per il modo in cui li aveva lasciati, e come li aveva ritrovati. Pietosi.

    << Un morto che cammina, e un possente ninja che gli chiede aiuto invece di affidarsi al suo villaggio. Entrambi così forti da nascondersi in una topaia in cui persino la luce ha disdegno d'entrare, entrambi così sicuri da aver bisogno di un cadavere..entrambi così soli. >>

    << Cosa siete diventati....>>

     
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18 replies since 9/10/2016, 16:21   460 views
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