Un incontro a lungo atteso

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  1. Jotaro Jaku
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    Jotty2Hotty

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    La cruda verità


    Entrambi i colossi iniziarono a battibeccare tra di loro. Entrambi adducendo alle proprie motivazioni, raccontando di una carrellata di fatti, sviolinati in faccia a Jotaro come se lui vi avesse preso parte come loro, come se avesse la minima idea di cosa stavano parlando. Il Jaku nascose la faccia sospirante dietro la mano destra, mentre cercava di venire a capo della cascata di informazioni che, dapprima Raizen, gli venivano poste, non con l'attenzione di chi vuole spiegare, ma con l'impeto di chi vuole rinfacciare. Di tanto in tanto Jotaro allontanava la mano dal volto per porre domande cercando di infilarsi in mezzo alla conversazione a senso unico; non tanto per ricevere una risposta, ma per cercare di stare al passo con il discorso. Si voltò verso Diogenes, compiendo un gesto con la mano sinistra, come per rafforzare il concetto di non star capendo un bel niente.

    << Itai? Non è il tipo che abbiamo quasi ammazzato col Mizukage? Gli altri non so chi siano, tranne Hoshicoso, penso di ricordarlo dai ricordi di Brando, mi pare. Eh? Frena Raizen non ti sto capendo. >> E sarebbe tornato con la faccia dietro al palmo della mano, con la vena sulla fronte che gonfiava ancora di più. Il foglioso era offeso perchè l'otese gli aveva combinato alcune cose dietro le spalle, più che per le cose in sè, e la lista sembrò non finire mai.
    Proprio quando sembrava che la discussione fosse conclusa, prese la parola il Mikawa, con un racconto che alle orecchie del redivivo sembrò ancora più interminabile del precedente, che spaziava dai demoni, alle organizzazioni, a Yashimata (nonostante i due avessero appena sentito dire che era morto) a tante altre cose, al punto da spingere il povero morto a sussurrare..


    << Rimandatemi nella tomba...>> Mentre scuoteva la testa. Insomma, dopo un'attesa che sembrava interminabile, il Mikawa gli rivolse una domanda precisa. Cosa fare con Raizen. Come se potesse farne qualcosa. Come se Diogenes pensasse a sua volta, di poterci far qualcosa. Entrambi avevano seguito il loro ego, e avevano perso di vista la cosa più importante, la realtà. Qualche anno senza di lui a tenerli coi piedi per terra, e finivano in quello stato. In un primo momento, Jotaro non rispose al Mikawa. Era necessario risolvere alcune questioni di importanza superiore, per questo il ninja si piegò sulle ginocchia restando sul posto, e con un pugno sfondò il pavimento, rialzandosi, e tenendo nella mano, frammenti di pavimento e terriccio, quindi lentamente ne lanciò una manciata ai piedi di Raizen, e una manciata ai piedi di Diogenes, con l'espressione di una mamma che rimprovera i due figli che litigano tra loro.

    << Guardate ai vostri i piedi. Quella e' terra. Dove dovreste tenere poggiati i piedi. >>

    Quindi si avvicinò ai due, anzi, si avvicinò a Diogenes che sembrava un po' più impedito, e fece cenno a Raizen di avvicinarsi. Quando fossero stati ad una distanza leggermente meno "anonima" avrebbe continuato, con un tono di voce più pacato.

    << Il tizio là dietro mi ha evocato per rimettervi sulla stessa lunghezza d'onda. Non per darvi un pubblico con cui lamentarvi. >> Si voltò verso Raizen.

    << Vedi, dal tuo discorso interminabile e pieno di fastidio e irritazione, mi è chiaro che il problema più intimo per te, non è cosa sia successo in realtà nel mondo in questi anni, ma che tu non abbia fatto parte, a vario titolo. Sei arrabbiato con Diogenes perchè non ti ha invitato alla sua festa. Sei arrabbiato perchè i tuoi giocattoli sono stati danneggiati, e perchè non sei informato abbastanza. Nessuno a questo mondo è tenuto a regalarti niente. Pensavo di avertelo spiegato, se vuoi sapere qualcosa, scopritela. Diogenes qua, Itai là, Hoshi qui, Seinji là, bla bla bla bla bla. E' solo colpa tua se tutto questo è avvenuto sotto il tuo naso, a tua insaputa. >> Non voleva una risposta dal ragazzino, aveva sentito abbastanza scuse per uno che porta il copricapo che lui portava. Jotaro non conosceva la verità di tutti i fatti, mentre era morto, quindi si basò su quello che aveva sentito, e quello che aveva sentito, gli sembravano una marea di scuse. << Biasimi il Mikawa per i suoi fallimenti, eppure nonostante la tua forza, hai permesso la nascita di tutte queste correnti criminali senza controllo, hai permesso che il tuo villaggio venisse attaccato, e che io fossi suo possedimento, senza saperlo. Sei tu la causa della tua situazione. Solo tu. >>

    Dentro di lui, seppur morto, Jotaro sperava che come in passato, Raizen comprendesse cosa volessero dire le sue parole. Quella non era una offesa gratuita per umiliarlo davanti ai presenti. Ogni parola del Jaku aveva un significato tra le righe, che il suo interlocutore doveva comprendere. La lezione nascosta nelle sue frasi aveva lo scopo di correggere gli errori di Raizen dove erano stati commessi. Gli aveva riconosciuto la forza, gli aveva rimproverato l'ingenuità. Sperava che il suo eterno allievo lo capisse, e non gli rinfacciasse altre scuse, senza cogliere il significato del discorso. Quindi si rivolse a Diogenes.

    << Amico mio, per molto tempo ho pensato a questo momento. Credevo che la prima cosa da dirti sarebbe stata "potresti liberarmi ?" ma da quello che racconti, non credo di voler tornare a camminare in un mondo del genere, con un ninja del genere. >> Consapevole che nei secondi successivi, l'impeto del colosso lo avrebbe probabilmente stampato contro una parete, malattia o meno, Jotaro proseguì nell'esporre il suo parere spassionato verso l'unico ninja, che oltre le cospirazioni, oltre le bugie e i piani dilazionati nel tempo, aveva considerato un vero compagno e amico.

    << Quando è successo. Quando Diogenes di Oto ha perso la stima di se stesso, ed è divenuto un codardo. >> Non voleva una risposta. Lo fissava negli occhi come lui aveva sempre fatto. Con lo sguardo di chi dava più importanza all'onore e alla lealtà, che alla vita stessa. Era molto scosso il chunin, a livello personale; non riusciva a vedere Aloysius nel ninja che aveva davanti, ma una brutta copia di Orochimaru, o peggio ancora, una brutta copia di suo padre.

    << Patti di sangue, controlli mentali, PEDINE. Io sono quello scorretto, io ho fatto esplodere l'amministrazione a Suna, sempre io ho corrotto i malvagi e indotto alla guerra i pacifisti, per mantenere una situazione di controllo. Io sono quello da disprezzare. Cosa ti ha spaventato così tanto da nasconderti dietro dei miseri vermi che rischiano di tradirti col primo che passa. Quando abbiamo assaltato la Rosa non eri così, e non parlo della malattia. Parlo di te, eri un condottiero, mettevi la faccia in quello che ritenevi di vitale importanza, anche se questo significava lasciarci la pelle. >>

    Avrebbe continuato se fosse stato sempre sulle sue gambe, altrimenti avrebbe atteso di essere ricomposto dall'Edo, dopo la reazione di Diogenes, e solo allora, avrebbe concluso.

    << Non farmi domande a cui sai benissimo non ho alcuna risposta. Non dipende da me cosa pensi di questo ninja. Sebbene oggi sia forse più forte di te, continuerai sempre a vederlo come un debole per averlo risparmiato. E non mentiamoci, io posso averti dato un'opinione, ma sei tu che l'hai sottratto alla morte, non io. Il perchè lo conservi dentro di te. >>

    [...]

    << Abbiamo sempre giocato con la politica, e con i ninja, ma lo facevamo per ottenere potere, perchè ritenevamo i ninja del tempo troppo deboli, o stupidi, per conservarlo, ma non siamo più nella mia epoca, non puoi ragionare sempre nello stesso modo, o la tua cecità ti impedirà di vedere cosa si annida attorno a te. E le vere minacce in agguato. >> Quindi rispose alla domanda di Diogenes.

    << Devi casomai riprendere a fidarti di te stesso. Ne avrai bisogno. >>

    Jotaro aveva iniziato a distaccarsi da Diogenes più o meno nel periodo in cui il colosso aveva iniziato a perfezionare questa brutta abitudine di imprimere vincoli con il sangue. Aveva visto suo padre fare lo stesso, quando la paranoia aveva soppiantato la lealtà nella scala di importanza dell'uomo, e questo lo aveva portato, in gioventù a disprezzarlo. Non voleva che il suo compagno di una vita di avventure seguisse la stessa strada, per questo stava cercando di coglierlo nel vivo il più possibile per quanto potesse. Non avrebbe mai avuto la schiena coperta se si fosse circondato di pedine legate a lui solo da dei vincoli materiali, non avrebbe controllato il mondo, nè tantomeno ne avrebbe occupato il sedile più alto. Sarebbe finito forse re, per poi morire pugnalato nel sonno. In quel momento serviva che il colosso tornasse in sè come lo era un tempo, perchè mai come allora le personalità più forti erano necessarie.

    << Come sai non mi piace farmi disprezzare senza fornire anche una soluzione, quindi ti offro una terza via, la mia via. Da quello che mi sembra di capire, Raizen non ha ancora avuto modo di guadagnarsi la tua stima con un'impresa degna di questo nome. Permettimi di risolvere questo problema, una volta terminata questa, davvero spiacevole, rimpatriata. In quanto a te Raizen, se vorrai accordarmi l'onore della tua presenza, sono sicuro che imparerai molto nel luogo dove vorrei condurti, sempre che tu non sia imbarazzato a esplorare un brutto posto col tuo vecchio maestro senza che questo ti chiami "eminenza". >> Sorrise, in realtà era estremamente teso, e Diogenes avrebbe potuto percepirlo. Nessuno come lui conosceva a fondo Jotaro in quella sfumatura caratteriale. Qualcosa lo spaventava, a tratti terrorizzava, qualcosa di oscuro, e remoto. Non voleva esplicarlo a parole, non ancora. Cercava una scusa per far si che entrambi i colossi gli andassero dietro, per fugare un dubbio vecchio di molti lustri, che senza la forza dei due colossi, il Jaku non avrebbe potuto fugare. Far alleare i due jonin era molto più importante di quanto entrambi potessero comprendere al momento.

    Molto più della semplice visione geopolitica sarebbe stata a rischio altrimenti...


    [Se il Mikawa acconsente a proseguire senza patto]

    Al sentir pronunciare il nome di Febh, Jotaro arricciò il volto e tirò indietro i lineamenti, come quando si annusa un odore estremamente spiacevole. Alla rimpatriata Diogenes voleva aggiungere un pizzico di Rengoku in versione maschile. Di bene in meglio. E con un otre demoniaco. La puzza di spiacevolezza era arrivata al suo apice.

    [Se il Mikawa richiede un patto di sangue da Raizen]

    Deluso per la piega che aveva preso la discussione, Jotaro avrebbe sospirato, per far cenno al tipo che l'aveva richiamato di farsi rispedire nell'oltretomba.

    << Liberami, o non evocarmi mai più. Il sigillo che ho lasciato dentro Raizen in caso di Edo Tensei mi impedisce di eseguire alcun ordine che non arrivi direttamente da me, e non voglio seguire quello che sei divenuto, farete senza di me contro quello che vi troverete ad affrontare da ora in avanti. Addio. >>
     
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