La nascita di una kunoichi

[Free GdR] Harumi - Ayuuki - Kairi

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  1. **Kat**
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    IV ~ La richiesta di Harumi-chan: Gli stessi occhi


    L

    a giovane sconosciuta riprese i sensi solo per proferire il proprio nome e per ringraziarle per ciò che avevano fatto per lei. A quanto pare era riuscita a ricollegare alcuni Flash della terribile esperienza che aveva vissuto, come i fumi soffocanti del rogo, lo scroscio della pioggia durante la fuga ed il calore delle braccia delle due Kunoichi. Dal volto debole e pallido della ragazza sopraggiunsero solo parole di ringraziamento, prima di sprofondare in un profondo sonno. La Fuyutsuki non poteva minimamente immaginare il suo stato d’animo e non la forzò troppo a parlare visto che era troppo stanca e doveva recuperare dalla febbre e dalla malnutrizione che stava debilitando lentamente il suo corpo.
    La lasciò quindi riposare per diverse ore, mentre fece tutto il necessario per poter guarire le ferite fisiche della ragazza. Intanto lo scroscio della pioggia lasciava intuire che le nubi non erano ancora sazie nel riversare la propria furia sulla cittadella-monastero di Kioko. - Va bene! - L’Uchiha accetto di andare a ristorarsi con una doccia calda e cambiare i suoi abiti. - Concediti pure tutto il tempo che desideri. Veglierò io su di lei! - Vide la compagna lasciare la stanza.
    Rimase per un lungo tempo ad osservare le vuote strade della città attraverso il vetro bagnato della finestra. Tutti seguivano le rigide regole dei Monaci, che offrivano un tetto sulla testa ed un piatto caldo ai Ninja locali o ad eventuali stranieri. Come le era stato imposto non tentò di avventurarsi nelle stradine della cittadina, ma rispettò il coprifuoco, anche perché doveva vegliare sul sonno di Harumi-chan. Si perse nei suoi pensieri almeno fino a quando la ragazza non si risvegliò dal sonno ristoratore. - Bentornata! Hai dormito come un sasso per un bel po’ di tempo. - Allargò il sorriso sulle sue labbra, mentre si avvicinò al suo letto. In quel momento l’Uchiha ritornò nella stanza per sincerarsi delle condizioni della fanciulla. Contro ogni sua aspettativa Kairi-chan aveva messo da parte la sua freddezza e riservatezza per prendersi cura di lei. Un animo nobile si celava dietro quei occhi scuri come la pece.
    Tra un boccone di zuppa ed un medicamento da ingoiare, la ragazza riuscì a raccontare la sua triste storia. Fin dalla sua nascita i Kami non erano stati generosi con lei. Orfana in tenera età, era stata adottata da un rispettato capo-villaggio, ma non si era mai realmente integrata con i suoi concittadini. E quando era rimasta sprovvista dei suoi genitori adottivi, l’odio e la follia dei suoi “amici” si era riversata su di sé. Fino ad arrivare all’orribile decisione di sacrificarla per placare l’ira divina, mettendola al Rogo. Fortunatamente tutte e tre conoscevano la fine di quel racconto.
    La Fuyutsuki rimase seria e composta a quella triste storia. Si dimostrò empatica come sempre, mostrando una dolcezza negli occhi, una comprensione che era difficile da accettare o capire. Cosa poteva dire in queste situazioni per far sentire meglio una ragazza che aveva già sofferto così tanto? In confronto i suoi problemi erano irrilevanti. Le era stato portato via tutto. Sospirò. - Non devi aggiungere altro. - Cercò di accarezzarle il capo ed annuendo alle parole di conforto dell’Uchiha. - Kairi-chan ha ragione! Ora non devi far altro che pensare al Futuro! Non puoi permetterti di guardare indietro.. ne rimarresti distrutta. - Dopo una piccola carezza ritrasse la mano. Doveva essere forte e in quel modo troppo materno di certo non l’avrebbe aiutata a crescere. Quando Ai Fuyutsuki aveva scelto di lasciare il Villaggio della Foglia era rimasta sola, con una madre assente ed insensibile al dolore della propria figlia ed un Padre che aveva scaricato ogni responsabilità ed aspettativa sulle sue spalle per l’antica gloria del Clan. Era sola e senza il sostegno di nessuno. Pian piano era riuscita a trovare dentro di sé la forza necessaria per andare avanti, senza lasciarsi schiacciare dal peso delle sue responsabilità. Combattendo anche contro se stessa e temprando il proprio carattere con sangue e sudore. Harumi-chan doveva imparare a cavarsela da sola, ora che nel Paese delle Risaie non c’era più nessuno a proteggerla.
    Il flusso di pensieri fu interrotto da una ciotola di zuppa calda. L’invitante profumo iniziò ad inebriare la stanza. Kairi-chan aveva portato una ciotola anche per lei, visto che si era dedicata con tanto impegno nelle cure che non aveva avuto un attimo di tempo per recarsi alla mensa dei monaci e mettere qualcosa sotto i denti. - Grazie! - Sorrise prima di accogliere nelle sue mani quella ciotola di ceramica calda e con il cucchiaio in legno iniziò ad assaggiare la zuppa. Era davvero buona, anche perché aveva molta fame. E poi mangiare qualcosa di caldo in una notte di piovosa rinvigoriva anima e corpo.
    Sentì improvvisamente la mano della ragazza stringere la sua ed inavvertitamente prese una decisione, ovvero quello di diventare una Kunoichi. Sperava di poter imparare a difendersi da sola e non dipendere più da nessuno. Insomma una scelta coraggiosa e risolutiva, ma che comportava ulteriori sacrifici e duro lavoro. Ma infondo cosa aveva da perdere? - … - Rimase in silenzio mentre osservare quei occhi scuri lucidi e colmi di ammirazione. Per Harumi-chan diventare un Ninja poteva essere un’ancora di salvezza o un cappio al collo. Temeva che quella fragilità che riusciva a scorgere nei suoi occhi potesse condannarla in una strada ben diversa, e non quella del Ninja. Doveva trovare dentro di sé il suo Nindo e non una motivazione per sopravvivere. Sospirò leggermente. I suoi timori furono condivisi dall’Uchiha, che non si preoccupò di essere troppo dura o diretta. La sua analisi dei doveri di una Kunoichi era corretta e rispecchiava il lato brutale del mondo dei Ninja. Erano dei soldati, delle armi nelle mani del proprio Kage. - Harumi-chan.. sei troppo debole per intraprendere la carriera Ninja. È un percorso formativo e una scelta di vita che comporta sacrifici e rinunce. Indubbiamente il Taijutsu, il Genjutsu o il Ninjutsu potrebbero aiutarti a sopravvivere in queste umide e pericolose Vallate… forse hai conosciuto fin troppo presto la sofferenza. - Alzò le spalle, cercando i suoi occhi. - Per diventare una Kunoichi devi avere un forte Nindo, una motivazione che ti spinge a servire il tuo Paese e non per semplice sopravvivenza o auto-difesa. Potremmo insegnarti qualche Jutsu Ninja, qualora ti dimostrerai all’altezza nella manipolazione del Chakra, ma ciò non ti renderà una Kunoichi. - Parole forse un po’ dure, ma utili per la sua crescita. Assecondarla sarebbe stato deleterio, almeno fino a quando non avrebbe trovato una reale motivazione per diventare una Kunoichi. - Questa è una scelta importante per la tua vita! - Le rammentò addolcendo il suo volto con un sorriso. Stava decisamente interpretando le vesti della madre “indulgente”, forse avrebbe desiderato un discorso simile da Natsumi-san quando sua sorella era fuggita via, rinnegando i principi del suo Clan.
    - Qual è la motivazione che ti spinge a combattere? - La propria sopravvivenza o l’ammirazione per le abilità delle Kunoichi non erano risposte contemplate. Voleva scorgere in quei occhi qualcosa in più, delle solide basi su cui costruire. In primis voleva assicurarsi che Harumi-chan fosse pronta per una carriera così difficile e pericolosa. La vita le aveva tolto già tanto. Perché rischiare di perdere anche se stessa?


     
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