Escursione a Genosha

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  1. Shunsui Abara
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    Escursione a Genosha
    Kiri


    Erano passati solo pochi giorni da quando Shunsui era a Kiri in visita. Nonostante le sue prime buoni impressioni su quel posto - in particolar modo il guardiano che lo aveva accolto, Ryuu, era stato uno spasso - aveva scoperto che il clima nebbioso di quell'isola lo stava facendo cadere in depressione. Ormai si era così abituato ad avere un sole giallo sopra la testa per tutto il santo giorno ed al caldo, che ritrovarsi in quella nebbia perenne lo faceva semplicemente star male. Persino il suo naturale pallore stava ritornando, facendo svanire rapidamente l'abbronzatura che si era guadagnato, giro di ronda dopo giro di ronda, sulle mura di Suna. In secondo luogo, non avere a disposizione le sue armi, ed in particolar modo la sua marionette, se non altro per far pratica, lo faceva innervosire non poco. Fu per questo che, fin dall'inizio, il genin della Sabbia dovette trovare qualcosa da fare.

    Come gli era stato riferito, i Kiriani era risaputi mastri forgiatori, in particolar modo se si trattava di spade. Shunsui se la cavava bene nella fabbricazione di quel particolare tipo di arma - così come se la cavava bene con la realizzazione di qualsiasi tipo di arma - ma poter apprendere dai maestri kiriani sicuramente lo avrebbe formato. Cercare un fabbro che lo accettasse come apprendista per poco tempo non fu particolarmente difficile. Shunsui aveva semplicemente chiesto di poter lavorare ed osservare, senza essere pagato. Ed una volta dimostrato di poter essere un valido aiuto alla forgia, aveva trovato un uomo grasso e barbuto che lo aveva preso sotto la sua ala. Si chiamava Shigu, sui quarant'anni, con due braccia così grosse da sembrare tronchi d'albero, e una pancia così da larga da poterne essere la chioma. Un uomo buono, sposato e con una figlia. La sua forgia era piccola e tetra, ma lustra come una perla levigata. Shunsui si era subito innamorato del modo di lavorare di quell'uomo: era semplice e preciso, lavorava con calma e dedizione, trattando il ferro quasi come un essere vivente. Semplicemente affascinante. Le lame che realizzava avevano un colore che dal grigio acciaio andavano all'azzurro ghiaccio. Tutta una questione di temperatura di fornace e tempratura. Piccole opere d'arte.

    Il lavoro alla forgia era, notoriamente, fisicamente molto duro, ma permetteva di avere la testa sgombra. Shunsui passò diversi giorni in uno stato di completa pace mentale, di sfinimento fisico e di nottate di lunghi sonni senza sogni. Quando non era impegnato alla forgia in prima persona, si limitava a guardare il lavoro di Shigu. I colpi ritmici del martello che si abbatteva sull'incudine avevano qualcosa di ipnotico. Ed in quella trance, nuove idee nascevano nella mente del genin. Nuovi progetti, nuovi meccanismi e, quindi, nuove marionette da realizzare. Aveva iniziato a tenere un piccolo quaderno quadrettato, dove annotava le proprie idee e le corredava di disegni. Talvolta erano solo degli schizzi, con qualche nota a margine. Altre volte erano veri e propri progetti, con tanto di misure, quote, dettagli dei particolari. Uno di questi, in particolar modo, stava occupando la maggior parte del suo tempo. Un progetto di nome 'Batafurai'.

    La mattina del ventesimo giorno in quel di Kiri, Shunsui si stava dirigendo alla forgia, così come faceva abitualmente. I muscoli delle braccia, del petto e della schiena, avevano finalmente finito di fargli male, ed il suo fisico si stava rapidamente abituando al livello di sforzo richiesto dal lavoro, chiaramente agevolato dalla preparazione atletica di base del giovane marionettista. Distratto dai suoi pensieri, il genin non vide inizialmente una persona che, mezzo nascosto dalla nebbia, gli passò accanto per poi fermarsi proprio di fronte a lui. Bloccandosi un attimo prima di andare a sbatterci contro, il genin alzò lo sguardo verso l'incauto pedone, pronto a fargli una partaccia. Tuttavia, trovandosi il volto del maestro, invece che quello di uno sconosciuto, davanti al naso, le parole gli morirono in gola, preso alla sprovvista. Ecco ho fatto la cazzata....tre settimane sono a Kiri e non chiamo Asmodai-sensei...pensò il genin. Quella di cercare il suo sensei era una cosa alla quale, chissà per quale motivo, non aveva proprio pensato. Si era semplicemente concentrato su questo aspetto della forgia, da aver perso di vista il quadro generale. Asmodai-sensei! Che coincidenza...sono mortificato: avrei dovuto farle sapere che avrei speso un po' di tempo a Kiri....mi è sfuggito di mente che lei, chiaramente, vive qui... disse con un tono che sottolineasse le sue parole di scusa...perchè sono qui?...bhè...come sa recentemente sono entrato a far parte del clan dei marionettisti di Suna....ma sono solo alle prime armi... aggiunse facendo spallucce...ad ogni modo, parte del mio percorso di formazione è acquisire conoscenze nell'arte della fabbricazione di armi e meccanismi...per questo motivo, mi sono stati concessi tre mesi di tempo per viaggiare tra i villaggi accademici, cercando di migliorare le mie capacità tecniche e le mie conoscenze... tre mesi, tra l'altro, erano molto pochi. Ma Shunsui aveva già viaggiato molto tra i villaggi accademici prima di essere un ninja, quindi non era completamente digiuno dei vari stili di realizzazione in fatto di armi belliche che esistevano nei vari paesi.Sono stato preso da un fabbro della zona...Shigu Kātisu, non so se lo conosce...e sono circa tre settimane che lavoro con lui. Pensavo di rimanere un'altra settimana e poi spostarmi o verso Oto o Konoha. Ancora devo decidere... fissò quindi i suoi occhi dorati in quelli del maestro e continuò:E lei cosa sta facendo in questi giorni? Takeshi è con lei?
     
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