Serpenti danzanti

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Waket
        +1   Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Giocatori
    Posts
    3,906
    Reputation
    +189

    Status
    Offline

    Tormento

    V - L'orlo del baratro



    Alla domanda sulle voci, la Vipera si morse le labbra, distogliendo lo sguardo dallo Yakushi. Non aveva il coraggio per rispondere, se solo ci avesse provato, sarebbe uscito un sussulto soffocato, era troppo spaventata per raccontargli quel dettaglio. Ma Febh sembrò sorvolare quel discorso, almeno temporaneamente. Discorso che le sarebbe stato riproposto più tardi, senza possibilità di sfuggirvi.
    La lasciò andare con poca eleganza, lasciandola cadere sul pavimento. La sua scarna risposta riguardo agli avvenimenti dell’anno prima non avrebbe trovato obiezioni o approfondimenti, Hebiko non riuscì nemmeno a tirare un sospiro di sollievo che il ragazzo la intimò a seguirla. Tremante, spaventata come non lo era mai stata, nemmeno davanti al clone nella sua mente aveva avuto così tanta paura, era irriconoscibile. I passi le sembravano pesantissimi, mentre seguiva a fatica l’Amministratore, con ansia crescente. Sentiva che non era finita lì, che aveva ancora qualcosa in serbo per lei, e non sapere cosa era persino peggiore di sapere a cosa sarebbe andata incontro.

    Vorrà usare i suoi veleni. Sì. Userà i suoi trucchetti per vedere se le mie risposte saranno diverse. Forse è un bene. Avrà finalmente la certezza che gli sto dicendo la verità.

    Se Febh avesse reagito in qualsiasi modo, anche estremamente tranquillo, incitandola ad aumentare il passo, lei avrebbe risposto con un sussulto spaventato, obbedendo nonostante tutto il suo corpo sembrava stesse cercando di piantarla lì sul posto, rendendo ogni passo sempre più difficile. Dietro di lei, i serpenti non accennavano nel volersi fermare, e la snake sword ancora restava ben salda su Hebiko, aumentando la sua insicurezza. Per quel che ne sapeva, quelle lame avrebbero potuto diventare taglienti da un momento all’altro, e non avrebbe avuto modo di sfuggirvi. Ogni tentativo di liberarsene restava vano, e per quanto la spada si riavvolgesse con delicatezza estrema, in ogni parte del corpo toccata dalla lama sentiva brividi.
    Venne accompagnata di fronte ad una porta apparentemente comune, prima che lo Yakushi la aprì in modo anormale, ordinandole di entrare nel buio stanzino. Ci fu qualche secondo di esitazione da parte dalla Vipera, dovuto al non sapere cosa stesse per succedere, ampliato dall’oscurità della stanza. Entrò a passo lento, lanciando un grido non appena la porta si chiuse a scatto, fiondandosi subito su di essa.

    No, no, NO! Febh, ti prego, non farmi questo!! L-le trappole no!

    Ma delle luci si accesero, rivelando Febh nella stanza, e vedendolo così d’improvviso non potè far altro che lanciare un secondo urletto, facendosi piccola piccola, mentre altre luci che seguirono la prima andarono ad illuminare la stanza, rivelando come fosse più profonda di quel che sembrava, e che vi fosse custodito qualcosa. Qualcosa che le provocò una tremenda stretta al petto.
    Si inginocchiò per terra, fissando la sofferente creatura, un’enorme cobra costretto in quella sorta di gabbia meccanica, con tanto di congegni impiantati addosso, non sicura se da Orochimaru o Febh stesso. I serpenti dietro di lei mostrarono chiaramente odio e disprezzo verso quello che a detta dell’Amministratore un tempo era il loro Re, emozioni che lui rimandava a Febh. Hebiko si voltò verso quest’ultimo, con gli occhi lucidi, ancora chinata verso l’enorme bestia.

    Non posso vederlo così, Febh. S-sono un’erpetologa, mi fa male… capisco i tuoi intenti, ma non riesco ad accettare un simile trattamento! E’ stato sicuramente manipolato, non… I-io devo fare qualcosa!

    La spada sembrò fremere. Qualche sussurro, che sembrava sentire solo lei, insisteva nel dirle quanto fosse ingiusto quel trattamento, quanto fosse stato crudele lo Yakushi, e che meritasse una punizione. Hebiko scattò in piedi con un mugolio, portando entrambe le mani alle orecchie, sperando inutilmente di scacciare così quella voce, tremendamente familiare, voce che Febh non sembrava solo sospettare esistesse, ne sembrava certo. Voleva solo sentire la conferma, probabilmente una soddisfazione personale.
    Un frammento di coscienza, così sembrò descrivere ciò che sentiva in quel momento. Frammento che gli permetteva di sopravvivere, ma per vivere davvero aveva bisogno di altre essenze. Essenze che poteva aver sparso in qualsiasi altro esperimento fatto durante l’arco della sua vita, confermando per la seconda volta la vera natura di Hebiko. Un fantoccio che avrebbe dovuto starsene buono fino a che non ne avesse avuto il bisogno; lei era un fantoccio con una personalità più difficile del previsto, cosa che aveva impedito alla Serpe di impossessarsene del tutto la prima volta. E stava tentando di nuovo, i sussurri lo facevano, promettendole potere sufficiente per eliminare Febh e liberare Manda. Ma le voci non prestarono sufficientemente attenzione alle loro parole, e la rabbia di Hebiko prese il sopravvento: non avrebbe mai osato attaccare Febh, non lo avrebbe mai fatto per tentare di ucciderlo.

    Se volevi vendicarti, hai fatto affidamento sulla persona sbagliata.

    La determinazione con cui affrontò le voci la convinse a dire tutto al suo capo: sarebbe comunque stato inutile nascondergli qualcosa, se gli aveva confessato la sua familiarità con Orochimaru era proprio per far sì che la aiutasse a liberarsi di quel frammento di coscienza, da quelle catene immaginare che la legavano ad un’uomo che per troppo tempo era scampato alla morte.
    Sentendo il respiro del jonin sulla sua pelle si coprì la bocca con una mano per trattenere un singhiozzo, facendo successivamente un profondo respiro per darsi forza.

    Febh. Ti prego. Devi ascoltarmi. Se non ti fossi fidato un minimo di me mi avresti uccisa nell’ufficio, t-ti chiedo solo una possibilità per dimostrarti che ti stai sbagliando… A-almeno in parte.

    Voltata verso di lui, affrontò lo Yaushi in modo drasticamente diverso da come aveva affrontato il clone nel suo inconscio. Ora appariva debole, chiusa in se stessa, con le mani strette verso il petto e due occhi incapaci di trattenere le lacrime, frustrata da quell’odio che lo Yakushi provava. Lei non aveva fatto niente di male, solamente il suo passato, il fatto che condividesse i geni con la persona sbagliata, aveva portato a tutto quello. E chissà a cos’altro.

    H-hai ragione, sono... un esperimento. Non ho scelto di esserlo, l’ho… l’ho scoperto e basta. Perchè il mio dna è troppo simile al suo. E q-questo ha fatto sì che io i-imparassi a fare… questo.

    Allungò lentamente entrambe le braccia, con l’estrema cautela di chi vuole evitare di far sembrare la cosa come una provocazione, facendo la stessa cosa con la lingua, per togliergli ogni dubbio. I suoi occhi non avrebbero fatto altro che dimostrare come tutto quello non fosse un caso, non fosse andata a cercarselo. C’era da chiedersi come lo Yakushi non se ne fosse mai accorto prima.

    Ed è vero. A-a volte… Anche adesso… Sento delle voci. Sento la Sua voce. E spero che tu mi creda, quando dico che preferirei morire piuttosto di lasciargli avere la mia libertà. Non trovo sollievo nelle tue parole, nel fatto che tu dica di averlo ucciso, proprio per colpa di quel frammento. N-non so come dimostrarti quanto i miei ideali siano simili ai tuoi se non chiedendoti di fidarti di me. ...I-io forse… forse posso provare una cosa.

    Si voltò appena verso Manda, mentre i sibilii aggressivi degli altri serpenti quasi coprivano le sue parole. Bastò un debole cenno della sua mano per invitarli a calmarsi.

    Lasciami… Lasciami parlare con la creatura. Con Manda. Sono più che certa che sia stato manipolato, che non si sarebbe mai messo contro il suo popolo, nemmeno per un uomo come Orochimaru. Voglio solo tentare di farlo ragionare, controllare se è ancora cosciente di sé o se è sotto il suo controllo. D-deve esserci un modo per togliere quel parassita dalla coscienza altrui! Devo sapere… Che c’è una possibilità...

    Tremante, quasi penosa, a stento riusciva ancora a reggersi in piedi mentre pesanti lacrime solcavano le sue guance finendo a terra. Non trovò la forza di fissare Febh negli occhi, lasciando invece cadere la testa verso il basso, facendogli un’ultima richiesta, consapevole che da li a poco il suo destino si sarebbe deciso.



    Voglio solo sentirmi libera di essere me stessa… Non trattata come se fossi la sua ombra...

     
    .
18 replies since 27/11/2016, 18:22   374 views
  Share  
.