Maestra per un giorno

Add chakra adesivo x Waket e Sho

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  1. Waket
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    Sangue freddo

    III



    Hebiko non poteva sapere che la parte del ballo sarebbe stata la meno problematica, nonostante l’imbarazzo. Veder Kuso svolgere gli esercizi con una leggiadria irreale, finale a sorpresa a parte, lo aveva reso per la seconda volta il suo bersaglio, giusto per sfogare la rabbia data da quella tortura. Certo, se solo avesse saputo che la colpa di tutto era la maestrina… Il suo sfogo si sarebbe sicuramente mostrato più violento.
    Kiyomi tentò di demolire l’autostima della Vipera, pur nascondendosi dietro una maschera di dolcezza e positività. La ragazza non potè trattenersi dal sibilare, assottigliando appena gli occhi, insicura sul significato delle sue parole; allargò di poco le pupille, mostrandosi poi sorpresa, una volta che ragionò sul discorso della donna.

    ...Sì. Sì hai ragione! Se riesci ad insegnarlo a quel beota, io posso impararlo in un battito di ciglia!

    Aveva pur sempre imparato a fraintendere dal migliore. Stavolta in positivo, perché un fuoco si accese dentro di lei, decisa a superare Kuso non in forza ma in abilità e capacità di adattamento. Si spogliò, restando in intimo, posizionando i suoi vestiti in un luogo asciutto in modo che non appena uscita dall’acqua ed asciugata sarebbero stati in grado di riscaldarla. Non che avesse altra scelta, pudica com’era evitava di spogliarsi inutilmente, e quella era una delle occasioni dove si ritrovava costretta. Kiyomi però attirava sufficienti attenzioni da impedirle di preoccuparsi del maniaco che aveva di fianco.
    Prese fiato, lanciandosi in acqua, Darwin che la fissava dalla riva, quasi preoccupato. Hebiko riemerse bestemmiando e tremando per il freddo; le sue grida mandarono in panico la bestiola, che prese a correre lungo la riva, incapace di raggiungere la sua padrona.

    B-buono Dar-r-rwin, sto b-bene… P-più o me-e-no.

    Il suo lato rettile non apprezzava quel trattamento, per quanto anche il caldo eccessivo la disturbasse, era sicuramente in grado di resistervi meglio, mentre d’inverno andava alla ricerca delle più disparate fonti di calore.
    La prova d’equilibrio precedente sembrò prendere un senso, ora dovevano fare la stessa cosa ma in acqua, e senza inutili passi di danza; abituata agli addestramenti Otesi, per quel che ne sapeva la maestrina stava facendo un ottimo lavoro. La Vipera concentrò il chakra sui piedi, indecisa sul dafarsi: non era richiesto uno spostamento, quindi il suo primo obiettivo fu quello di creare delle sorta di radici di chakra per saldarsi al fondale, potendo così mantenere l’equilibrio richiesto. Come idea non sembrò male, ma concentrarsi era piuttosto difficile, sentiva il cervello letteralmente congelato, senza considerare la corrente che cercava di trascinarla via. Sfruttò il suo braccio allungabile per legarsi a delle grosse rocce a riva, evitando così che la corrente avesse la meglio su di lei prima che potesse capire come sfruttare il chakra.
    Non fu in grado di aggrapparsi a mò di radice, tutto ciò che ottenne fu quello di smuovere il fondale, senza speranza di equilibrio. Sentire Darwin strillare, inutilmente (quasi) preoccupato per lei non aiutava la sua concentrazione. Si costrinse ad ignorarlo, sfruttando la sua seconda idea: cercare di rendere il chakra appiccicoso. Sembrava una soluzione migliore della precedente, e sapeva bene che ci fossero persone in grado di camminare su superfici improbabili o addirittura a testa in giù.

    Ventose? Suona bene.

    Tanti anellini di chakra sotto ai suoi piedi andarono a formare delle piccole ventose, capaci di adattarsi ad ogni superficie, che oltre a permetterle l’equilibrio potevano permetterle lo spostamento. Doveva solo ripeterlo finché non le veniva naturale, mentre veniva disturbata dalla corrente e, stranamente, non da Kuso.

    Pensavo che solo ad Oto facessimo addestramenti così terribili.

    Quei 15 minuti stavano durando un po’ troppo, ma la Vipera non vi diede peso, convinta che tutto fosse ampliato a causa del freddo che ormai aveva intorpidito tutto il suo corpo. Una volta finito il tempo, la donna invitò i due a farsi una bella nuotata avanti e indietro, cosa sulla quale non si trovò d’accordo, senza paura di dimostrarlo. Si spostò verso la riva camminando, sfruttando quello che era riuscita ad imparare da quell’esercizio, scivolando un paio di volte resasi conto di come fosse più difficile adattare le ventose ad un piede in movimento. Uscì dall’acqua, tremante, e avrebbe risposto a Kiyomi prima che questa potesse aprir bocca:

    No, n-non ci to-orno lì dentro. Sco-cordatelo.

    Se avesse chiesto spiegazioni, si sarebbe voltata sibilando piuttosto aggressiva verso la donna, lasciando che vedesse per bene con chi aveva a che fare:

    Sono pr-raticamente un ser-r-rpente. Ca-apirai che il fred-do è un enorme p-problema per me.

    C’era un secondo problema: non si trovavano né in una piscina, né alle terme, e non sapeva come trovare asciugamani o simili. Non appena Darwin le si avvicinò, solo il contatto con la gamba le fece percepire una sensazione di calore che avrebbe sfruttato appieno: prese la bestiola, stringendosela al petto, lasciandosi scaldare dal suo arruffato pelo misto piume che possedeva. Tremante come una foglia, nemmeno si rese conto che quel folle di Kuso aveva accettato la sfida della nuotata, uscendone vincitore.
     
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