Rapimenti scientifici

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  1. ~Cube
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    Il Fiore Lupo

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    ~Post VI
    Uno spiraglio di comprensione.




    Quando osservai la ragazza saltare dalle mie braccia e raggiungere il bordo di quel scolo… per un attimo mi sentii sollevato. Fu la prima volta, dall’inizio di quella ben poco piacevole giornata, che la fortuna volse a nostro favore. La manovra successiva fu semplice: sfruttando un po’ di Chakra Adesivo e buona parte della mia agilità riuscii ad appoggiare entrambe la mani all’ultimo su quella fredda pietra, viscida e decisamente sporca. Con un gesto secco scattai e mi riportai in alto con l’intero corpo.

    Kanazawa era lì, visibilmente scossa. Dietro di noi, o meglio sotto di noi, potevo chiaramente sentire il fragore dei coccodrilli decisamente irati per le prede perse. Sorrisi, speravo che quel bastardo a cui avevo ridotto sicuramente le capacità riproduttive fosse stato molto meno fortunato, chissà… forse mangiato vivo. Un pagamento più che consono per l’affronto che ci aveva fatto.

    Mi avvvicinai alla ragazza e ora, finalmente con più calma, la osservai in tutta la sua figura. Era decisamente bassa, soprattutto se comparata alla mia altezza. Magrolina, dagli occhi scavati dal sonno o dal lavoro, o più probabilmente da entrambi. Eppure aveva affrontanto un Ninja e subito una ferita terribile. Già, la ferita! Mossi subito la mano verso di lei spostando, senza troppi complimenti, il camice che indossava. Solo il sangue sporcava quel vestito ma tracce di ferite o perforazioni nemmeno l’ombra. L’osservai perplessa, rimanendo in silenzio per qualche istante prima di proferire: - Ok, credo che con questa manovra abbiamo guadagnato qualche prezioso minuto di vantaggio. Ora non ci resta che trovare una strada utile e uscire da questo posto e poi logicamente dovrai darmi diverse risposte. In primo luogo sulle tue abilità impressionanti. Mi raccomando… seguimi da dietro e non cerca di starmi il più vicino possibile. –

    Di nuovo il mio discorso fu telegrafico e probabilmente la ragazza stava poco a poco comprendendo che più che essere maleducazione era parte del mio modo di fare, del mio carattere. Raramente mi esponevo in discorsi prolissi. Comunque solo dopo pochi passi notai al mio fianco la presenza di una scala, quelle tipiche che caratterizzavano il collegamento tra sottosuolo e l’aria aperta. Mi voltai verso Kanazawa, dopo aver uditi alcuni dei suoi discorsi alquanto bizzarri: - Dovremmo esserci, ho la sensazione che questa scala ci porterà all’uscita. Ti precedo, non ti preoccupare. Ah sì, per la cronaca se devo essere sincero credo che ci sia ben poco da spiare… vista la quantità di melma, fogna e viscidume che abbiamo entrambi addosso. - pronunciai con tono neutro quelle parole, mantenendo una parvenza di serietà, ma a fatica trattenni un sorriso. Era da tempo che qualcuna non si rivolgeva così con me e la cosa, devo ammetterlo, fu alquanto bizzarra e divertente.

    Tuttavia la speranze si esaurirono subito quando realizzai che la botola non voleva aprirsi per nessun motivo. Sospirai, pensando che di nuovo mi sarei trovato costretto ad utilizzare la maniere forti e quindi sprecare altro Chakra senonché i miei sensi percepirono un chiaro movimento sopra di me, uno spostamento della botola stessa. Ero pronto a gettarmi di nuovo in basso, come difesa estrema ma dopo aver superato un attimo di esitazione al vedere chi mi trovai davanti rimasi esterrefatto… quasi a bocca aperta: era Shin. Il mio unico amico fidato a dire la verità.

    - Tu? -


    Fu il mio unico commento.

    ~.~




    Non proferii parola durante il cammino. L’ultima cosa da fare era proprio quella di fermarsi nel bel mezzo di quel corridoio sotterraneo per chiedere delucidazioni. Primo perché probabilmente eravamo ancora braccati e secondo perché io e Kanazawa puzzavamo entrambi come poche altre volte precedentemente in vita nostra. Ascoltai le parole di Shin in silenzio. Sorpreso nel vedermi in quel posto e in quelle condizioni? Sorrisi, genuinamente, lasciandomi scappare una piccola risata. Risposi di contropiede: - Non hai tutti i torti, di certo questo non è il mio ambiente preferito… soprattutto così ridotto male, ma toglimi una curiosità te cosa fai qui ad Oto? – una domanda assolutamente sincera.

    In poco tempo comunque la situazione si fece ancora più complicata, in un certo senso. Comparve una donna, più anziana di Kanawaza, la quale (tralasciando la sua sorta di provocazione) si dichiarò come la sorella della rapita. In effetti c’era molta somiglianza. Ma non era il tempo delle spiegazioni e presentazioni, come fece ben notare Shin.

    Ritornammo in superfice, quando ormai la sera stava per sopraggiungere, e una volta giunti all’aria aperta il mio amico Shin si coprì il volto con il cappuccio; di nuovo sorrisi: - Servirà ben poco considerando la scia di fetore che la piccola genietta e il grosso e cattivo Shinobi di Oto si portano dietro. – era la cruda realtà. Dopo un po’ di tempo giunsero a destinazione, in quello che a tutti i conti sembrava essere una sorta di laboratorio. O meglio ad una costruzione ormai diroccata che conteneva a sua volta una struttura di ricerca. Rimasi alquanto perplesso ma proseguii oltre.

    L’intero gruppetto quindi si riunì all’interno di una specie di saletta. Kanazawa sembrò a suo più completo agio. Mentre da parte mia rimasi in piedi, sia per evitare di rovinare definitivamente quei divani alquanto ricercati sia perché mi sarei rilassato solo quando avevo posto la parola fine a quella faccenda. Ricevetti una sorta di succo che posai vicino, senza berlo. Eravamo ad Oto e fidarsi degli altri era qualcosa che poteva condurre alla morte. Per quanto mi riguardava fin tanto che mi trovavo all’interno del Villaggio diffidavo di qualcuno cosa e naturalmente cibo, bevande e soldi erano i primi sospettati.

    Ascoltai per bene tutti i vari discorsi, prima di Shin e poi di quella fantomatica ricercatrice. Mi portai la mano sul mento. Pensieroso. Salamandre? Kairi? Sharigan e Veste Elettrica. Era una situazione alquanto complicata, molto più di quanto non lo era già. Abbassai lo sguardo verso il pavimento. Era evidente, qualcosa non tornava nel quadro complessivo e non potevo forzare troppo, inoltre quelle due donne nonostante tutto non mi convincevano appieno ma dovevo per il momento fidarmi, come garanzia del resto c’era Shin. Però prima di procedere con qualunque discorso posi una domanda fondamentale al ninja di Konoha, necessaria per assicurarmi che quel foglioso che mi trovavo davanti era veramente il mio amico.

    - Non volermene Shin, ma dimmi… nel monte delle Kitsune come si chiama l’orso protettore della Foresta?- Takkan era il suo nome e questo lo poteva sapere solo Shin, perché eravamo gli unici due presenti ad esclusioni delle volpi stesse. Se avesse risposto positivamente avrei proseguito con il discorso: - Sei davvero tu allora… Quindi la domanda più logica è: perché proprio tu sei qui? Posso capire il tuo clan e le ricerca di informazioni ma non si spiega comunque. Il clan poteva vendere l’informazione all’amministratore, ci avrebbe così guadagnato, no? E poi Kanazawa… – mi sarei rivolto alla più anziana delle due – … perché è così forte? Ha sconfitto da sola un ninja, dopo essere stata brutalmente ferita. Eppure non ha sofferto la fatica e la ferita si è completamente rimarginata. Che contatti hai con l'Amministrazione? I fondi dovranno pur arrivare da qualche parte e sono molto curioso di sentire da dove...– avrei atteso un secondo per continuare – Comunque mi stai dipingendo una faccenda piuttosto grossa che prima la chiudiamo prima si eviteranno problemi. Abbiamo idea di dove possano essere finite queste Salamandre? Probabilmente rispetto al posto dove mi hanno incarcerato si saranno di nuovo spostati. Dobbiamo trovarli e stanarli. E ovviamente neutralizzarli e se non hai la benché minima idea da dove iniziare vorrei ricordati che qui siamo ad Oto, il mio Villaggio... – sì, quella parola: Neutralizzare. Un sinonimo felice per non spaventare nessuno dei presenti. Le mie intenzioni sarebbero state ben altre –... però prima di proporre qualunque cosa... devo recuperare il mio equipaggiamento e sgrondarmi questo sporco e puzza. E non si discute. –

    Era arrivato il momento del contrattacco.
     
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