Rapimenti scientifici

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    Rapimenti scientifici

    Post 8 ~ Incubo



    Per il resto del viaggio l'espressione sul viso di Shin fu pensierosa. Sembrava tornato indietro, al ragazzo sempre serio che non sorrideva mai, ai tempi prima dell'iscrizione all'Accademia. Da quando aveva scelto quella vita gli sembrava di aver trovato la sua strada, e aveva fatto mille incontri, molti dei quali avevano infine fatto sbocciare il sorriso sulle sue labbra. Se le parole di Kato da un lato lo rendevano felice, dall'altro lo riempivano d'angoscia. E non doveva essere che una goccia di quanto provava l'amico dentro il suo cuore.

    Kanazawa pure si era fatta silenziosa, scesa la sera, ma per una ragione differente. Dopo la pungente osservazione dell'otese si era imbarazzata, biascicando qualche imprecazione e dando loro le spalle, distesa nel suo sacco a pelo. Figurati se mi piace un idiota come te. Sebbene avesse finto di dormire, aveva in realtà faticato a prendere sonno. Il cuore le batteva più velocemente del normale, sebbene non ne capisse la causa. Arrivò perfino ad utilizzare le doti propriocettive del suo clan alla ricerca di alterazioni nel suo fisico, senza trovarne. Mentre cadeva tra le braccia di Morfeo pensò che la sorellona aveva ragione: il mondo fuori dal laboratorio era pericoloso.

    Anche Kato doveva aver rimuginato a lungo durante la strada. Seduto di fronte al fuoco parlò a Shin con il cuore in mano, mostrando un lato di sé che il giovane della Foglia aveva fino ad allora solo intravisto. Il Kinryu ascoltò preoccupato il preambolo, domandandosi dove volesse andare a parare il compagno. Appoggiati i gomiti sui ginocchi, giunse le mani davanti la bocca e chiuse gli occhi, concentrandosi sulla sua voce. Era la prima volte che lo Yotsuki condivideva il suo passato. Non era sceso nei dettagli, come se una forza superiore gli impedisse di aprirsi più di così, ma era già una conquista per Shin. Niente domande aveva detto l'otese, e lui rispettò il suo volere. Tuttavia, non pote esimersi da una breve frase di ristoro per il suo animo afflitto. Come ti dissi l'altra volta, per quanto possa essere oscuro il tuo passato, è ciò che decidi di fare del tuo futuro che stabilisce chi sei ora, nel presente. E tu non sei una persona cattiva, Kato. Sorrise, sebbene l'espressione risultasse un po' tirata per la stanchezza e la pesantezza del discorso. Beh, non con me almeno. Sei una delle poche persone che sono felice di avere al mio fianco. Concluse, cercando di sdrammatizzare, ma ricadendo suo malgrado nel serio. Il mondo che solcavano era un luogo tremendamente affascinante e pericoloso, se ne rendeva conto sempre di più giorno dopo giorno.

    L'Uchiha li squadrò uno dopo l'altro, studiandoli. Alla fine fece quello che sembrava un sorriso in direzione della ragazza, prima di scendere con un elegante balzo dalla roccia dove era appollaiato. Non sono un baby-sitter, piccola Kana. Dì pure ai tuoi amichetti di tornarsene a casa. Rivolse a Shin e Kato uno sguardo di studiata sufficienza. Li stava chiaramente provocando, ma la prima a reagire fu la scienziata. Sensei, le assicuro che se la sanno cavare benissimo, hanno solo bisogno di qualche dritta! L'uomo sbuffò, avvicinandosi a passi misurati alla giovane. Una volta di fronte a lei allungò una mano con un fare minaccioso, ma terminò il movimento semplicemente scompigliandole i capelli. Senza voltarsi, si rivolse quindi ai due giovani. Vi darò una possibilità solo perché siete con Kana. Seguitemi. Si sarebbe quindi diretto verso la foresta, che principiava ad un centinaio di metri da loro, oltre la strada. Si inoltrarono nella vegetazione per diverse decine di minuti. L'aria era più fresca sotto i rami e, nonostante le ombre, la luce del sole ormai alto filtrava abbondante tra le foglie. La tensione era palpabile, l'otese non si era sbagliato: quell'uomo aveva poteri tali da far tremare le fondamenta stesse del continente. Eppure stava accordando loro udienza, per qualche ragione. L'unica felice del terzetto era Kanazawa, i cui misteriosi trascorsi con lo sconosciuto erano senza dubbio positivi. Giunsero infine in una radura dai bordi irregolari. L'erba verde smeraldo arrivava loro alle caviglie e, prestando attenzione, si poteva udire il lieve mormorare di un ruscello, sebbene dalla loro posizione non fosse visibile. L'uomo che gli precedeva si arrestò dopo averli distanziati di pochi passi. Qui andrà bene. Nel voltarsi, Kato e Shin avrebbero notato che le sue iridi si erano fatte rosse, con tre piccoli segni neri impressi in esse. Nello stesso istante in cui se ne fossero resi conto le tomoe avrebbero presero a ruotare vorticosamente, formando un'elaborata figura. Ditemi la verità, perché volete diventare più forti?

    Quando Shin riaprì gli occhi, era a casa sua. Non capendo cosa stesse succedendo, iniziò a girare per le stanze. Sì, quella era senza dubbio la sua dimora a Konoha, ma c'era qualcosa che non andava. Alcuni dettagli erano fuori posto, impercettibilmente. Quando udì il pianto di un neonato provenire dalla sala, finalmente comprese. Corse da dove proveniva il suono, con le porte che si spalancavano al suo passaggio. Entrò d'impeto nella stanza, ma nessuno sembrò badare a lui. Sua madre teneva tra le braccia un fagottino rosa, da cui sbucava la faccia di una neonata Aruhina. Di fianco a lei suo padre le cingeva le spalle, contento. Ma ad attirare la sua attenzione fu il bambino davanti a loro, che lentamente avanzava verso la nuova venuta. Coraggio Shin, vieni a salutare tua sorella. La voce della donna era distorta dal mare del tempo, ma il ragazzo ricordava quelle parole. Il sé di nove anni prima si fece coraggio, e prese in braccio la piccola che la madre le porgeva. Aruhina smise di lamentarsi, allungando una mano verso il viso del fratello. Felice per l'effetto sortito, il piccolo si lasciò infine andare. Con me sei al sicuro, sorellina. Con me sei al sicuro, sorellina. Shin bambino e Shin ragazzo pronunciarono insieme la frase, rimasta impressa nella sua memoria. Era soprattutto per lei che aveva un giorno preso la decisione di diventare più forte, quando era uscito dall'innocenza dell'infanzia e aveva conosciuto il mondo. Per proteggere lei e tutto ciò che gli stava a cuore era diventato uno shinobi. Shin adulto si avvicinò alla piccola e al sé bambino, alzando le mani per sfiorarli, ma tutto intorno a lui si dissolse, e cadde nell'oscurità.

    La scena sotto i suoi occhi era cambiata. Si trovava all'aperto, ma le tonalità erano cupe, angoscianti. Il cielo era coperto da volute di fumo nero, su cui si rifrangevano i bagliori delle fiamme che si levavano intorno a lui. Un odore acre giungeva alle sue narici, urla e pianti disperati alle sue orecchie. Si trovava sicuramente su un campo di battaglia. Incerto, iniziò a muoversi alla cieca, mentre la cappa che lo avvolgeva gli riempiva i polmoni facendolo tossire convulsamente. Il suo piede toccò infine qualcosa. Chinando lo sguardo, vide il corpo di una donna, il ventre dilaniato da una lama. Si portò una mano alla bocca per trattenere lo sgomento. Un vento impetuoso soffiò, sollevando dal suolo polvere e cenere, ma liberando al contempo la visuale. Di fronte a lui un intero paese in rovina, avvolto dalle fiamme e cadaveri, cadaveri ovunque. Preso da un'inspiegabile senso di terrore il Kinryu prese a correre. Li conosceva, li conosceva tutti. Alcuni erano suoi vicini di casa, altri ninja con cui aveva condiviso delle missioni, altri ancora parenti. Nella sua fuga ormai priva di criterio calpestò un'asta, spezzandola. Voltandosi, si accorse che reggeva una bandiera con sopra il simbolo del suo clan, squarciato. Arretrando lentamente, si avvicinò ad una casa stranamente risparmiata dalla distruzione. Seduta con la schiena appoggiata alla parete esterna stava una ragazza. Sebbene sapesse cosa lo aspettava, il giovane si avvicinò comunque, impossibilitato a fare altrimenti. Con il volto sereno, come se dormisse, stava Kairi. Doveva aver combattuto duramente prima di essere abbattuta, impugnava ancora la sua spada, spezzata. Non riuscì a sostenere quella vista più di qualche istante. Lentamente arretrò, sconvolto. In quel mondo di massacro il suo spirito sembrava congelato, i sentimenti gli si accumulavano sul petto come un macigno senza che potesse elaborarli. Alla fine il suo incubo si materializzò sotto i suoi occhi. Riversa al suolo, nel suo vestito candido macchiato di scarlatto, sua sorella. Le ginocchia gli cedettero. Proprio quando l'orrore era sul punto di travolgerlo, un rombo lo fece voltare. In lontananza, scagliato sull'orizzonte rosso sangue stava una figura famigliare. Kato guardava la scena come uno spettatore dietro un vetro. Shin aprì la bocca per gridare, ma un'onda oscura lo travolse, cancellando tutto nella sua assenza di colore.

    Shin aprì gli occhi nella pianura solo pochi secondi dopo l'inizio dell'illusione, ma era provato come se fosse passata una vita. Dopo essere stato inghiottito dal buio si era ritrovato a sua volta testimone degli orrori a cui era stata sottoposta la mente dello Yotsuki, a ruoli inversi. Infine era tornato alla realtà, o almeno era ciò che sperava con ardore quasi folle. Cadde in ginocchio, mentre tutte le sensazioni accumulate lo trafiggevano impietose. Il suo cuore andò in frantumi, travolto dalla disperazione. Copiose lacrime scesero dal suo volto, finendo sugli steli d'erba similmente alla rugiada mattutina. Lentamente, molto lentamente, riprese il controllo di se stesso. Portandosi una mano al viso, lo coprì mormorando parole cariche di autocommiserazione. Sono senza speranze.



    Siamo quasi alla fine. Ti aspetta è un post importante. Supera la prova che il sensei ti pone. Recupera le cose più importanti per il tuo pg rivivendone il passato, affronta i tuoi sogni più spaventosi, mescolandoli con le angosce di Shin, esci vincitore e proclama la tua verità!
    P.s: prima vivi i tuoi incubi, poi osserva quelli del Kinryu, anche se a lui sembrerà che l'ordine sia il contrario.
     
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