Gelide nottate

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  1. Waket
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    "Ti devo parlare"

    II



    Darwin non fu in grado di ottenere le attenzioni desiderate, data la reazione di sorpresa misto disgusto della segretaria. La Vipera lo riprese con sé sibilando, infilandolo nella borsa che aveva con sé, dirigendosi borbottando verso l’ufficio indicatole.

    Stupida racchia. Il mio Darwin è adorabile.

    Entrò così come faceva nell’ufficio di Febh, senza bussare o altro, con la differenza che Raizen era stato avvertito del suo arrivo, mentre lo Yakushi veniva solitamente beccato a poltrire o fare qualcosa di pericoloso. Si soffermò per un po' ad ammirare l’ordine di quel posto: scartoffie sulla scrivania a parte, era tutto in ordine e pulito, senza segni di bruciature, di riparazioni fatte frettolosamente o polli che timbrano documenti urgenti.

    Vorrei lavorare qui.

    Venne distratta dalla domanda dell’Hokage, alla quale rispose con un confuso: “eh?”, poco prima di riprendersi e ricordarsi cosa ci facesse lì.

    Ah, sì! Mi serve parlare. Ciao intanto.

    Alla suo commento sul suo aspetto, la Vipera assottigliò lo sguardo, cercando di guardarlo storto, ma apparendo più come un’anziana che aveva perso gli occhiali.

    Cos’ha che non va la mia faccia?



    La mancanza di formalità non la turbò affatto. Lei stessa non era abituata a toni del genere, dato che dava del “tu” a chiunque, e a malapena ricordava di inchinarsi appena di fronte ad alte cariche. E considerando che non aveva accennato ad alcun inchino non appena entrata nell’ufficio dell’Hokage stesso la diceva lunga sulla sua considerazione della formalità. La sua confidenza era invece data dalla precedente esperienza fatta: era pur sempre la prima persona alla quale aveva rivelato le proprie paure, anche se ora Febh era ad un livello superiore, ed anche il motivo per il quale lei si trovava lì.
    Si sedette mettendosi comoda, lasciando che Darwin uscisse dalla borsa mentre vi cercava un fazzoletto. La creatura si apprestò ad esplorare la stanza, scodinzolando non appena incrociò lo sguardo con Raizen, correndo verso la scrivania per arrampicarvisi e salirci in cima, tentando lo stesso approccio che aveva avuto con la segretaria poco prima.

    Una tizia di Konoha ha addestrato me ed un altro beota. Il suo brillante addestramento comprendeva una nuotata in acque gelide.

    Il resto si intuiva dalla sua faccia.

    Devo parlarti di… Ah, sì.

    Senza preavviso, ma con delicatezza, allungò entrambe le braccia verso Raizen, portandole sotto al suo volto, accarezzandolo con attenzione come se stesse cercando qualcosa. Una volta individuata la famosa pallina che si era fatto impiantare per chissà quale motivo di sicurezza, la rossa ritornò a sprofondare nella sua sedia, borbottando sottovoce a se stessa:

    Certo, chi altri poteva essere, si trova nel suo stupido ufficio. Devo parlarti del nostro patto. ...Non è che avresti un’aspirina? Ho un mal di testa terribile.

    Se c’era una cosa che non sopportava era quella sensazione di debolezza che dava la febbre. Faticava a restare concentrata su un unico discorso, stropicciandosi gli occhi infastidita, aspettando che il suo rimedio arrivasse in fretta. Si era tutta rannichiata sulla sedia, quasi non rendendosi conto di trovarsi nell’ufficio di un Kage, e non quello per il quale lavorava, ma qualcuno con cui aveva un grosso debito alle spalle.
     
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