Gelide nottate

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  1. Waket
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    Rigenerazione difettosa

    III



    La ragazza prese lo specchietto con aria stanca, fissandosi e quasi sobbalzando alla vista del suo riflesso.

    Oh Kami. Ho bisogno di darmi una sistemata al più presto.

    Per quanto non lo desse a vedere, Hebiko teneva parecchio al suo aspetto fisico ed al suo lato femminile. Aveva sempre un trucco semplice addosso, cercava di non eccedere nel cibo (tranne quando capitava di fronte a negozi di dolci col portafogli pieno), aveva un armadio sufficiente da soddisfare le esigenze di una donna nonostante indossasse sempre la solita roba e la vita da ninja la aiutava a mantenersi in forma.
    Prese il fazzoletto senza nemmeno guardarlo in faccia, concentrata a togliersi di dosso il trucco fin troppo sbavato, non accorgendosi dello schiaffo alla velocità della luce che ricevette Darwin, venendo lanciato senza pietà contro la parete. Il suono di centinaia di microfratture sembrò rimbombare nella stanza, ma la bestia non esplose come Raizen poteva aspettarsi. L’incredibile abilità di rigenerazione e resistenza della chimera gli permise non solo di tenere tutto il suo corpo unito (circa), ma gli permise di riprendersi in tempi brevissimi. I lamenti di dolore lasciavano intuire che la botta l’aveva sentita. Lentamente sarebbe tornato in piedi, al suo interno un ossicino alla volta si sarebbero riuniti, rigenerandosi, ridandogli una forma adatta a mantenersi in piedi e non farlo sembrare una pezza buttata via da qualcuno.
    Mentre la Vipera si avvicinava alla ricerca di quell’inutile pallina, notò Raizen agitarsi, mentre osservava irrequieto in giro per la stanza alla ricerca di qualcosa. Confusa, e non poco imbarazzata dal suo commento, reagì sibilando aggressiva, troppo debole per osare uno schiaffo, ma non abbastanza per ignorarlo del tutto. Senza considerare il fastidio che le aveva provocato quell’urlo.

    SSSSSH! Ho mal di testa, cretino… Visto cosa, cosa?! E’ cosa comune tra voi capovillaggi essere degli psicopatici!?

    Arrossì, ma la cosa non si notò visto il rossore già presente per il malessere:

    S-smancerie!? Stavo cercando la stupida… cosa che ti sei fatto mettere sotto la mascella!! Il giorno del siero, non ricor… Mi stai ascoltando?

    Più lo vedeva frugare in giro alla ricerca di chissà quale spettro ignorando almeno in apparenza le sue parole, più si innervosiva. Portò le braccia lungo i fianchi, visibilmente infastidita, ribollendo di rabbia quando Raizen le parlava confuso, continuando a cercare chissà cosa. Era un po’ come avere a che fare con Febh, ma peggio, perché su di lui non aveva controllo. Inspirò preparandosi a ruggirgli addosso, quando l’Hokage le indicò il suo animaletto domestico, guarito quasi del tutto dallo schiaffo, ma con le zampe rivoltate al contrario.

    D-Darwin!! Cos’è successo!?

    Si avvicinò a lui, prendendolo in braccio, prima di ritornare sulla sua sedia, accucciandovisi con la creatura tra le braccia. Si voltò fissando torvo l’uomo di fronte a sé:

    E di chi pensavi che fosse! Deficiente!! ...Guarda qua, ha tutte le zampette storte!! No, tranquillo Darwin, l’orco brutto e cattivo non ti toccherà più.

    Coccolò la creatura, trovando conforto nel sentire il calore dato dal suo pelino misto piume, borbottando tra se:

    Fa un sacco freddo qui…

    Cercò di tornare a concentrarsi sul motivo della sua visita, massaggiandosi la fronte con una mano, mentre con l’altra teneva Darwin ben stretto a sé, visibilmente terrorizzato dalla presenza di Raizen, dal quale di tanto in tanto provenivano degli scricchiolìì, segno che le ossa cercavano di rimettersi in posizione. Le uscì un mugolìo confuso, mentre faceva del suo meglio per riordinare le frasi nella sua testa:

    Il patto… Quello del siero, dai. Che c’eri tu che mi hai rotto un braccio, e poi hai detto che invece era colpa di Orochimaru, solo che poi l’ho detto a Febh e non gli andava bene… Cioè, no, non è che non gli andava bene il siero. Non andavo bene io, ha detto. Si è fatto tutto serio, faceva un sacco paura, tipo che ad un certo punto mi strozzava ma non mi stava mica toccando… Credo non mi abbia uccisa per un soffio. E insomma. ...Di cosa stavamo parlando?

    Tornò a fissarlo, con gli occhi rossi e leggermente lucidi, continuando a massaggiarsi la testa. Al contatto la fronte era piuttosto calda.

    ...E poi ti ho detto che ho mal di testa… Dov’è la mia aspirina?

    Hebiko non era sicuramente pratica di formalità, ma in quel momento, accucciata com’era sulla sedia, non era pienamente consapevole delle sue condizioni. Sentiva un enorme senso di stanchezza, voleva solamente cambiare l’accordo fatto in precedenza il prima possibile e poi raggiungere subito una locanda dove riposarsi e recuperare le forze. E magari trovare un modo per aggiustare Darwin.
     
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