Gelide nottate

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  1. Waket
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    Too short to ride

    VII



    Dopo l’interruzione da parte di Raizen, Hebiko era già pronta ad aprir bocca per ribattereHere+you+go+_df56c6c682513c4dc47668eaa9524881… ma non uscì alcuna parola. Distolse lo sguardo, concordando senza volerlo con le sue parole. Quasi come giustificazione a sé stessa, borbottò a bassa voce:

    Ma ora si fida davvero di me…

    Così aveva detto. Certo, era difficile dar peso a quel tipo di fiducia se davvero c’era il rischio di perderla per così poco. Rischio che poteva esserci come no, ma la Vipera era sicura di non voler rischiare che una situazione come quella che aveva appena terminato di raccontare non si ripetesse una seconda volta.
    Non fu difficile notare come l’Hokage sembrasse annoiato mentre la Vipera gli parlava, cosa che non fece altro che innervosirla, infiammandola del tutto quando chiese nuovamente informazioni troppo personali:

    Ho fatto una promessa! Non. Posso. Dirtelo!

    Sbuffò, visibilmente infastidita, ma parve placarsi subito dopo aver ascoltato le parole dell’uomo, distogliendo nuovamente lo sguardo pensierosa:

    ...Non posso dirti che le tue deduzioni potrebbero essere corrette, e non posso assolutamente dirti che Febh potrebbe aver... visto molto da vicino la cosa.

    Non avrebbe avuto il coraggio di spingersi più in là di così; ormai era chiaro che il Colosso si era fatto una chiara idea della cosa, perciò sperava che un semplice “indizio” non l’avrebbe fatta sentire in colpa per via della promessa fatta. In fondo l’aveva capito ascoltando il racconto della lite con lo Yakushi in Amministrazione, e si era fatto la sua idea, non poteva sapere che avrebbe collegato le due cose con così pochi indizi. Inoltre lui era l’unico che aveva assistito al suo primo crollo psicologico e con il quale si sentiva libera di parlare di certi argomenti, perciò con nessun altro le sarebbe mai sfuggito alcun indizio sulla presunta morte del Kokage.

    Sì, infatti, c’è arrivato da solo. Io ho solo parlato di me.

    Si lasciò scappare una risatina, schiarendosi la voce prima di rispondergli sollevando le spalle:

    Non lo so. Si dice in giro che a Konoha sono tutti buoni e gentili. Ad Oto impariamo presto che le apparenze ingannano.

    Posò la tazza ormai vuota da una parte, sospirando pensierosa.

    Non m’importa degli altri, è che… Sì, adoro i serpenti, ma così è un po’ troppo.

    Rimase in silenzio per un po’, fissandolovipy_11_by_wakettina-db0itn7 bere il suo caffelatte da quell’enorme tazza. Si era appena resa conto che le due persone che la conoscevano di più in quel momento della sua vita erano lo Yakushi e Raizen. Per Febh ci lavorava, quindi tutto normale, ma che il capo di Konoha la conoscesse così a fondo (era stato lui a rivelarle la vera identità di suo “padre”) era bizzarro. La cosa però non sembrava turbarla particolamente.

    Qual’è la tua croce?

    Aveva uno sguardo incuriosito, che puntava dritto alle sottili pupille del Kage.

    C’entra qualcosa con gli occhi? Insomma… E’ l’unico dettaglio insolito che si nota.

    Sibilò un paio di volte fissando l’enorme tazza con le pupille leggermente dilatate, visibilmente delusa dalla mancata offerta di un goccino di latte.
    Scelse una cena a base di pesce, mentre si strofinava gli occhi stanca. L’addestramento aveva consumato tutte le sue energie, non sarebbe rimasta sveglia molto a lungo, ma niente le avrebbe impedito di riempirsi lo stomaco prima.

    Quanto ti devo? Spero tu non abbia scelto nulla di estremamente costoso, il mio stipendio è di sicuro nettamente inferiore al tuo.

    Le successive parole di Raizen la ammutolirono per qualche secondo, lasciandola lì in piedi, avvolta nella coperta, incredula:

    ...Non vincolata?

    Era un discorso assurdo per lei. Soprattutto dopo la spiegazione di come fosse un’occasione più unica che rara che un siero del genere venisse dato ad un ninja qualsiasi, per di più di un diverso villaggio. Si guardò attorno confusa:

    N-non è vero, ho un debito! Avrai lasciato perdere quel patto, ma ancora ti aspetti un pagamento. ...Nessuno fa favori del genere gratis ad una sconosciuta!

    La cosa l’aveva colpita più del dovuto, non era in grado di assimilare quel concetto. Dopotutto non era cresciuta in un ambiente che le permise di credere il contrario.

    Hai dedotto bene fino adesso, sono sicura che tu possa arrivarci anche da solo.

    Avrebbe liquidato quel discorso in quel modo, seguendo le indicazioni per il bagno. Il lusso che si presentava non era minimamente paragonabile a quello del suo modestissimo appartamento. Provava una certa invidia, lei stessa sperava di vivere nel lusso prima o poi, anche se le priorità al momento erano altre, aveva ancora tempo per sognare ed immaginarsi la sua casa dei sogni. Casa che avrebbe dovuto contenere un bagno del genere.

    Manca giusto l’idromassaggio.

    Si infilò nella doccia, impiegando qualche secondo per capire bene come attivarla nel modo giusto, lasciandosi coccolare dall’acqua caldissima che le scendeva addosso. Rimase per qualche minuto buono a non fare nulla se non godersi il calore, per poi frugare tra i pochi barattoli che c’erano alla ricerca di shampoo e saponi. C’era da dire che a casa sua aveva almeno il quadruplo dei saponi li presenti, tra shampoo, bagnoschiuma, balsami e creme varie, per cui dovette accontentarsi di quello che trovava. Era pur sempre la casa di un uomo solo, almeno da ciò che aveva potuto notare dai vari dettagli e dalla leggerezza con il quale aveva invitato una donna semisconosciuta in casa sua. Perlomeno per lei quest’ultimo dettaglio era stata la prova definitiva.
    Uscì dalla doccia dopo… parecchio tempo. Una quarantina di minuti almeno. Aveva pensato di usare la scusa dei capelli lunghi, ma con Raizen poteva non funzionare.

    Al diavolo. E’ colpa di quella stupida fogliosa se mi sono dovuta fermare qui una notte, è lui responsabile dei suoi ninja idioti.

    Non ebbe difficoltà nel trovare un accappatoio, morbidissimo, da indossare. L’unico problema era indossarlo per bene.



    ...No, non può funzion-Augh!

    Il cappuccio le scivolò addosso, troppo grande per starle sulla testa. Senza considerare il lungo strascico che si lasciava ai piedi, e le lunghissime maniche che quasi toccavano a terra. Se lo tolse sbuffando, provando ad avvolgersi un semplice asciugamano attorno, sfruttando il grande specchio per sistemarlo al meglio. Peccato che non fosse sufficientemente grande da coprirla come avrebbe voluto, ed il rischio che si aprisse al primo movimento brusco la convinse a rinunciare a quella soluzione.
    Indossando alla bene e meglio l’enorme accappatoio, sarebbe uscita borbottando, finendo davanti a Raizen con il cappuccio che le copriva quasi tutto il viso che, se alzato, avrebbe rivelato la sua faccia contrariata:

    Questo coso mi sta un pelino grande. Non hai nient’altro?

    Avrebbe insistito per un alternativa prima che potessero mettersi a tavola, facendogli notare come la dimensione delle maniche le avrebbe reso impossibile mangiare senza innervosirsi. E lei odiava innervosirsi.
    All’accenno delle telecamere borbottò un “no” distratto, prima di bloccarsi e fissarlo confusa:

    ...Quali telecamere!?

    Sarebbe schizzata in bagno, quasi inciampando nell’accappatoio, iniziando a frugare dietro i bonsai, lo specchio, nella doccia, persino tastando le mattonelle del soffitto. Darwin si sentì in dovere di aiutarla, infilandosi nel gabinettovipy_10_by_wakettina-db0i7op alla ricerca di… non ne aveva idea, voleva semplicemente imitare la sua padrona, perciò si limitò a correre freneticamente in giro, sedendosi poi sullo strascico lasciato dall’accappatoio e facendosi trascinare ovunque andasse la Vipera.
    Borbottando, a piedi svelti raggiunse l’uomo, agitando freneticamente una delle maniche:

    Mi stavi prendendo in giro!? Ho controllato dappertutto!

    Probabilmente la sua ricerca avrebbe dato tempo all’altro di trovare un capo adatto a sostituire l’accappatoio. In quel caso si sarebbe seduta a terra, osservando l’enorme quantità di cibo che aveva ordinato, lasciando che il padrone di casa si servisse per primo. Le pupille si sarebbero dilatate dopo i primi assaggi, iniziando a prendere sempre più roba, allungando le mani per tenersi da parte almeno un assaggio di ogni cosa. Il precedente mal di testa non le impedì di optare per la bevanda alcolica. Cadde il silenzio per cinque minuti buoni.

    Lavoro per il Kage sbagliato, dannazione.

    Il muso di Darwin avrebbe più volte fatto capolino ai lati del tavolo, probabilmente sarebbe stato costretto ad accontentarsi dei bocconi passati dalla Vipera, poiché ottenerne da Raizen sarebbe stato più difficile. Fortunatamente tra le sue (poche) qualità aveva quella di sfamarsi con poco.
    Hebiko sembrava ormai completamente a suo agio, avendo quasi dimenticato come credeva di essere legata a lui per colpa del patto, sentendosi più come un ospite gradita, seppur improvvisata.
     
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