Gelide nottate

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  1. F e n i x
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    The priest








    Sorrise alle nuove parole di Hebiko, sia per la sua personale vittoria che per la rivelazione riguardo Febh.

    Te pensa… l’hanno fatto alla fine.
    Beh, auguri.
    Un po’ anti accademico, ma l’attenuante data dal fatto che fosse Orochimaru non è cosa da poco.
    Mi chiedo perché tenerlo nascosto.
    Tempo fa, fecero festoni dell’uccisione di Orochimaru e manco era vera.
    Mah…


    Fece spallucce, liquidando il discorso senza porre ulteriori domande.

    La mia croce?
    Nessuna.


    Disse con sincerità, per poi trasformare una mano in quella gigantesca e artigliata del demone.

    Penso tu abbia frainteso cosa siano le croci nel mondo degli shinobi.

    Poggiò lo sproporzionato arto sotto il mento mente rifletteva, accorgendosi dopo poco che era fastidiosamente grande ed agitandolo a mezz’aria per riportarlo ad una dimensione più naturale.

    Penso che il modo più adatto per definirle sia incentivi all’evoluzione.
    Quello che tu reputi adesso un disturbo sarà in futuro il tuo vanto.
    Senza contare cosa un corpo così è in grado di fare.


    Guardando la TV era improbabile che Hebiko non avesse mai visto quell’espressione, quella di un intenditore, un gourmet che consigliava a più alta espressione di cucina garantendone l’eccelsa qualità. Anche se in questo caso era palese che non si stesse parlando di cucina.

    Insomma, se non l’hai capito sono l’attuale best friend di un demone.
    I jinchuriki possono avere dei tratti distintivi del demone a cui sono legati, il caso ha voluto che i miei fossero gli occhi, se guardi con attenzione sono simili a quelli di una volpe.


    E cazzo se hanno del fascino.

    Una voce che Hebiko non potè sentire.

    Quanto mi devi?
    Lascia pure stare, non ci paghi neanche l’antipasto.


    Scherzò, seppur non sul prezzo della cena. Il pesce a Konoha non era il cibo più economico, per quanto fosse facile reperirlo infatti il tragitto dal mare non era poco, rapidità di spedizione e conservazione del prodotto erano un servizio caro.
    Quando Hebiko gli parlò sobbalzò sul divano, inspirando e fingendo che il flebile respiro di una persona che dorme non appartenesse a lui che in realtà prendeva solo fiato, anche se il mettersi improvvisamente sull’attenti e fissarla con lo sguardo intontito non lo aiutarono affatto.

    Mh?
    Ah.
    Si.


    Strinse gli occhi per osservarla meglio.

    Ahah.
    Ahahah.
    Ahahahahahahah!


    Difficile bloccare una risata quando era la prima cosa che il tuo cervello strafatto di sonno ti diceva di fare.

    Si. È decisamente della tua misura quello!
    Ahahahah!


    Continuò a ridere mentre andava nel bagno a controllare che non ci fossero telecamere.

    Ovvio che non ce ne sono!
    Che faccio mi filmo da solo quando mi faccio la doccia?
    Per i vestiti comunque… oddio.
    Non è facilissimo, sicuro non ti staranno aderenti.
    Trovi qualcosa nella cassettiera, di fianco al letto.
    Le maglie e le felpe stanno tutte li, ma spicciati, ho fame.


    Quando fosse sparita dietro l’angolo avrebbe continuato a parlare, ma alzando la voce per farsi sentire.

    Sappi che non ho dell’intimo di ricambio!
    Non cercarla come scusa per rovistare in quel cassetto!
    Mah... perchè quella specie di gatto travestito da pipistrello disabile è fradicio?
    Non mi dire che ci hai fatto la doccia assieme e poi hai usato uno dei miei accappatoi!


    Anche se, pur facendolo, si sarebbe accorta che c’era ben poco da esplorare, l’intimo di Raizen era rigorosamente nero, l’unica nota di colore striminzita erano le etichette.
    Durante la cena la bontà del pasto diede ad Hebiko il modo di complimentarsi in maniera particolare, cosa che fece sorridere Raizen, cosa che contrastava lievemente col suo sguardo serio, puntato sugli occhi di lei.

    Oh, beh, questo è un problema tutto tuo.
    A me il mio villaggio non mi è mai stato stretto.


    Lasciò un pezzo di carne alla griglia dentro alla bocca facendo scorrere le bacchette metalliche sei denti, producendo una nota non troppo acuta che terminò con un largo sorriso.

    Ma immagino che ci si possa abituare, in un modo o nel altro.

    Aggiunse divagando.


    Edited by F e n i x - 28/2/2017, 01:08
     
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