La Prima Riunione di Konoha

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  1. Jotaro Jaku
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    Quasi immediatamente dopo il pasticcio a villa Mikawa, Jotaro aveva lasciato il luogo per iniziare ad indagare su quello che gli era avvenuto, e su come poter ribaltare la situazione che lo affliggeva. Quella poteva essere la sfida più grande della sua esistenza; altre volte era tornato alla vita dopo averla abbandonata, ma mai da uomo normale, e soprattutto mai dopo un vuoto di quasi un decennio. Al momento aveva le capacità di un contadino. Quando si lasciò alle spalle il territorio del suono, fece rotta verso uno dei tanti covi tattici che le Ombre avevano edificato negli anni di maggior attività, quando ne aveva assunto malauguratamente il comando. Questi piccoli covi erano più che altro botole nel terreno, o semplicemente barili o tabernacoli posti in luoghi tattici, contenenti equipaggiamento base, in caso un membro del gruppo si fosse trovato in difficoltà.
    Il problema era come accedervi. Il 90% di queste scorte era protetto da un sigillo, molto semplice in realtà; ma che richiedeva chakra. Il restante 10% era probabilmente stato distrutto o scovato dai banditi, considerate le zone in cui si trovava. Dopo un paio di tentativi lasciò perdere, senza sistema circolatorio del chakra, non poteva usare i normali mezzi che lo avevano accompagnato per tutta la vita, doveva andare a braccio.
    Persino gran parte delle sue scorte private di materiale, equipaggiamento o semplice denaro erano sigillate da chakra, sangue, o altre diavolerie; e lui, da ninja ferrato unicamente nell'apporre sigilli, aveva sigillato l'impossibile, senza mai minimamente pensare di restare senza chakra, permanentemente. Quindi semplicemente si incamminò verso Konoha; conosceva persone lì, quasi un decennio prima, che forse avrebbero potuto aiutarlo, o forse ucciderlo.

    [...]

    Quando giunse alle mura, pioveva. Non sapeva con precisione per quanto tempo era stato morto, o se nel tempo presente ci fossero taglie sulla sua testa, ma data la condizione in cui versava, andare sulle sue gambe o in manette, non avrebbe fatto una grossa differenza. Era in un liscio mantello nero con il cappuccio per pararsi dall'acqua piovana. Quando arrivò alle mura, la guardia di turnò non lo lasciò passare come se nulla fosse, lo perquisì e gli chiese il motivo della sua visita. Lui non aveva equipaggiamento, e nemmeno chakra da percepire.

    << Sono qui per mia sorella, non ci vediamo da molto tempo, sono un vasaio. >>

    Tutte informazioni assolutamente veritiere. E non avendo con sè assolutamente nulla, venne lasciato entrare. Quando fu dentro il villaggio si rese conto che molto era cambiato. Persino i pochi ninja di guardia alle mura gli erano ignoti. Tobi, Keita, Shintaro, sarebbero stati ancora ninja della foglia dopo tutto quel tempo? Si sentiva fuori dal mondo. E prese a vagare tra le vie della foglia, un luogo che non visitava da almeno dieci anni, alla ricerca di qualcosa che potesse riportarlo indietro nel tempo, senza successo. Fino a che, udendo la conversazione di due genin lungo la strada, venne a sapere di una riunione, che stava per avere inizio. Sarebbe stato interessante intrufolarsi per avere informazioni sul tempo corrente, ma difficile. Il palazzo dell'Hokage era sempre stato ben difeso quando suo padre vi sedeva; ma fortunatamente per lui, l'attuale Kage aveva scelto una sorta di teatro per raccogliere tutti i ninja.
    Scrollò le spalle con un sospiro arreso; tipico di Raizen.
    Giunto al teatro, che non fu difficile da trovare dato che i pochi ninja ancora in giro vi si stavano dirigendo, si avviò verso la porta. Non era più un ninja, ma era comunque più esperto della maggioranza dei marmocchi sul posto; quando si intrufolò in sala, ancora non era praticamente stato notato. Aveva ancora il cappuccio.

    Dentro il teatro, nella penombra, potè riconoscere immediatamente il suo allievo. Da marmocchio lamentoso, ora se ne stava sul palco agghindato come fosse ad una cerimonia del tè, con tutte le luci addosso, nemmeno fosse ad uno spettacolo. Sicuramente aveva una presenza travolgente, molto più del suo predecessore, e meno inquietante del predecessore di quest'ultimo. Non si sedette. Passò lateralmente alla fila di posti a sedere, e restò appoggiato al muro sulla destra della sala (a sinistra di Raizen) parallelamente alla prima fila, con il cappuccio in testa e le mani incrociate dietro la schiena (sotto al mantello).
    Per rendere le cose più divertenti aveva rimediato una vecchia maschera da Anbu del tipo presente alla foglia una decina di anni prima, e l'aveva tenuta in volto.
    Non conosceva alcun ninja dei presenti. Proprio nessuno.
    E fatta eccezione per una ragazza che assomigliava particolarmente a Taka, in prima fila, solo Raizen aveva idea di chi lui fosse. Ma lo avrebbe riconosciuto? Niente falce, niente chakra. Un piccolo test per il suo vecchio allievo, a cui ormai non aveva più nulla da insegnare.

    [...]

    Quando era entrato, Raizen stava illustrando chissà cosa; Jotaro non conosceva nessuno dei nomi affissi al muro e di cui il Kage stava parlando; ma conosceva fin troppo bene il simbolo sulla parete. Cantha. Per quale ragione alla foglia stessero parlando di Cantha gli era completamente ignoto. Quella nazione era stata flagellata dalla guerra quando lui era bambino, ormai decine di anni prima, e l'imperatore aveva ridotto a sudditi tutti i clan dell'isola. Tutto quell'interesse della Foglia per i Canthiani, e soprattutto l'opposto, non prometteva niente di buono. Anni prima, un gruppo di ninja era stato chiamato per alcuni interessi diplomatici, ma non c'erano più contatti con la terra ferma, come non ce n'erano in realtà mai stati, eccezion fatta per quando l'imperatore, deciso a placare una rivolta tra due clan rivali che durava da secoli, aveva "comprato" l'aiuto dei ninja del continente per schiacciare nel sangue i rivoltosi e assoggettarli alla sua autorità, controllando così l'intero paese insulare.
    Ma il discorso di Raizen sembrava non finire lì. Non solo si erano fatti vivi, ma avevano forze numerose, e puntavano a un sacco di cose.
    I Canthiani? Da quando quel popolo di pescatori, e barboni che vivevano nelle baracche mettevano il naso fuori dai loro confini? Il tono sembrava per altro grave; decisamente ignorava qualcosa di importante.


    [Jotaro non ha più chakra, vedi villa Mikawa]
     
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