Il Paese dei Demoni: Guerra

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  1. - Hohenheim -
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    Il passato ritorna


    Loggia dei Sand Scorpions - 1° post



    Seduto alla sua scrivania, Hohenheim rilesse per la seconda volta la missiva che gli era arrivata pochi muti prima, tramite falco. Gli era bastata la vista del rapace per capire che non si trattava di buone notizie, ed il contenuto della missiva confermò quella sua intuizione. Piegando i fogli di carta, li appoggiò sul pianale di rovere che aveva davanti, mentre con la mancina si toccò la fronte, pensieroso. Il Paese dei Demoni. Tra tutte le missioni che aveva affrontato, quella era l'unica che aveva lasciato conclusa a metà a causa di "inadeguatezza di personale". In realtà non era corretto dire che la missione non fosse stata completata. A lui ed alla sua squadra era stato assegnato un compito preciso, indagare su alcune preoccupanti sparizioni, e lo avevano svolto fino in fondo; ma quello che avevano scoperto aveva dissotterrato un problema di ben più ampia portata. Messo nella condizione di dover scegliere tra tentare l'impossibile e riportare a casa la vita dei suoi sottoposti, l'allora chunin aveva optato per la seconda. In compenso, aveva redatto un rapporto dettagliato all'Accademia, spiegando la faccenda e chiedendo un intervento immediato. Purtroppo, se ora si trovava a leggere quella lettera, voleva dire che quell'intervento non c'era mai stato o che non aveva dato i risultati sperati.

    La verità era che tutto era accaduto per una sfortunata coincidenza. Una nave proveniente da Taro aveva portato sulle sponde del Paese dei Demoni un essere unico nel suo genere. Una formica, chiamata shishiebiari, la quale aveva la straordinaria capacità di assimilare il DNA delle sue prede, donando alla prole le caratteristiche migliori di ogni essere fagocitato. A Taro, l'evoluzione delle Shishiebiari era stata di ridotta estensione, così da non creare un problema. Invece, nel Paese dei Demoni, aveva causato un vero e proprio cataclisma biologico. In un modo o nell'altro, quella minuscola formica era riuscita a mettere le mani sui corredi genetici di sempre più specie native del nuovo habitat, fino a diventare talmente potente da minacciare la sicurezza degli abitanti e del loro gruppo di élite, i Kariudo. Quando Hohenheim aveva lasciato quella nazione, questo era lo stato delle cose. Le Shishiebiari rappresentavano un pericolo imminente, che doveva essere sistemato nel più veloce dei modi. Tuttavia, alla fine della loro missione, il gruppo da lui capitanato era riuscito ad individuare il covo degli animali. Serviva solo un attacco preciso, mirato ad uccidere la formica regina, e l'incubo sarebbe finito lì. Invece l'incubo si era trasformato in un'orribile realtà.

    La missiva parlava degli eventi in maniera molto conciso, senza dare troppi dettagli. Leggendo tra le righe, Hohenheim comunque suppose che l'attacco che doveva essere stato sferrato non aveva dato i risultati sperati. La regina, la chiave per risolvere quel problema, era riuscita a sfuggire all'incursione dei Kariudo, ed aveva prodotto una nuova serie di figli, dalle sembianze quasi totalmente umane, fino a formare un esercito in grado di tener testa ai Kariudo stessi. In brevissimo tempo, il Paese dei Demoni si era trasformato in un campo di battaglia. Un'intera area, vasta centinaia di chilometri quadrati, era caduta sotto il controllo delle Shishiebiari, le quali stavano pressando ora le difese dei Kariudo per ampliare il loro territorio, ed espandersi alle nazioni vicine. Per ora non ci erano riuscite, per fortuna. Ma gli insetti erano arrivati a minacciare il cuore pulsante della linea difensiva, l'accampamento di Osoroshī Tora. Hohenheim vi era stato e ricordava le ampie mura che difendevano l'accampamento, motivo per il quale doveva essere stato scelto come base per la coordinazione delle operazioni di difesa. ... se sono arrivati fino a questo punto...la situazione deve essere precipitata....

    Senza perdere altro tempo, si alzò di scatto dalla sedia ed avvolse intorno alle spalleintorno alle spalle il suo mantello. Lasciò una nota sulla sua scrivania, per avvertire i Sand della sua partenza, e puntò dritto alla terrazza all'ultimo piano della Loggia. Mentre la mano destra del jonin bambino si aprì per rilasciare un suo costrutto di argilla, Hohenheim cercò di non pensare al peggio. Non aveva incontrato molte persone autoctone in quella missione, eccetto Kaya, una ragazza poco più che novizia, che aveva dato loro supporto durante le investigazioni. Sperando che almeno lei fosse in buona salute, il manipolatore d'argilla raggiunse con un salto il dorso di un'enorme aquila d'argillaCreazione Trasportatrice
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può creare un costrutto di Argilla di dimensioni massime pari a 3 Unità, quintuplicandone le dimensioni. Il costrutto perde qualsiasi capacità offensiva, potrà essere manipolato senza spesa di chakra purché a contatto con l'utilizzatore.
    Tipo: Ninjutsu - Doton
    (Livello: 4 / Consumo: Medioalto )
    [Richiede Manipolazione Argilla I]

    [Da genin in su]

    [ 15 Slot dimensionali]
    ,
    e si sedette con le gambe conserte. Ci voleva più di un giorno di viaggio per arrivare alla destinazione, nonostante la velocità della sua creazione. E se 30 ore potevano sembrare insignificanti rispetto al viaggio che lo aspettava, Hohenheim sapeva che non sarebbero mai state troppo poche.


    [...]



    Camminando all'interno dell'accampamento di Osoroshī Tora, Hohenheim notò che l'atmosfera era cambiata. L'ultima volta che ci era stato, ricordava di aver visto solo pochi allievi seguiti da ancor meno insegnanti, mentre si allenavano nelle varie arti dei Kariudo e della lotta in generale. Ora l'accampamento era decisamente affollato. Non c'erano più quei pacifici scorci di natura incontaminata e boschetti, perchè Kariudo e civili affollavano ogni via ed ogni percorso, molti dei quali erano stati creati recentemente. Armi di vario genere e provviste viaggiavano su casse trasportate da persone dal volto serio in giro per l'accampamento, e tutti sembravano indaffarati e concentrati. Si sentivano voci venire da ogni angolo del campo: ordini venivano gettati da destra a manca, nell'ordinata frenesia di quel popolo abituato a combattere per la propria sopravvivenza. Come allora, Hohenheim era di fretta, sebbene le due maschere guardiane della porta di ingresso, Hidari e Migi, questa volta non gli avessero fatto nessuna opposizione a passare. Seguì la strada che ricordava dalla sua precedente visita, e si ritrovò nell'enorme edificio a più piani dove il comandante Tora lo stava aspettando. Salendo i vari piani, la visuale sui territori circostanti si allargò sempre di più. ...che strano...da qui sembra tutto pacifico...Ma il jonin sapeva che le cose stavano diversamente. Arrivando in volo, aveva ben visto che colonne di fumo si alzavano alte nel cielo, ad una manciata di chilometri oltre l'orizzonte visibile da quella posizione. Era solo una calma apparente, come sempre lo è in guerra.

    Questa volta non arrivò fino in cima all'edificio, dove il comandante aveva il suo ufficio, ma si fermò ad un paio di piani sotto, dove doveva trovarsi la sala riunione in cui sarebbe avvenuto il meeting. Attraversando un corridoio sobrio, Hohenheim svoltò l'angolo per ritrovarsi davanti due individui. Il primo era una donna che Hohenhim conosceva bene. Il capitano Tora era una donna affascinante ed intrigante con i suoi capelli neri mossi ed i suoi vestiti attillati. Non era cambiata di una virgola dall'ultima volta, e nemmeno la situazione in cui si trovavano ne aveva alterato i lineamenti. ...Hohenheim, alla fine l'Accademia ha mandato proprio te.. disse con il suo caratteristico tono altezzoso....immagino che chiedere un altro Kage sarebbe stato troppo...l'Accademia, come al solito, sottostima la gravità della situazione.... Il jonin non ebbe modo, nè bisogno, di capire il significato delle parole del comandante. Quando l'altra figura si voltò, Hohenheim si ritrovò davanti niente meno che Itai Nara, nono Mizukage di Kiri.


     
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