Trenta giorni per morire

[Addestramento TS I, Asami]

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  1. Shunsui Abara
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    Epilogo

    VII



    Il medaglione percorse una piccola parabola prima di cadere con un sonoro tonfo sul pavimento in legno della stanza. Allontanato dal corpo di Shunsui, le fiamme verdognole virarono al porpora ed aumentarono di intensità, mentre il materiale di cui era composto il gioiello si sciolse ed evaporò, senza lasciare alcuna traccia. Controllando i segni vitali di Shunsui, Asami poté tirare un respiro di sollievo: respirazione e battito cardiaco sembrarono normalizzarsi rapidamente, la febbre scese, ed i suoi occhi dal nero iniziarono a tornare del loro solito colore. Il genin della Sabbia non riprese conoscenza, ma Asami capì che il marionettista stesse solo riposando a quel punto.

    [...]


    Shunsui non riprese conoscenza per altri cinque giorni dopo l'incidente. Asami avrebbe quindi dovuto pensare, non solo a rimettersi in sesto dalle ferite inferte da quel malefico artefatto, ma dovette anche sistemare le cose con l'equipaggio della nave. Fortunatamente, i tizi che Shunsui aveva ferito erano solo svenuti e non avevano riportato danni permanenti, quindi sarebbe stato un gioco da ragazzi curarli. Asami avrebbe anche dovuto inventarsi una storia per coprire l'avvenimento, se non voleva che il compagno passasse qualche guaio. Il lato positivo della faccenda, tuttavia, era che i passeggeri non si erano accorti minimamente di quello che era accaduto. Tutto era avvenuto di notte e loro vite non erano mai state in pericolo.

    Riprendendo i sensi, il marionettista si sarebbe ritrovato nella struttura ospedaliera della città portuale dove erano sbarcati. Se Asami fosse rimasta con lui fino al suo risveglio, avrebbe scoperto che il giovane non aveva alcun ricordo degli ultimi quindici giorni di crociera. Dal punto di vista medico, il marionettista non aveva sofferto danni fisici. Tuttavia, la kunoichi non avrebbe potuto non notare alcuni cambiamenti nel giovane. Il suo volto sembrava aver perso la giovialità e la sfrontatezza che normalmente lo caratterizzava, ed il ragazzo non avrebbe mostrato il suo classico sorriso da furbetto alla ragazza nemmeno una volta durante le loro conversazioni. Anche i suoi occhi, di quello strano color oro che pure era familiare alla kunoichi, erano spenti e distanti. Quel medaglione doveva avergli fatto qualcosa, sebbene dal punto di vista medico fosse tutto nella norma.

    Shunsui si sarebbe fatto raccontare da Asami quelle parti del viaggio che non ricordava. Ascoltava senza parlare e senza mostrare alcun segno di emozione, nemmeno quando la fogliosa sarebbe arrivata alla parte del racconto in cui lo aveva trovato morente a terra nella sala macchine. Arrivata alla fine del racconto, il genin le avrebbe detto con tono piatto: Grazie Asami. Ti devo la mia vita. D'altra parte, Shunsui avrebbe potuto dire davvero poco all'amica sulle origini del medaglione. Gli era stato consegnato come regalo alla fine di una missione dal loro mandante: uno sciocco e petulante mercante del paese del Fuoco. Ma questo era tutto. Se il mercante gli avesse dato il medaglione sapendo quanto fosse pericoloso o meno, non gli era dato sapere. Ad ogni modo, anche al suo compagno di missione era stato dato una copia dello stesso oggetto. Forse poteva iniziare ad investigare da lì per far luce sulla faccenda. Quanto ad Asami, ora che Shunsui si era rimesso in forze, doveva tornare il più velocemente possibile a Konoha, per riportare il rotolo proibito nella sezione della biblioteca a cui apparteneva. Ma sarebbe tornata indietro con il peso che qualcosa di strano e oscuro era capitato al suo amico e compagno di squadra.
     
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